Pazienti «in fuga» per garantirsi
una sanità migliore
Il 70% dei malati opta per strutture nella regione confinante. I dati possono servire per riqualificare l'offerta delle prestazioni
Sono
più di 800 mila gli italiani che si spostano ogni anno da una regione
all'altra nella speranza di ricevere cure migliori o più tempestive. Lo
dicono i dati del Ministero della Salute e dell’Agenzia nazionale per i
servizi sanitari regionali (Agenas). I pazienti si muovono dal Sud verso
il Nord, ma anche tra regioni vicine. «La mobilità sanitaria in circa
il 70% dei casi è di confine — afferma infatti Paolo Di Loreto,
coordinatore del gruppo dedicato a questo tema nella Commissione salute
della Conferenza delle Regioni —. Per esempio, per un cittadino veneto
che abita ai confini con l'Emilia Romagna può essere più comodo
ricoverarsi in un ospedale emiliano piuttosto che in una struttura della
sua regione ma distante parecchi chilometri. Da alcune regioni del Sud,
poi, molti vanno a curarsi in Lombardia, Emilia Romagna e Toscana».
In base ai dati del Ministero della Salute,
il Censis ha elaborato «indici di fuga» e di «attrazione» per ciascuna
regione. «La nostra analisi conferma che alcune regioni, soprattutto
settentrionali, continuano a essere meta dei viaggi della salute perché
hanno più ospedali ad alta specializzazione — afferma Carla Collicelli,
vicedirettore della Fondazione Censis — . Ma anche altre regioni, come
Molise e Lazio, hanno un alto «indice di attrazione»: la prima per la
presenza di un Centro di eccellenza in neurologia (Neuromed, a Pozzilli,
Isernia, ndr), l'altra perché ha un ospedale pediatrico di riferimento a livello nazionale (il Bambino Gesù, di Roma ndr)».
Ma la scelta di curarsi fuori Regione
avviene anche quando le prestazioni sono disponibili nel proprio luogo
di residenza. Spiega Isabella Morandi di Agenas: «Sono i casi di
ricoveri potenzialmente inappropriati: per esempio, ci si ricovera in
un’altra regione per un intervento di cataratta perché nella propria la
stessa operazione è fatta in day hospital o in ambulatorio». Il rapporto
dell'Osservatorio sul Federalismo in sanità, di Cittadinanzattiva,
segnala inoltre la migrazione per la procreazione assistita. «Si fugge
dal Sud dove i Centri sono perlopiù privati — riferisce Maria Paola
Costantini, consulente legale di Cittadinanzattiva —. In Sicilia, per
esempio, la maggior parte delle coppie deve sostenere interamente i
costi delle procedure». «I dati sulla mobilità sanitaria, se
interpretati correttamente, permettono di capire se i pazienti vanno
lontano per curarsi perché nella loro regione mancano i servizi o perché
non si fidano di quelli che ci sono — sottolinea Fulvio Moirano,
direttore di Agenas —. Questi dati, quindi, possono servire per
riqualificare la rete dell'offerta di prestazioni».
Nessun commento:
Posta un commento