17 marzo 2013

I BAMBINI VEDONO LA GUERRA MA I CARTONI SONO PEGGIO

I bambini vedono la guerra ma

'I cartoni sono peggio' 

 

Guglielmo, sei anni, dice che l' ha già spiegato anche alla maestra e che insomma lui la guerra della tv la trova noiosa, non si vede quasi niente, c' è solo un sacco di fumo nero, mentre la guerra ganza è quella dei cartoni animati, che ci si diverte di più un sacco, ci si ammazza tutti in mille pezzi ma tanto poi è per finta. E anche Carlo, dieci anni, dice chiaro e tondo che a lui della guerra della tv non gliene frega niente, non mi interessa per davvero, è lontana e qui siamo al sicuro, io sono un bambino e devo giocare, e ha voglia la maestra a dirgli Carlo dai, non pensare così, che vuol dire se la guerra è lontana, ci sono bambini che muoiono, le mamme non possono andare a fare la spesa perché cadono le bombe, e uffa maestra la solita tiritera. 

 Pure Anis, undici anni, lo ammette a malincuore, anch' io adesso mi sono un po' annoiato, all' inizio ci pensavo sempre, ma ora non è che ci penso tutti i giorni alla guerra, ci penso quando vedo il telegiornale, e qualche volta di notte l' ho anche sognata, la guerra, ma era qui a Firenze e non in Iraq, venivano giù le bombe, e io ero in mezzo alle macerie, c' erano i soldati, e i carri armati, ma non mi ricordo se erano americani o iracheni, erano soldati e basta. S' era detto: proteggiamoli. Quando scoppierà la guerra, spiegavano gli esperti, dovremo stare al loro fianco, vedere con loro i telegiornali, per filtrare, guidare, anche censurare, tutelarli dalla violenza di certe immagini, un trauma a quell' età.

 Ma figurati. «A questi non fa più effetto niente. Dopo certi cartoni animati giapponesi, anche la guerra in Iraq sembra poco». Stefania Leoncini, maestra della scuola elementare Agnesi, dice che da qualche tempo quelli di prima entrano in classe facendosi finta di sparare. Pum pam pam. Lei chiede che gioco è, loro dicono polizia, lei però crede che c' entri la guerra, gli spiega che non si fa, che c' è una guerra vera dove ci si spara sul serio e che allora sarebbe meglio non scherzarci sopra, e loro uffa maestra. Però bisogna scavare, dice Leoncini. Non accontentarsi del fuori, perché ci si può fare un' idea incompleta. 


 «Visti dall' esterno sembra che tutto gli scivoli addosso. Indifferenti, quasi. Per difesa, per abitudine. Guardano le immagini della guerra in tv e non sembrano turbati. Quando disegnano confondono i soldati veri con i personaggi dei fumetti. Stamani un ragazzino aveva cominciato a disegnare la guerra e poi ho visto che faceva Spiderman nel campo di battaglia. Bè, gli ho detto, che mi significa? Mi sono confuso. Non sono disattenti, ma come anestetizzati. 


Ogni giorno ricevono tante di quelle informazioni violente, film, tg, giornali, gli stessi cartoni animati, che quando poi vedono un soldato americano con le mani legate e la faccia impaurita, non gli sembra niente. Non c' è sangue, non c' è il nemico disintegrato, fa poco effetto. Abituati come sono a vedere ben di peggio. Sovraesposti alla violenza, sì. E quindi poco turbati, almeno all' esterno». Per schiarire qualche idea ai bambini, il Quartiere 4 ha addirittura stampato un depliant con consigli e dialoghi tra genitori e figli per spiegare: la guerra è vera oppure un gioco? Anche i disegni, qui all' Agnesi, non sono cupi, non raccontano un dolore: offrono piuttosto una primordiale visione politica. 


Florian, otto anni, ha disegnato di qua i bambini iracheni, in mezzo un tubo dove ci passa il petrolio, e dall' altra parte i soldati col fucile che sparano sui bambini. Tra Bush e Saddam, si schierano contro Bush. «E' cattivo perché vuole la guerra per prendere il petrolio» dice Immran, sette anni, e a te chi te l' ha detto, ma lo sanno tutti. 


Anis e Lorenzo, quinta elementare, discutono come fossero a Porta a Porta: le armi chimiche erano un pretesto, Bush combatte per il petrolio, però deve rispettare il volere del suo popolo che è contro la guerra, veramente Lorenzo i sondaggi dicono che gli americani la vogliono la guerra, e allora non è giusto. Informati, ma non turbati. «Noi adulti ci aspettiamo che emerga in loro un tipo di turbamento esteriore: ma spesso nei bambini ciò avviene a livello inconscio» spiega Rossella Concistoro. Scavare, appunto. Perché sono ragazzini forti, ma hanno le loro fragilità. Scavare per accorgersi che in giardino c' è un bambino tristissimo, che non gioca con nessuno, e la maestra Maria Antonietta Colagrossi a un certo punto gli chiede che c' è, hai litigato con gli altri per caso, e lui le dice: «No, sono preoccupato perché nel mondo c' è la gente stupida che vuole la guerra».



Tuto questo si commenta da solo... ai nostri tempi avevamo soltanto il famoso "carosello" e poi tutti a dormire... 


Si le guerre erano presenti lo stesso ma venivano vissute in modo diverso dai bambini, l'aggressività e l'impersonificazione in personaggi di guerra non esistevano, i piccoli avevano solo alcunu miti come "spiderman", ora invece tra giochi e film i bambini vengono usati a scopi "commerciali", non pensando alle ripercussioni psicologiche che ne derivano! 
Dott. Paolo Colleoni  lo Staff  

Nessun commento:

Posta un commento