Strage di donne, in tutta Italia è emergenza.
In Italia 7 milioni di donne hanno subito
almeno una volta violenza da parte di uomini. Le contromisure prese nel
nostro Paese sono assolutamente insufficienti e rispetto agli altri
paesi europei siamo molto indietro. Riccardo Iacona e la redazione di
Presadiretta ci raccontano alcune delle storie più eclatanti e
inquietanti. In apertura l’aggancio con l’attualità del caso Pistorius
che domina la cronaca di questi giorni. Il nostro tragico viaggio
comincia a Enna dove Vanessa Scialfa viene trovata in un sacco della
spazzatura, a ucciderla è stato il suo fidanzato Francesco Lopresti con
il quale conviveva da tre mesi. La casa mostra i segni della violenza e
la ricostruzione fatta dagli inquirenti è agghiacciante: prima Francesco
l’ha strangolata con una corda che si è addirittura spezzata, ma
Vanessa non muore subito, allora lui la soffoca per ben 5 minuti con uno
straccio imbevuto di candeggina. L’uomo è lucido e cosciente perché
quando la donna smette di respirare, lui studia il modo per disfarsi del
corpo e con freddezza assoluta risponde anche alle chiamate della madre
di Vanessa, che lui chiama mammina, e la rassicura. Si disfà del corpo
gettandolo in una discarica abusiva lungo la statale Enna-Catania, è il
24 aprile 2012. Il movente è il più classico: la gelosia portata alle
estreme conseguenze.
Vanessa fa la barista e si è appena
lasciata con un altro uomo, Alessandro il quale non sopporta che lei
stia in pubblico. Cade dalla padella nella brace accettando le
attenzioni e la corte di Francesco che a sua volta, non appena riesce a
conquistarla, la sequestra letteralmente in quel piccolo appartamento
che hanno preso in affitto. Le amiche raccontano come da un giorno
all’altro Vanessa sia sparita e come nessuno riuscisse a entrarci in
contatto. L’ex fidanzato Alessandro ammette di avere sbagliato: andava
tutti i giorni a controllarla senza farsi vedere, anche lui posseduto
dalla febbre della gelosia. Parla anche l’ex moglie di Francesco che
racconta come è arrivata a liberarsi delle sue attenzioni morbose e
violente e ammette che probabilmente se Francesco non avesse incontrato
Vanessa lei sarebbe ancora in pericolo. A Enna presso il tribunale c’è
un centro anti violenza contro le donne che praticamente si regge sul
volontariato. Non riceve nessun finanziamento pubblico se non su
progetti specifici. La loro iniziativa più eclatante è una istallazione
sulla piazza principale di Enna composta da 360 paia di scarpe da donna
disposte a terra con attaccato un cartello con il nome della donna
uccisa e la data della sua morte. Sono le 360 donne uccise in Italia dal
2008 al 2011.
Ci spostiamo di pochi chilometri per andare
a Paternò in provincia di Catania dove Enza Ancito è stata uccisa da
suo marito Salvatore davanti alla figlia Sonia, che ha rischiato di
essere la seconda vittima dell’uomo. Durante l’intervista la ragazza
racconta che la madre aveva denunciato la situazione ai Carabinieri, e
che proprio per questo l’uomo aveva deciso di ucciderla a sangue freddo
per poi suicidarsi. Ci spostiamo a Scicli, sempre in Sicilia, dove il 14
gennaio 2012 Rosa Trovato viene strangolata da suo marito Massimo
Laterra. La donna si era decisa a lasciare suo marito per porre fine
alle violenze che quotidianamente subiva dall’uomo che la considerava la
sua schiava e che minacciava spesso anche la figlia. La reazione
dell’uomo non si era fatta attendere e dopo pochi giorni dalla
separazione si era abbattuta mortalmente sulla donna. Tutti sapevano e
tacevano, la famiglia di lei ,i suoi amici, gli amici e parenti di lui e
anche i carabinieri di Scicli.
A Trapani si svolge un’altro dramma con al
centro una donna che aveva deciso di riprendersi la sua vita. Stefania
Migani dopo aver avviato le pratiche di separazione viene uccisa dal
marito Pietro Fiorentino che irrompe in casa dei genitori di lei e
compie una vera strage uccidendo cinque persone, per poi togliersi la
vita. Le vittime sono tutti parenti della donna tra cui un bambino
disabile.
Lasciamo la Sicilia per raggiungere Cesena
dove Sabrina Blotti è stata uccisa dal compagno Gaetano Delle Foglie
dopo una serie incredibile di minacce telefoniche che, denunciate alle
autorità competenti dalla donna, hanno dato luogo solo ad una
perquisizione dell’abitazione dell’uomo senza esito alcuno. È la quarta
donna che viene uccisa a Cesena dall’inizio dell’anno 2012. Ci spostiamo
a Legnano dove l’omicida è un primario dell’ospedale, il Professor
Roberto Colombo, che, dopo reiterate minacce, uccide Stefania
Cancelliere nell’atrio della sua abitazione a colpi di mattarello. È
giorno e qualcuno assiste alla scena attraverso i vetri del portone
senza poter intervenire perché si apre solo dall’interno. L’uomo era
stato denunciato per minacce mesi addietro, ma il magistrato e i
Carabinieri non avevano fatto nulla.
Il filo conduttore di queste tragiche
storie è l’inerzia delle autorità di fronte a denunce dettagliate e
circostanziate da parte di donne fatte oggetto di violenze e minacce.
Perché in Italia non si riesce ad attuare una legge come quella sullo
stalking, che pure è ben fatta? Perché in Spagna e in Austria sono state
attuate le direttive europee per i centri di assistenza e accoglienza
contro al violenza sulle donne e da noi no? C’è una sottovalutazione del
fenomeno? C’è una cultura maschilista che stenta a lasciare il passo
alla emancipazione femminile e una politica che non ha fatto nulla per
avviare un processo di presa di coscienza civile e culturale da parte
degli uomini. Riccardo Iacona ci saluta promettendo che queste domande
verranno subito girate al Governo che scaturirà dalle imminenti elezioni
politiche.
Fonte il Sussidiario
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