02 gennaio 2013

LA DISABILITA' NON PUO' ESSERE PUNITA CON LA MORTE




Grazia al padre che uccise il figlio. Guidi: "La disabilità non può essere punita con la morte" 


E sul caso Welby l´ex ministro e presidente dell´Istituto italiano di medicina argomenta: "Il dottor Piscitello era in carcere ed è stato graziato, Welby è nel carcere di se stesso: diamogli la grazia"  

ROMA ? "Credo che il presidente Napolitano abbia dimostrato grande sensibilità occupandosi di questo caso e di questo tema che lega disabilità e fine della vita, grande sensibilità soprattutto nei confronti di persone che vivono e hanno vissuto tante sofferenze". Così esordisce Antonio Guidi, ex ministro per la famiglia e la solidarietà sociale e oggi presidente dell´Istituto italiano di medicina sociale, intervistato da Redattore Sociale in merito alla grazia concessa dal presidente della Repubblica al dottor Salvatore Piscitello, che nel 2003 a 76 anni uccise il figlio di 39, autistico e violento, con due colpi di pistola.

"Uccidere un figlio è talmente contro natura che non può non comportare una grande tragedia ? prosegue Guidi -, ci sono paure e disperazioni stratificate, terrore dell´ignoto e del futuro. A nessuno spetta giudicare. Ma non posso fermarmi alla grazia. Mi inquieta quello che dice il dottor Piscitello ´ho interrotto una tragedia con una tragedia´. Io credo che sia stato un atto di egoismo e non di pietas, non traducibile con "Non volevo farlo soffrire più" ma "Non volevo soffrire più. Molti tendono all´indulgenza, ma una cosa è il capo dello stato che decide una grazia dando un giudizio complessivo, altra cosa è entrare nei particolari".

Per Guidi " nessuno deve avere il potere di togliere la vita e decidere chi debba stare addolorato e chi no" e ricorda che l´azione del padre nei confronti del figlio è stata un´omicidio: "Un omicidio che non è conseguenza di un gesto compulsivo, quella persona è stata uccisa con due colpi di pistola, come un cavallo. Non ci può essere omicidio per gente di serie A e di serie B, il dolore non può generare esecuzioni.
Probabilmente questo omicidio è anche una denuncia forte della carenza dei servizi e della solitudine in cui le famiglie vengono a trovarsi. Ma ? con tutto il salto in avanti della legge 180 e delle sue conseguenze ? credo che in certi casi gravi, di violenza, l´istituzionalizzazione sia il male minore, esistono le strutture, c´è il ricovero, invece di togliere la vita. E c´è la medicina, anche per sedare le crisi. Piscitello è medico, non poteva non sapere tutto questo".
Antonio Guidi teme che passi un "effetto handicap" che fa considerare il delitto mano importante: "Ci vuole poco ad aprire un baratro, quando si crea un´eccezione, si rischia che passi il concetto di condanna a morte. La disabilità non può essere punita con la morte. Non ci sto al fatto che un padre può uccidere un figlio, e non ci sto ad accettare che se il figlio è disabile e vale meno e provoca dolore allora può subentrare l´indulgenza.
Per l´ex ministro la scelta di pene alternative sarebbe stata la scelta migliore.

Il caso in questione fa riflettere anche su un altro aspetto: "Strana la diagnostica presentata dai mezzi d´informazione, si è detto che il figlio di Piscitello era autistico, poi sordomuto? quasi si tenda a far capire che si tratta di una sub-razza".

Proprio alla luce della grazia a Piscitello, Guidi si chiede ? "con molto batticuore e molto dolore" - "perché ad una persona intelligente come Welby lo stato ipocrita non dà risposte: chiede di cessare un tormento infinito, rinunciando consapevolmente alla vita, e nessuno si muove. Qualche volta bisogna rischiare anche il dissenso politico. E´ paradossale che si dia l´indulgenza e una pacca sulla spalla a chi ha eliminato un essere inconsapevole se non si dà una risposta a una persona consapevole che chiede un gesto le cui conseguenze sono su stesso, lui decide per sé non per un altro. Il dottor Piscitello era in carcere ed è stato graziato, Welby è nel carcere di se stesso, diamogli la grazia". E la legge? "Quando si parla di vita e della sua fine i giudizi devono fare un passo indietro e pure la politica. Ogni caso è a sé, e leggi generaliste non servono" 



Giusta la grazia, ma la nostra società è in ritardo 

 "Salvatore Piscitello è arrivato a quel gesto disperato perché aveva cercato una sistemazione per il figlio e non l’aveva trovata. Questo è il vero problema". In Italia mancano fondi, un’educazione speciale e un vero ‘dopo di noi’”. Un commento alla grazia concessa da Napolitano al medico che uccise il figlio autistico 

BOLOGNA - ?Bisogna realizzare, realizzare e realizzare. Perché in Italia siamo indietro: mancano risorse, un?educazione speciale per i genitori e gli insegnati dei bambini autistici e un vero ?dopo di noi?. Altrimenti le famiglie vengono lasciate sole ad affrontare la disabilità e allora sopraggiunge l?esasperazione?. Carlo Hanau, dell'Associazione nazionale genitori soggetti autistici, nonché docente di Programmazione e organizzazione dei servizi sociali e sanitari all?Università di Modena e Reggio Emilia, commenta così la grazia concessa dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano a Salvatore Piscitello, il medico 78enne condannato a oltre 6 anni di reclusione per aver ucciso nel 2003 il figlio autistico dopo averlo assistito per decenni. ?L?omicidio di una persona disabile è uno dei più grandi delitti che si possano commettere. Ma in questo caso il provvedimento di clemenza è giusto, perché non aveva senso condannare quel padre alla detenzione?. Salvatore Piscitello è arrivato a quel gesto disperato ?perché aveva cercato una sistemazione per il figlio e non l?aveva trovata?. E, secondo il professor Hanau, è proprio questo il problema da risolvere.

?In Italia manca una risposta da parte dello Stato e della società circa la disabilità grave. E il Paese è fortemente in ritardo sul modo di trattare l?autismo, che fino a non molti anni fa non veniva nemmeno riconosciuto come disturbo dello sviluppo ma semplicemente come chiusura del ragazzino in se stesso. Inoltre le famiglie, gli insegnanti di sostegno, gli educatori e gli operatori sociali non sono sufficientemente preparati: un bambino ?speciale? richiede un?educazione speciale e univoca, altrimenti l?integrazione sarà un fallimento ? continua Hanau -. Un altro problema è poi il cosiddetto ?dopo di noi?, ovvero cosa succede ai ragazzi disabili una volta che vengano a mancare i familiari. Un distaccamento dai genitori che però dovrebbe iniziare, gradualmente, già molto tempo prima: non è un bene che una persona adulta, anche se autistica, viva per tutta la vita insieme al padre e alla madre. Ma allo Stato fa comodo che resti all?interno della famiglia il più a lungo possibile, altrimenti Asl e Comuni se ne devono far carico; e in Italia, oltre a strutture di accoglienza veramente specializzate, mancano i fondi?. 

 

                                                  


                                                                      

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