È questo che volevamo?
Abbiamo inseguito la libertà totale e ci troviamo immersi in un mondo
di dolore e di diffidenza. Il solito proclama apocalittico? Vediamo i
fatti.
Libero amore tra due persone che vogliono vivere insieme: tolti i
vincoli, della natura non della legge, che partendo dalla persona
precisavano che ci dovesse essere una dimensione senza fine, l’unica che
garantisse che i due fini della relazione – mutuo aiuto e procreazione-
non andassero persi, ci troviamo a dover lottare con femminicidi,
famiglie allo sbando, figli persi, bamboccioni, bambagioni, adolescenti
killer e così via.
L’amore trasformato in possesso, in soddisfazione persone, in
passione produce uomini violenti, fragili, incapaci di rinunciare, di
essere sconfitti, che preferisco dar(si) la morte che accettare il
dolore, che è parte della vita se non credi che l’esistenza sia una
sequenza di diritti personali senza alcun dovere. E donne che rinunciano
all’amore per scimmiottare uomini piccoli piccoli.
Questa degenerazione dell’amore da atto della persona, quindi con il
coinvolgimento di volontà ed intelletto e non solo istinto o emozione,
ha introdotto un nuovo fenomeno noto come pedofilia, cioè la passione
sessuale per quelli che rientrano ancora nella categoria di bambini. Ma
non è di questa depravazione che voglio parlare quanto del fatto che ora
il normale affetto di un adulto per un bimbo, che nella storia di ogni
civiltà è stato visto come un elemento di rispetto e di crescita, è
visto e giudicato come un possibile atto di pedofilia: il maestro che
accarezza l’alunno, il negoziante o il passante che aiuta il bambino
smarrito, l’aiuto che veniva offerto ad un piccolo al supermercato, sul
tram, per strada e del quale io piccolo ho beneficiato con fiducia oggi è
impossibile.
Non che in quegli anni “i mostri” come li chiamavano all’ora non
esistessero, e ci dicevano bene di stare all’erta, ma la fiducia verso
gli adulti era una delle certezze sulle quali costruire la nostra vita.
Uscire a cena con un figlio alla volta è un modo per stabilire una
relazione personale con ognuno di loro, eppure anche questa bella
abitudine viene insozzata dal sentire comune che, se maschera dietro un
“tutto e lecito” la presunta assenza di giudizio, in realtà giudica e
condanna eccome, fingendo di essere politically correct, e ti prende o
per un matricolate e attempato playboy, e questo ormai sia se esci con
la figlia che con il figlio, o per un padre separato a cena con la prole
senza la compagna. E personalmente entrambe le cose mi seccano assai.
Insomma tolto il senso della verità abbia raggiunto la perfetta
condizione di homo homini lupus, siamo riusciti a scatenare l’accusa
preventiva contro ogni situazione. È questo il mondo che desideravamo?
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