La violenza sulle donne non avviene solo dentro il confine familiare. Quando a picchiare ed a stuprare non sono i mariti ma gli sconosciuti...
Si dice che le violenze messe in atto
contro il sesso debole nascono per il 70% in famiglia. Si dice che
difficilmente sono le persone sconosciute, o poco conosciute, a
picchiare o violentare il sesso debole. Se si guardano le statistiche,
si dice, solo il 6% delle violenze avviene all'esterno dell'ambito
familiare. Un tempo era vero, le donne non erano emancipate, erano
relegate in casa e solo nella propria abitazione potevano subire
violenza. L'epoca moderna, però, ha cambiato i parametri. Il problema è
che, senza ci sia stato chi se ne sia accorto ed abbia posto un freno
legislativo (le statistiche non sono cambiate), negli ultimi anni ai
reati intra-familiari si sono affiancati in maniera esponenziale
tantissimi casi in cui le donne vengono massacrate, brutalizzate e
stuprate (a volte uccise), da persone sconosciute, al limite conosciute
da pochissimi giorni. Cosa sicura è che solo i quotidiani locali, e
purtroppo non sempre, si occupano di un simile fatto di cronaca... fatto
considerato ormai irrilevante dai maggiori network perché una donna
picchiata stuprata e lasciata in strada è poco interessante per
l'opinione pubblica. D'altronde, pensa la maggioranza della gente,
magari se l'è voluto. Se non andava in quel luogo là non incontrava quel
tipo e non rischiava nulla. D'altronde se non metteva quella gonna lì
non stuzzicava nessuno. Come se il solo fatto di essere libere di
decidere cosa indossare e dove andare implichi il rischio di trovarsi un
coltello alla gola. Non è così che funziona. Sarebbe cosa giusta non
essere aggredite neppure se nude in strada, per dire, e sarebbe cosa
giusta non finire in televisione solo dopo una eventuale morte violenta.
Perché solo se la violenza sfocerà nell'omicidio ci sarà chi cercherà
di enfatizzare la notizia e guadagnarci sopra. E lo farà perché dove c'è
un omicidio c'è anche un assassino, un indagato (meglio se si dichiara
innocente) a cui contare i peli nelle ascelle e far pagare le colpe del
mondo ed i conti dei network. Insomma, le violenze e gli stupri non
hanno una giusta fetta del mercato informativo nazionale restando
emarginati a notizia da riempimento (entra solo se c'è spazio).
Una donna, se massacrata di botte, merita al massimo un articolo da quindici o venti righe. E sono righe che non dicono nulla, non spiegano il problema ed aiutano l'aggressore, che nove volte su dieci risulta essere una doppia iniziale irrintracciabile, e non altre donne che potrebbero cadere nelle trappole dei cialtroni bracconieri del sesso. Quelle stesse donne che saranno picchiate e stuprate e per vergogna, e per paura, lasceranno in circolazione gli stupratori, potenziali prossimi assassini, senza fare nessuna denuncia. Donne che ingoieranno il loro sangue, che metteranno ghiaccio e bistecche su ogni ematoma, che disinfetteranno le ferite esterne sperando non resti la cicatrice e sapendo bene che quelle interne mai si potranno rimarginare. Ma in fondo hanno ragione loro! Per quale motivo denunciare uno stupro, o una qualsiasi altra violenza, se anche i giudici di Cassazione trattano questi reati alla stregua di un furto al supermercato? Quasi che il picchiare una donna e rubarle il sesso sia come spingere di lato un commesso per poter arraffare le merendine dagli scaffali.
Una donna, se massacrata di botte, merita al massimo un articolo da quindici o venti righe. E sono righe che non dicono nulla, non spiegano il problema ed aiutano l'aggressore, che nove volte su dieci risulta essere una doppia iniziale irrintracciabile, e non altre donne che potrebbero cadere nelle trappole dei cialtroni bracconieri del sesso. Quelle stesse donne che saranno picchiate e stuprate e per vergogna, e per paura, lasceranno in circolazione gli stupratori, potenziali prossimi assassini, senza fare nessuna denuncia. Donne che ingoieranno il loro sangue, che metteranno ghiaccio e bistecche su ogni ematoma, che disinfetteranno le ferite esterne sperando non resti la cicatrice e sapendo bene che quelle interne mai si potranno rimarginare. Ma in fondo hanno ragione loro! Per quale motivo denunciare uno stupro, o una qualsiasi altra violenza, se anche i giudici di Cassazione trattano questi reati alla stregua di un furto al supermercato? Quasi che il picchiare una donna e rubarle il sesso sia come spingere di lato un commesso per poter arraffare le merendine dagli scaffali.
A dire il vero c'è stato anche chi ha deviato dalla linea collegiale. Ma
neppure lui ha impartito giustizia dato che ha intrapreso la via
dell'opposta esagerazione. E' il caso di chi ha giudicato le azioni
moleste di un ragioniere. In una unica occasione il perverso contabile
ha accarezzato i capelli e toccato la schiena di una sua praticante.
Questo comportamento gli è costato due anni e due mesi di carcere. Ben
gli sta, impararerà a tenere in futuro le mani in tasca. Ma dopo aver
subito cotanta condanna non è che si meraviglierà nel sapere che gli
uomini se violentano donne vestite con jeans (indumento giudicato ancora
alla stregua di una mutanda medioevale con tanto di serratura o
lucchetto) possono anche essere assolti? Non è che si meraviglierà del
fatto che a certi giudici la donna che sorride prima di essere stuprata
risulta coscienziente? Per molti untori della giustizia il gentil sesso
non può cambiare idea a corteggiamento in corso. No, una volta
intrapresa la relazione verbale, una volta accettato un caffè in un bar
ed aver sorriso ad una battuta spiritosa, deve obbligatoriamente
accettare anche una relazione orale e fisica... se non vuol essere
massacrata di botte.
Visto questo c'è da chiedersi che condanna potrà mai subire quel postino
innamoratosi, dice lui, di una aitante quarantanovenne a cui ogni
giorno consegnava la posta e donava parole di apprezzamento. Lo stesso
postino che come è capitata l'occasione ha strattonato "la sua amata" e
portata nel sottoscala iniziando a palparla (forse per sentire quanto
fosse matura). Il fatto è avvenuto a Minturno, in provincia di Latina, e
si è concluso nel migliore dei modi perché lei è riuscita a liberarsi
ed a dare l'allarme. E se in questo caso si può anche sorridere, in un
altro capitato a Roma il sorriso proprio non vuole farsi vedere. E non
si fa vedere perché l'uomo in questione, che probabilmente non subirà
una condanna pesante, dopo aver fatto per un mesetto la corte ad una
ragazza di trent'anni, con inviti a cena continui e sempre rifiutati, è
riuscito ad entrare in casa di lei, a rubarle il cellulare ed a sfogare
la sua rabbia picchiandola selvaggiamente. Fortunatamente la polizia in
un modo o in un altro è stata avvertita e l'uomo arrestato. Ma le botte
sono arrivate ed hanno fatto molto male... anche alla psiche.
Peggio è andata ad una quarantatreenne di Bergamo. Lei il suo futuro aguzzino lo incontrava spesso in un bar di Alzano Lombardo. Non lo conosceva ma era gentile. Però la prima volta che gli ha dato fiducia ed ha accettato di farsi accompagnare a casa, forse sperava in un nuovo amore, si è trovata in trappola, sequestrata e stuprata per due ore all'interno di un edificio abbandonato. Naturalmente il tutto, condito da minacce e dalla presenza di un coltello, è stato anticipato dalle classiche botte da orbi che spaccano labbra denti naso e costole. Quelle che sommate assieme fanno in totale 25 giorni di prognosi. Ma visti i giudici e l'informazione del nostro paese, è probabile che la condanna sia di minima entità. Questo perché lei, prima di beccarne tante ed essere stuprata, aveva sorriso a quell'essere che a chiamare uomo c'è da offendersi. Come sarà una condanna di minima entità per il sessantaduenne di Roccasecca che a Pasqua ha incontrato di fronte alla stazione una quarantaseienne romana. Lei si era addormentata sul treno ed invece di scendere a Roma Termini aveva proseguito.
Svegliatasi ed accortasi di essere fuori zona, era scesa portandosi in strada per cercare una tabaccheria dove ricaricare il telefonino e poter avvisare i familiari dell'inconveniente. Incontrato il suo aguzzino per caso, si è fidata e fatta accompagnare dal tabaccaio. Poi lui l'ha convinta a salire nella sua abitazione in attesa dell'arrivo del treno. Abitava ad un passo dalla ferrovia ed aveva tre figli. Era sopra i sessanta e pareva un buon padre di famiglia... è così che si conquista la fiducia degli altri. Di certo per la donna era meglio stare in una casa con una persona che si mostrava fidata, piuttosto che attendere in una stazione deserta col rischio di incontrare malintenzionati. Ma il malintenzionato lo aveva già incontrato, ed una volta chiusa la porta è stata aggredita, picchiata, minacciata con un coltello, stuprata per un paio d'ore ed infine derubata dei soldi. Meno male che anche in questo caso c'è stato il coraggio di denunciare e l'uomo è stato arrestato. Ma per una che dice ai carabinieri di essere stata stuprata e picchiata, quante tacciono e nascondono il loro disagio dietro la vergogna o la paura? Di certo non fanno denuncia quelle che vivono ai margini della società, le donne senza famiglia che rischiano di morire a causa del bisogno frustrante di un maschio complessato e malato.
Perché la furia sessuale non si abbatte solo sulle belle femmine che hanno una vita regolare, colpisce ovunque e comunque. Ad esempio, è accaduto a Firenze, un ragazzo dominicano di trentacinque anni una notte si è scaldato nel sapere che dormiva, aldilà dei cancelli chiusi della stazione, una clochard italiana di cinquant'anni. Non volendo usare le mani per soddisfare la sua natura, ha deciso di scavalcare le recinzioni ed aggredirla a calci e pugni prima di spogliarla e stuprarla. A salvarla dalla morte, nessuno avrebbe perso tempo a leggere la notizia di una barbona aggredita ed ammazzata in una stazione, gli agenti della polfer. Lui è finito in carcere e lei, col volto tumefatto e molte ossa rotte, all'ospedale. Questo episodio dimostra che il peggio non ha mai fine e che nel degrado gli episodi si moltiplicano e non sempre entrano a far parte della cronaca nera nazionale. Ma poco entrano nelle cronache anche gli episodi di violenza bieca e priva di un reale motivo. Oddio, se si vuole un motivo per picchiare o accoltellare una donna lo si trova sempre, tanto per ottenere sconti di pena basta dire a un giudice: "mi ero infatuato di lei!".
Sconti che otterrà chi, sempre a Firenze ma stavolta in una profumeria del Centro, ha fatto un lavoretto coi fiocchi ad una commessa di venticinque anni che proprio perché commessa doveva mostrarsi gentile e disponibile. Ma non tutti capiscono il motivo per cui le commesse sono gentili. Di certo non l'ha capito il cinquantatreenne che dopo averla conosciuta ha passato un mese andando ogni giorno in negozio per adularla e cercare di farla innamorare di sè. Addirittura lei ha dovuto accettare un regalo, un profumo, per non rischiare di alterarlo più di quanto non fosse (non lo voleva accettare ma l'uomo aveva alzato la voce e si era agitato...). Insomma, una situazione fra il tragico e il comico che nessuno pensava potesse finire tragicamente. Quando non c'è trippa, i gatti prima o poi cambiano zona. Invece lui, stante i continui rifiuti, si è stancato di corteggiare e venerdì 22 giugno è entrato con un coltello in mano avventandosi subito sulla ragazza. Lei è riuscita a difendersi fino a quando ha potuto, ma a salvarla dalla morte sono stati due uomini presenti alla scena. Risultato? Ferite multiple alle mani ed ai polsi ed un futuro in terapia psicanalitica.
Peggio è andata ad una quarantatreenne di Bergamo. Lei il suo futuro aguzzino lo incontrava spesso in un bar di Alzano Lombardo. Non lo conosceva ma era gentile. Però la prima volta che gli ha dato fiducia ed ha accettato di farsi accompagnare a casa, forse sperava in un nuovo amore, si è trovata in trappola, sequestrata e stuprata per due ore all'interno di un edificio abbandonato. Naturalmente il tutto, condito da minacce e dalla presenza di un coltello, è stato anticipato dalle classiche botte da orbi che spaccano labbra denti naso e costole. Quelle che sommate assieme fanno in totale 25 giorni di prognosi. Ma visti i giudici e l'informazione del nostro paese, è probabile che la condanna sia di minima entità. Questo perché lei, prima di beccarne tante ed essere stuprata, aveva sorriso a quell'essere che a chiamare uomo c'è da offendersi. Come sarà una condanna di minima entità per il sessantaduenne di Roccasecca che a Pasqua ha incontrato di fronte alla stazione una quarantaseienne romana. Lei si era addormentata sul treno ed invece di scendere a Roma Termini aveva proseguito.
Svegliatasi ed accortasi di essere fuori zona, era scesa portandosi in strada per cercare una tabaccheria dove ricaricare il telefonino e poter avvisare i familiari dell'inconveniente. Incontrato il suo aguzzino per caso, si è fidata e fatta accompagnare dal tabaccaio. Poi lui l'ha convinta a salire nella sua abitazione in attesa dell'arrivo del treno. Abitava ad un passo dalla ferrovia ed aveva tre figli. Era sopra i sessanta e pareva un buon padre di famiglia... è così che si conquista la fiducia degli altri. Di certo per la donna era meglio stare in una casa con una persona che si mostrava fidata, piuttosto che attendere in una stazione deserta col rischio di incontrare malintenzionati. Ma il malintenzionato lo aveva già incontrato, ed una volta chiusa la porta è stata aggredita, picchiata, minacciata con un coltello, stuprata per un paio d'ore ed infine derubata dei soldi. Meno male che anche in questo caso c'è stato il coraggio di denunciare e l'uomo è stato arrestato. Ma per una che dice ai carabinieri di essere stata stuprata e picchiata, quante tacciono e nascondono il loro disagio dietro la vergogna o la paura? Di certo non fanno denuncia quelle che vivono ai margini della società, le donne senza famiglia che rischiano di morire a causa del bisogno frustrante di un maschio complessato e malato.
Perché la furia sessuale non si abbatte solo sulle belle femmine che hanno una vita regolare, colpisce ovunque e comunque. Ad esempio, è accaduto a Firenze, un ragazzo dominicano di trentacinque anni una notte si è scaldato nel sapere che dormiva, aldilà dei cancelli chiusi della stazione, una clochard italiana di cinquant'anni. Non volendo usare le mani per soddisfare la sua natura, ha deciso di scavalcare le recinzioni ed aggredirla a calci e pugni prima di spogliarla e stuprarla. A salvarla dalla morte, nessuno avrebbe perso tempo a leggere la notizia di una barbona aggredita ed ammazzata in una stazione, gli agenti della polfer. Lui è finito in carcere e lei, col volto tumefatto e molte ossa rotte, all'ospedale. Questo episodio dimostra che il peggio non ha mai fine e che nel degrado gli episodi si moltiplicano e non sempre entrano a far parte della cronaca nera nazionale. Ma poco entrano nelle cronache anche gli episodi di violenza bieca e priva di un reale motivo. Oddio, se si vuole un motivo per picchiare o accoltellare una donna lo si trova sempre, tanto per ottenere sconti di pena basta dire a un giudice: "mi ero infatuato di lei!".
Sconti che otterrà chi, sempre a Firenze ma stavolta in una profumeria del Centro, ha fatto un lavoretto coi fiocchi ad una commessa di venticinque anni che proprio perché commessa doveva mostrarsi gentile e disponibile. Ma non tutti capiscono il motivo per cui le commesse sono gentili. Di certo non l'ha capito il cinquantatreenne che dopo averla conosciuta ha passato un mese andando ogni giorno in negozio per adularla e cercare di farla innamorare di sè. Addirittura lei ha dovuto accettare un regalo, un profumo, per non rischiare di alterarlo più di quanto non fosse (non lo voleva accettare ma l'uomo aveva alzato la voce e si era agitato...). Insomma, una situazione fra il tragico e il comico che nessuno pensava potesse finire tragicamente. Quando non c'è trippa, i gatti prima o poi cambiano zona. Invece lui, stante i continui rifiuti, si è stancato di corteggiare e venerdì 22 giugno è entrato con un coltello in mano avventandosi subito sulla ragazza. Lei è riuscita a difendersi fino a quando ha potuto, ma a salvarla dalla morte sono stati due uomini presenti alla scena. Risultato? Ferite multiple alle mani ed ai polsi ed un futuro in terapia psicanalitica.
Pazzia pura? Non più di quella del veneziano che a tutti i costi ha
voluto dedicare una serata romantica ad una trentaduenne vicentina
conosciuta qualche giorno prima in una discoteca di Padova. Lei, da poco
tornata single, aveva accettato lo scambio dei numeri dei cellulari.
Lui, attratto dalla sua bellezza, non ha perso tempo chiamandola diverse
volte ed invitandola a Venezia. Alle sue insistenze ed alla sua
gentilezza la donna ha inizialmente risposto con dei garbati "no". Poi,
all'ennesimo tentativo, ha ceduto ed è partita in treno. Arrivata alla
stazione della città lagunare è salita con lui che l'ha portata dapprima
in un ristorantino romantico, poi su una gondola per mostrarle le
meraviglie delle calle e cercare di farla innamorare (questo pensava la
ragazza vicentina). Quando lei ha guardato l'orologio ed ha chiesto di
essere riportata in stazione per non perdere il treno, lui l'ha invitata
a dormire a casa sua. Al suo rifiuto, e solo al suo rifiuto vostro
onore (sia chiaro), è partita la pazzia. Schiaffi e pugni a tutto spiano
e solo il provvidenziale intervento del gondoliere ha evitato che
venisse gettata in acqua. Una volta riportati a terra la situazione non è
migliorata. Lei, livida a causa delle botte, si è avviata alla ricerca
di un mezzo che la portasse in stazione. Lui, che avrebbe fatto bene ad
andarsene a casina sua ed a meditare con la coda fra le gambe, ha
pensato fosse meglio raggiungerla e picchiarla nuovamente. Ed ancora è
stato i gondoliere a salvarla, bloccando l'uomo e chiamando la polizia.
E non è l'unica violenza di questo tenore. Nell'ottobre passato a
Messina un altro uomo ha tentato un approccio con una ragazza,
corteggiandola per mesi ed ottenendo sempre dei rifiuti. Con tutte le
donne che ci sono in Sicilia poco ci voleva a cercarne una cambiando
quartiere. Ma la sua virilità di uomo rifiutato e ferito nell'orgoglio,
non gli ha permesso di fare un simile ragionamento. Gliene ha permesso
uno ben più stupido. Si è appostato sotto casa di lei e quando è uscita
ha iniziato a picchiarla dandole calci e pugni a volontà. Una razione è
toccata anche all'amica che per sicurezza l'accompagnava. Trenta giorni
di prognosi a chi è andata peggio. Storie di ordinaria follia che non
hanno come protagonisti coniugi o conviventi, storie che si inseguono in
un carosello sempre più largo e sono aumentate a dismisura con
l'avvento dei social network. Come quella avvenuta a Lecco, dove
l'estate scorsa una studentessa di diciotto anni è stata attirata in
chat da un uomo che si dichiarava essere un professionista delle
sfilate. Dopo le solite lusinghe, fatte di foto e chiacchiere virtuali,
lui l'ha convinta a tentare il salto per lavorare nel settore "moda". Da
qui l'incontro concordato che, a tutti gli effetti, si è mostrato
essere un appuntamento al buio con un uomo sconosciuto. Sconosciuto che
non ha perso tempo e non appena incontrata l'ha legata, picchiata e
stuprata. Poi, sicuro di non avere beghe, l'ha lasciata andare (è stato
comunque catturato).
Storie violente che sarebbe giunta l'ora di catalogare con cura. Ma sono
da raccattare per strada, non nelle caserme, dato che una stima ci dice
che solo il 10% di chi è stata picchiata e stuprata sporge denuncia.
Inoltre non tutte le violenze hanno un contorno di botte ed ossa rotte.
Tante sono psicologiche e messe in atto da persone che agli occhi della
donna appaiono potenti. In questi casi la vittima tende a non affidarsi a
nessuno, a cercare nel fai da te la chiave che non la obbligherà a
parlare di qualcosa che sa farle male. Perché parlare di certe cose fa
male più della peggior violenza, e chi ha un marito e dei figli, pur
cambiando d'umore, cercherà di salvaguardare la serenità del matrimonio e
della propria famiglia. La paura di rovinare per sempre, o peggio
ancora perdere, ciò che con fatica s'è conquistato, agisce da freno
inibitore. La paura di essere additate in paese fa il resto...
Per ragioni di spazio nell'articolo ho inserito solo alcune delle storie
tragiche capitate nell'ultimo anno, ma ce ne sono state talmente tante
che mi par giusto inserire altri link per far capire che sarebbe il caso
di iniziare a preoccuparsi ed a cercare un rimedio. Specialmente se si
considera che quelle uscite sui giornali sono al massimo il dieci per
cento di quelle in realtà capitate. Parlarne, se lo si fa non per dovere
di cronaca ma per informare ed aiutare, serve... però i prossimi link,
tutti di violenze capitate negli ultimi dodici mesi, dimostrano che non
basta riportare la notizia ma occorre fare qualcosa di più.
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