Stupro, libero in 13 giorni. Riforma della Giustizia. Ora
Un immigrato irregolare egiziano avrebbe violentato un’operaia di Crema.
Benché la sua difesa ritenga che si sia trattato di un rapporto
sessuale volontario, non ci sono gli estremi per definirlo tale.
L’egiziano è stato arrestato e ha reagito con la forza contro i
Carabinieri. Accusato di violenza sessuale, lesioni personali aggravate e
resistenza a pubblico ufficiale, è stato incarcerato. Dopo appena 13 giorni
di custodia cautelare è stato scarcerato e trasferito agli arresti
domiciliari. E questo nonostante i Carabinieri, che lo hanno arrestato,
siano convinti che fosse in procinto di fuggire all’estero: aveva 1600
euro nel portafogli, al momento dell’arresto e della sua voglia di
fuggire ne aveva già parlato con suoi amici.Un atteggiamento incredibilmente garantista da parte della magistratura
italiana. Nell’era del ministro Kyenge sarebbe troppo facile (e a
tratti populista) fare un panegirico contro la violenza degli immigrati e
il lassismo delle autorità italiane nei loro confronti.
Dimentichiamoci, per un attimo, che stiamo parlando di un egiziano. Un
uomo più che sospetto di violenza sessuale, aggressione
e sicuramente colpevole di resistenza a pubblico ufficiale, molto
probabilmente in procinto di scappare, merita solo 13 giorni di
carcerazione preventiva (pardon: ora si chiama “custodia cautelare”). E tutto questo avviene in un Paese, l’Italia, che è nel mirino di Amnesty International, per l’abuso della carcerazione preventiva. Stride il confronto della durata di questi 13 giorni di custodia in carcere, con i 13 mesi scontati da Lele Mora,
in galera per tutto quel tempo senza un giudizio, dopo essere stato
accusato per reati che non includono né una violenza sessuale, né
un’aggressione fisica, né una resistenza a un pubblico ufficiale al
momento dell’arresto. Altro caso recente: per il crac del pastificio Amato, l’ex deputato dell’Udeur Paolo Del Mese,
dopo otto mesi di arresti domiciliari, è stato incarcerato in custodia
cautelare, nonostante l’età avanzata e le sue precarie condizioni di
salute.
Lele Mora e Paolo Del Mese non sono eccezioni
nell’iter della carcerazione in attesa di giudizio. Guardando ai dati
del 2012, su 66.685 persone detenute, ben 26.804 (il 40,1%) erano in
custodia cautelare. La media dei Paesi del Consiglio d’Europa è
inferiore al 30%. L’Italia è un caso anomalo. L’uomo accusato di
violenza sessuale (e lesioni aggravate e resistenza a pubblico
ufficiale) è dunque lui l’eccezione nel “sistema Italia”. C’è da
chiedersi, dunque, perché costituisca l’eccezione. Viene da pensare che
subentri un ragionamento classista: il ricco che evade
il fisco e procura belle ragazze ai Vip avrebbe “tutti i mezzi” per
fuggire e/o occultare le prove. Un uomo politico avrebbe “tutti i mezzi”
per depistare le indagini. Quindi “meritano” una lunga pena anche senza
giudizio. Il poveraccio che si limita a violentare una donna, non è
evidentemente considerato altrettanto pericoloso. Al massimo scappa di
casa e ne violenta un’altra. Che sarà mai? Abbiamo appena visto
approvare una legge apposita che punisce il reato di “femminicidio” (che
non si capisce perché sia una tipologia diversa rispetto
all’“omicidio”), ma la violenza carnale, evidentemente, è considerata ancora come una reato di seconda categoria. Così subendo, però, a noi comuni mortali cittadini resta un’incertezza in più nell’incertezza generale. Sappiamo che i processi sono lunghissimi,
che la custodia cautelare può durare anche più di un anno, anche se poi
risulta che siamo innocenti. Però, a questo punto sappiamo anche che,
se siamo sospetti di evasione fiscale o di reati economici o di tangenti
(quanto mai se procuriamo ragazze ai Vip!), veniamo preventivamente
puniti in modo molto più severo rispetto a un uomo sospetto di stupro
che aggredisce pure i Carabinieri. Ci conviene diventare violenti, a
questo punto?
Nessun commento:
Posta un commento