Il pedofilo: chi è e come riconoscerlo?
Non è vero che il pedofilo è un mostro orribile, dall’aspetto
spaventoso, né soprattutto facilmente riconoscibile. Neppure è una
persona che frequenta ambienti perversi.
Il pedofilo infatti è solitamente una persona adulta, più spesso di sesso maschile, che si avvicina al bambino, scegliendolo accuratamente.
Il pedofilo infatti è solitamente una persona adulta, più spesso di sesso maschile, che si avvicina al bambino, scegliendolo accuratamente.
Il pedofilo spesso si nasconde e vive in prossimità delle sue vittime
e quasi sempre se ne assicura l’amicizia e la fiducia attraverso un
sottile, quanto strategico e pianificato gioco di conquista che ha nel ricatto psicologico e affettivo, ma anche nei regali e nella seduzione, le sue armi vincenti. Appare molto gentile; molto spesso ha una sua famiglia e una vita sessuale “normale” parallela.
Quasi tutti i pedofili negano le proprie azioni, oppure le minimizzano. “In fondo al bambino non è successo niente”, oppure “E’ stato il bambino a provocarmi, è colpa sua”.
Altre volte il pedofilo è davvero convinto che il proprio interesse sessuale per il bambino sia una dimostrazione di affetto e di amore che un adulto possa esprimere verso un bimbo.
Altre volte il pedofilo è davvero convinto che il proprio interesse sessuale per il bambino sia una dimostrazione di affetto e di amore che un adulto possa esprimere verso un bimbo.
In realtà le cose non stanno proprio così, perché sappiamo l’abuso
determina reali conseguenze per il bambino, sebbene ogni storia di abuso
sia a sé e ogni bambino presenti caratteristiche individuali per cui
sono estremamente variabili le conseguenze che l’abuso lascia nella vita
delle giovani vittime.
Però l’autoconvincimento del pedofilo spesso lo porta a ripetere
l’abuso, in quanto non comprende la reale natura di ciò che sta
commettendo.
Pertanto è impossibile riconoscere un pedofilo per
come si presenta, mentre è decisamente più semplice aiutare i bambini ed
insegnar loro a riconoscere e ad allontanarsi da situazioni rischiose.
Infatti le strategie che il pedofilo utilizza per avvicinarsi ad un
bambino sono sempre le stesse. Gli abusanti seducono le vittime e le
fanno cadere nella propria rete.
I trucchi più utilizzati dall’abusante sono:
- “Ti faccio un regalo”.
Al bambino viene offerto un regalo che desidera molto: un giocattolo,
un gelato, soldi, altro. Oppure può sottrarre al bimbo un oggetto cui
tiene molto, promettendogli di riportarlo solo a condizione di
assecondare le proprie richieste di natura sessuale o di non rivelare a
nessuno il segreto, se l’abuso è già avvenuto.
- “Sei un bambino veramente cattivo”. Il
pedofilo accusa il bimbo di aver fatto qualcosa di molto grave e di
sbagliato e promette di non dirlo ai suoi genitori solo a patto di
essere accondiscendente con le richieste dell’adulto.
- “Aprimi la porta che ti devo dare una cosa”. Se il pedofilo sa che il bambino è a casa da solo, cerca di farsi aprire la porta con diversi pretesti.
- “Nessuno ti crederà”.
Il pedofilo mette in trappola il bambino dicendogli che, qualora volesse
parlarne con qualcuno e rivelare il segreto, nessuno gli crederà e,
peggio ancora, i genitori si arrabbieranno moltissimo.
- “Ti voglio fare delle foto”.
Sempre più spesso il bambino o ragazzino viene invitato a posare per
delle foto o per le riprese di un video. E’ possibile promettere al
minore di farli diventare famosi, di farli partecipare a trasmissioni
televisive. Oggi questa è una modalità con cui sempre più spesso
avvengono gli abusi sugli adolescenti.
- “Mi puoi aiutare, per favore?
Chiedere aiuto ad un bambino fa sì che il bambino, già propenso per sua
natura ad aiutare anche chi non conosce, possa sentirsi importante e di
valore.
- “Perché non vieni a casa mia a giocare con me?”
La richiesta in sé appare sospetta, per diverse ragioni: un bimbo
dovrebbe giocare con i suoi pari e, così formulata, nasconde spesso
l’idea di coinvolgere il bimbo in attività sessuali.
Che cosa accade nella mente del pedofilo?
Come già spiegato in precedenza, il pedofilo è convinto che il
proprio interesse sessuale verso il bambino sia amore. Soprattutto, in
termini metacognitivi (cioè la capacità acquisita di lettura dello stato
mentale altrui, in questo caso il minore), il pedofilo non sa leggere
nè comprende il disorientamento, la paralisi della paura e i sentimenti
ambivalenti che può provare il bambino.
L’abusante non sente le emozioni delle proprie vittime.
"Russel George, pedofilo imprigionato, ha riferito in sede processuale come l’incapacità degli adulti di rapportarsi con il suo comportamento
di abusante costituisse per lui la migliore opportunità per andare
avanti ad abusare dei bambini presenti all’interno della sua famiglia
allargata. Una volta, durante una festa di famiglia natalizia, egli
condusse la nipotina di 6 anni in una stanza da letto, le abbassò le
mutande e cominciò a toccarla. Il padre della bambina li sorprese
proprio sul fatto e senza dire una parola prese la sua bambina in
braccio e dopo aver chiamato la moglie, lasciò la festa senza dire una
parola. Tutti i presenti si stupirono di quel comportamento, ma nessuno
disse una parola. George assicurò la propria moglie che quel papà si era
fatto un’idea strana assolutamente non corrispondente al vero. Poiché
nessuno, però, lo ha mai confrontato, egli ha continuato a molestare le
bambine della propria famiglia ogni volta che c’era una riunione
famigliare. George comprese molto presto che non era facile per le
persone provare a sporgere accuse, per paura soprattutto di esporre alla
vergogna sociale e allo stigma la giovane vittima."
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