Uccisa giornalista che denunciava le connessioni tra pedofili e alta società belga.
Maria Grazia Cutuli, la giornalista che denunciò le connessioni tra pedofili ed alta società belga, e che fu uccisa in un agguato
Maria Grazia Cutuli era una coraggiosa giornalista siciliana che lavorava come inviata del Corriere della Sera. Una giornalista coraggiosa perché non ha avuto esitazioni a svolgere il suo lavoro di cronista in diversi teatri di guerra come la Bosnia e l’Afghanistan (e questo forse lo sanno e lo ricordano molte persone) ma perché ha denunciato senza mezzi termini l’orrore della pedofilia. A dire il vero a fatto anche di più, perché a parole tutti sono bravi, è facile infatti fare denuncie generiche e condannare pubblicamente certi orrori (ed infatti lo fanno in molti, persino quelli che nel segreto della propria vita privata abusano di quei poveri esseri innocenti). Maria Grazia Cutuli invece aveva fatto di più, aveva fatto una seria indagine giornalistica, tanto seria che nemmeno la magistratura e la polizia del Belgio avevano dimostrato tanta serietà.
Nel suo articolo scritto (casualmente?) tre mesi prima di essere Uccisa in un aguato in Afganistan ed intitolato caso dutroux giustizia nen è stata fatta Maria Grazia denunciava che: A
cinque anni dall’ arresto del «mostro di Marcinelle», l’ inchiesta sui
pedofili belgi si è arenata. Il processo all’ uomo accusato di aver
stuprato e ucciso quattro bambine continua a slittare. Sono stati
sospesi investigatori, screditati testimoni «scomodi», minacciati i
parlamentari che indagano sulla vicenda“E più precisamente che Appare
un terzo personaggio, Marc Nihoul, il «principe della notte»,
sospettato di far da tramite in un commercio di minorenni tra Dutroux e
le «alte sfere». Il Paese è sotto choc. Spuntano connessioni
internazionali. Scenari foschi dove si materializzano incubi orgiastici,
sadismi insospettabili, ma anche interessi d’ altro genere. Il Belgio,
quartiere generale dell’ Unione Europea, della Nato, di migliaia di
multinazionali, scopre che dietro l’ affare della pedofilia si potrebbe
nascondere una rete criminale che mina lo Stato dai vertici alle
fondamenta. Cinque anni dopo, nessun imputato è alla sbarra. I grossi
nomi sono spariti dai dossier. Le connivenze sospette sono accantonate.E ancora Libero
invece Nihoul, che continua a mandare messaggi ben indirizzati: «E’
vero – ammette durante un’ intervista televisiva – ho frequentato club
dove si tenevano orge. Ho incontrato ministri, magistrati, gente
piazzata ancora più in alto». La casa reale? Anche questo è uno dei
fantasmi che ossessionano il Belgio. Eppure all’ inizio l’ inchiesta
parte bene. Un magistrato zelante, Jean Marc Connerotte, in brevissimo
tempo riesce a trovare Sabine e Laetitia e a scoprire i quattro omicidi.
La sua rimozione ad ottobre 1996, per aver partecipato a una
spaghettata con i parenti delle vittime, fa esplodere la piazza: 600
mila persone protestano davanti al palazzo di Giustizia. Comincia l’
affossamento: l’ investigatore Patrick De Baets e il suo aiutante Eimé
Bille, dopo aver ascoltato una decina di testimoni che chiamano in ballo
il jet set belga, vengono messi da parte e accusati di malversazioni
(…) La sua cliente, Régina Louf, testimone «X1», ha cominciato a parlare
l’ anno prima. «Aveva riconosciuto Dutroux e Nihoul alla televisione.
Voleva raccontare quello che sapeva degli ambienti pedofili». E’ stata
violentata e venduta sin da bambina, Régina Louf. Dice di aver preso
parte a orge con altri minorenni, di aver visto ragazzini costretti ad
accoppiarsi con cani, torturati, uccisi. Ma soprattutto sostiene di aver
riconosciuto Nihoul tra gli assassini di una sua amica, Christine van
Hees, 16 anni, ritrovata carbonizzata nel 1984. «Régine è stata
dichiarata pazza – racconta l’ avvocatessa -. E anche noi legali abbiamo
passato anni a difenderci dalle accuse».
Insomma possiamo pensare che la giornalista M. G. Cutuli si sia
spinta un po’ troppo in là? Che come Ilaria Alpi abbia dato fastidio a
qualcuno e sia stata assassinata in un paese in guerra laddovve è facile
far passare tutto per un incidente?
Forse sì, forse no, difficile esserne certi. In ogni caso consiglio a tutti di ascoltare le testimonianze riportate sul sito di radio radicale il documento sonoro della trasmissione di Radio Radicale, condotta in studio da Giovanna Reanda e Roberto Spagnoli, sul caso dei bambini vittime in Belgio, oltreché di “una rete di pedofili”, anche di vere e proprie partite di caccia con cani doberman nei boschi bruxellesi. In particolare, la testimonianza di Regian Louf, testimone e protagonista controversa della vicenda belga.Se la gente tutta sapesse queste cose si meraviglierebbe poi tanto di scoprire che i padroni del mondo, coinvolti in questi turpi scenari, hanno permesso luso delle scie chimiche
Forse sì, forse no, difficile esserne certi. In ogni caso consiglio a tutti di ascoltare le testimonianze riportate sul sito di radio radicale il documento sonoro della trasmissione di Radio Radicale, condotta in studio da Giovanna Reanda e Roberto Spagnoli, sul caso dei bambini vittime in Belgio, oltreché di “una rete di pedofili”, anche di vere e proprie partite di caccia con cani doberman nei boschi bruxellesi. In particolare, la testimonianza di Regian Louf, testimone e protagonista controversa della vicenda belga.Se la gente tutta sapesse queste cose si meraviglierebbe poi tanto di scoprire che i padroni del mondo, coinvolti in questi turpi scenari, hanno permesso luso delle scie chimiche
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