I bambini vedono la guerra ma
'I cartoni sono peggio'
Guglielmo, sei anni, dice che l' ha già spiegato anche alla maestra e
che insomma lui la guerra della tv la trova noiosa, non si vede quasi
niente, c' è solo un sacco di fumo nero, mentre la guerra ganza è
quella dei cartoni animati, che ci si diverte di più un sacco, ci si
ammazza tutti in mille pezzi ma tanto poi è per finta. E anche Carlo,
dieci anni, dice chiaro e tondo che a lui della guerra della tv non
gliene frega niente, non mi interessa per davvero, è lontana e qui
siamo al sicuro, io sono un bambino e devo giocare, e ha voglia la
maestra a dirgli Carlo dai, non pensare così, che vuol dire se la
guerra è lontana, ci sono bambini che muoiono, le mamme non possono
andare a fare la spesa perché cadono le bombe, e uffa maestra la solita
tiritera.
Pure Anis, undici anni, lo ammette a malincuore, anch' io
adesso mi sono un po' annoiato, all' inizio ci pensavo sempre, ma ora
non è che ci penso tutti i giorni alla guerra, ci penso quando vedo il
telegiornale, e qualche volta di notte l' ho anche sognata, la guerra,
ma era qui a Firenze e non in Iraq, venivano giù le bombe, e io ero in
mezzo alle macerie, c' erano i soldati, e i carri armati, ma non mi
ricordo se erano americani o iracheni, erano soldati e basta. S' era
detto: proteggiamoli. Quando scoppierà la guerra, spiegavano gli
esperti, dovremo stare al loro fianco, vedere con loro i telegiornali,
per filtrare, guidare, anche censurare, tutelarli dalla violenza di
certe immagini, un trauma a quell' età.
Ma figurati. «A questi non fa
più effetto niente. Dopo certi cartoni animati giapponesi, anche la
guerra in Iraq sembra poco». Stefania Leoncini, maestra della scuola
elementare Agnesi, dice che da qualche tempo quelli di prima entrano in
classe facendosi finta di sparare. Pum pam pam. Lei chiede che gioco
è, loro dicono polizia, lei però crede che c' entri la guerra, gli
spiega che non si fa, che c' è una guerra vera dove ci si spara sul
serio e che allora sarebbe meglio non scherzarci sopra, e loro uffa
maestra. Però bisogna scavare, dice Leoncini. Non accontentarsi del
fuori, perché ci si può fare un' idea incompleta.
«Visti dall' esterno
sembra che tutto gli scivoli addosso. Indifferenti, quasi. Per difesa,
per abitudine. Guardano le immagini della guerra in tv e non sembrano
turbati. Quando disegnano confondono i soldati veri con i personaggi
dei fumetti. Stamani un ragazzino aveva cominciato a disegnare la
guerra e poi ho visto che faceva Spiderman nel campo di battaglia. Bè,
gli ho detto, che mi significa? Mi sono confuso. Non sono disattenti,
ma come anestetizzati.
Ogni giorno ricevono tante di quelle
informazioni violente, film, tg, giornali, gli stessi cartoni animati,
che quando poi vedono un soldato americano con le mani legate e la
faccia impaurita, non gli sembra niente. Non c' è sangue, non c' è il
nemico disintegrato, fa poco effetto. Abituati come sono a vedere ben
di peggio. Sovraesposti alla violenza, sì. E quindi poco turbati,
almeno all' esterno». Per schiarire qualche idea ai bambini, il
Quartiere 4 ha addirittura stampato un depliant con consigli e dialoghi
tra genitori e figli per spiegare: la guerra è vera oppure un gioco?
Anche i disegni, qui all' Agnesi, non sono cupi, non raccontano un
dolore: offrono piuttosto una primordiale visione politica.
Florian,
otto anni, ha disegnato di qua i bambini iracheni, in mezzo un tubo
dove ci passa il petrolio, e dall' altra parte i soldati col fucile che
sparano sui bambini. Tra Bush e Saddam, si schierano contro Bush. «E'
cattivo perché vuole la guerra per prendere il petrolio» dice Immran,
sette anni, e a te chi te l' ha detto, ma lo sanno tutti.
Anis e
Lorenzo, quinta elementare, discutono come fossero a Porta a Porta: le
armi chimiche erano un pretesto, Bush combatte per il petrolio, però
deve rispettare il volere del suo popolo che è contro la guerra,
veramente Lorenzo i sondaggi dicono che gli americani la vogliono la
guerra, e allora non è giusto. Informati, ma non turbati. «Noi adulti
ci aspettiamo che emerga in loro un tipo di turbamento esteriore: ma
spesso nei bambini ciò avviene a livello inconscio» spiega Rossella
Concistoro. Scavare, appunto. Perché sono ragazzini forti, ma hanno le
loro fragilità. Scavare per accorgersi che in giardino c' è un bambino
tristissimo, che non gioca con nessuno, e la maestra Maria Antonietta
Colagrossi a un certo punto gli chiede che c' è, hai litigato con gli
altri per caso, e lui le dice: «No, sono preoccupato perché nel mondo
c' è la gente stupida che vuole la guerra».
Tuto questo si commenta da solo... ai nostri tempi avevamo soltanto il famoso "carosello" e poi tutti a dormire...
Si le guerre erano presenti lo stesso ma venivano vissute in modo diverso dai bambini, l'aggressività e l'impersonificazione in personaggi di guerra non esistevano, i piccoli avevano solo alcunu miti come "spiderman", ora invece tra giochi e film i bambini vengono usati a scopi "commerciali", non pensando alle ripercussioni psicologiche che ne derivano!
Dott. Paolo Colleoni lo Staff
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