Rimborsi truffa, Mantoan dal pm
per il sistema delle convenzioni
Per 5 ore è stato sentito come persona informata sui fatti. La «Casa di cura Trieste» consigliava per bimbi sordi ricoveri e non visite
PADOVA—Cinque ore di faccia a
faccia serratissimo per non rischiare di tralasciare nessun aspetto,
nemmeno la parte più piccola di un’inchiesta che potrebbe rivelarsi
devastante per la sanità padovana. Per capire come funziona il
meccanismo dei rimborsi regionali e delle convenzioni con i privati
accreditati, nei giorni scorsi il sostituto procuratore Federica
Baccaglini ha interrogato Domenico Mantoan, segretario regionale della
Sanità veneta. E’ stato sentito in qualità di persona informata sui
fatti, nell’ambito all’inchiesta coordinata dal magistrato padovano e
condotta dal Nucleo tributario della Guardia di finanza sul sistema di
rimborsi sanitari che avrebbero fatto finire nelle casse del centro
medico di foniatria «Casa di cura Trieste» cinque milioni di euro in
cinque anni. Una truffa secondo la Procura, che ha iscritto nel registro
degli indagati la presidente del Consiglio di amministrazione e
proprietaria del Centro di foniatria, la dottoressa Donatella Croatto, e
il direttore sanitario della Clinica, il professor Luigi Diana, ex
sovrintendente sanitario e commissario straordinario dell’ex Usl 21
cittadina.
I due sono accusati di truffa aggravata per il conseguimento di
erogazioni pubbliche ai danni del Servizio sanitario regionale. Top
secret il contenuto di quello che il pm Baccaglini e Mantoan si sono
detti di fronte agli uomini delle fiamme gialle, presenti
all’interrogatorio tenuto nell’ufficio del pm, al quarto piano del
palazzo di giustizia. A sollevare il velo sulla presunta truffa dei
rimborsi era stato un esposto in Procura del dottor Sandro Artusi,
direttore sanitario dell’Usl 15 di Cittadella. Nel suo esposto Artusi,
dopo aver ricevuto molte lamentele da parte dei pediatri della sua Usl,
aveva fatto notare come la «Casa di cura Trieste» spingesse i genitori
dei bambini con problemi di sordità a farsi prescrivere dai rispettivi
pediatri per i propri figli i ricoveri in Day hospital per patologie
curabili in ambulatorio. Il motivo? Le prestazioni in Day hospital
vengono rimborsate dal Sistema sanitario regionale con 150 euro al
giorno, mentre una semplice visita con il bambino, della durata di circa
mezz’ora prevede un rientro di 50 euro.
In più di un’occasione, oltretutto, la «Casa di cura Trieste» avrebbe
chiesto la prestazione in Day hospital alle famiglie dei piccoli
pazienti ancor prima di vedere i bambini una prima volta. Una procedura
automatica, quindi, una ritualità che avrebbe portato nelle casse della
struttura sanitaria un milione di euro all’anno di presunti indebiti
rimborsi. A conti fatti un guadagno triplo per il centro di foniatria e,
di conseguenza, una spesa, per giunta pubblica, tripla per l’ente che
eroga il rimborso, cioè la Regione Veneto. Dopo i primi accertamenti
sotto traccia, l’inchiesta era esplosa a inizio maggio, con la
perquisizione da parte dei finanzieri guidati dal tenente colonnello
Giovanni Parascandolo nella sede dell’ambulatorio. Su ordine del pm la
Guardia di Finanza aveva acquisito oltre quattromila cartelle cliniche e
sequestrato documenti relativi a migliaia di pazienti, per la maggior
parte bambini, che dal 2008 sono stati visitati nella struttura gestita
dalla dottoressa Croatto e diretta dal professor Diana.
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