LE RIFORME DELL'ASSISTENZA AI DISABILI TRAVESTITE DA SPOT ELETTORALI
Qualche giorno fa nel web e in altre sedi è girata questa bella notizia, così titolata: Roma cambia l’assistenza domiciliare: interventi personalizzati e meno liste d’attesa. L’incipit diceva: dal primo marzo scatta nella capitale la riforma dell'assistenza domiciliare che impegna 70 milioni di euro l'anno per assistere 9.400 persone. Annunciate nuove tipologie di intervento, con piani di assistenza tracciabili grazie al supporto informatico e personalizzazione dei servizi. Il vicesindaco Belviso: "Puntiamo a ridurre del 25% le liste d'attesa
Tante
bellissime parole che hanno riempito di speranza il cuore degli
“utenti” romani (utente tra virgolette perchè ritengo sia un termine
bruttissimo da riferire a pazienti anziani e disabili).
Dopo nemmeno due giorni la disillusione
con le precisazioni della bocciatura di questa riforma da parte dei
consiglieri comunali del PD e del presidente della Fish del Lazio Dino
Barlam, del resto chi meglio di quest’ultimo conosce questa situazione,
essendo stato responsabile, fino al nuovo incarico, dell’Avi
Associazione per la Vita Indipendente? Sembrerebbe che la bocciatura
della riforma sia stata ben motivata, svelando delle apparenti
dietrologie a queste decisioni e rivelando altri motivi latenti delle
azioni manifeste della Giunta Alemanno. Questo naturalmente dal punto di
vista dell'opposizione e di alcuni settori della vasta famiglia dei
disabili.
Prima
di lasciarvi alla lettura di questo articolo, vorrei fare delle
riflessioni a proposito. In Italia abbiamo delle leggi straordinarie,
pensiamo per esempio alla Legge 324/00 "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali", legge che nel suo primo articolo recita 1. La
Repubblica assicura alle persone e alle famiglie un sistema integrato
di interventi e servizi sociali, promuove interventi per garantire la
qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritti di
cittadinanza, previene, elimina o riduce le condizioni di disabilità, di
bisogno e di disagio individuale e familiare, derivanti da
inadeguatezza di reddito, difficoltà sociali e condizioni di non
autonomia, in coerenza con gli articoli 2, 3 e 38 della Costituzione
Io mi chiedo e vi chiedo: “ma qualcuno di noi disabili ha mai visto attuata questa Legge, da quando questa ha visto la luce?”
Un’altra
riflessione la vorrei fare sulla frase detta dal Dottor Barlam
nell’articolo che ho riportato di seguito. Lui si chiede come faranno i
cittadini disabili di Roma a pagare in anticipo l’assistenza domiciliare
indiretta (Legge 162/11). Io vorrei dire che, purtroppo, per molti di
noi disabili, l’assistenza indiretta viene applicata da sempre
così in altre parti d’Italia, molto vicine a Roma e cioè nella sua
provincia. Ci sono comuni nel Lazio che liquidano le spese
dell’indiretta solo quando vedono le buste paga delle collaboratrici o
badanti, assunte dai disabili. L’applicazione delle Leggi sulla
disabilità in Italia, non tiene conto delle persone disabili ma, e
piuttosto, si tiene conto delle logiche politiche e/o di partito, e
della quadratura dei bilanci. Questa è la realtà!
Martina Zardini
RIFORMA DELL'ASSISTENZA DI ROMA, LE CRITICHE: "ECCO I CINQUE MOTIVI PER DIRE NO"
Cinque
motivi per dire "no" alla riforma della Giunta Alemanno sulla riforma
dell'assistenza: il Partito Democratico critica le intenzioni
dell'amministrazione capitolina: "Più che una riforma, è un bluff a
danno delle persone con disabilità"
ROMA
- Nessuna previsione di risorse aggiuntive, aumento del costo delle
prestazioni a danno degli utenti, illusione data alle persone in lista
di attesa, mortificazione dell'operato svolto dagli assistenti sociali
municipali, affidamento dell'onere di esecuzione e soluzione alla futura
Giunta di Roma Capitale: sono questi i cinque motivi per cui il Partito
Democratico capitolino dice "no" alla riforma di assistenza domiciliare
per le persone disabili e anziane presentata ieri dall'assessore ai
servizi sociali di Roma Capitale, Sveva Belviso. Con Daniele Ozzimo,
consigliere comunale democratico e vicepresidente della commissione
competente, anche Dino Barlaam, presidente della Fish (Federazione
italiana superamento handicap) Lazio.
"Più
che una riforma - ha dichiarato Daniele Ozzimo - è un bluff a danno
delle persone con disabilità. Le riforme vanno accompagnate da
investimenti. Ci sono tagli, altro che liste di attesa da aprire. In
questi anni abbiamo fatto delle proposte per recuperare risorse da
destinare ad una vera riforma dell'assistenza, ma non siamo stati
ascoltati. Né dal Sindaco, né dalla Giunta. La conferenza stampa ha
questo scopo: denunciare quanto sta accadendo, ovvero non vogliamo una
riforma dove, a parità di risorse, si intende sia adeguare i contratti
di lavoro degli operatori, peraltro limitatamente, sia abbattere le
liste di attesa del 25%. La matematica non è un'opinione. Per fare
questo, a parità di risorse, è evidente che saranno "toccati" gli utenti
che l'assistenza già ce l'hanno".
Tornando
indietro nel tempo infatti, carte alla mano, il Partito Democratico
attraverso l'approvazione dell'ordine del giorno n.116/2011 chiedeva
alla Giunta e al Sindaco di destinare il 10% dei proventi derivanti
dalla tassa di soggiorno all'assistenza domiciliare dedicata alle
persone disabili e anziane. L'ordine del giorno, approvato peraltro
anche dalla maggioranza di centrodestra con due soli voti contrari, è
stato di fatto disatteso: quelle risorse, in sede di discussione di
bilancio, sono state destinate ad altre scelte.
"Si
trattava - ha spiegato Ozzimo - di 5,9 milioni di euro. La maggioranza
ha fatto altre scelte nell'ambito della discussione di bilancio e ora ci
fa questa proposta? Si è operata una scelta: noi del Pd avevamo
indicato una strada per reperire fondi, loro hanno deciso di spenderli
diversamente. Pacchi alimentari per un totale di due milioni di euro da
distribuire sotto campagna elettorale, sei milioni di euro per la Carta
Roma, oltre due milioni per un call center sociale, 195mila euro infine
per un sistema di controllo che "bissa" il progetto peraltro della
cartella sociosanitaria varata dalla Regione Lazio. I soldi ci sono:
sono spesi male. Questa non è una riforma, è uno spot elettorale".
"Si
è perso anche il senso del ridicolo - ha poi concluso Dino Barlaam,
Presidente della Fish Lazio - e la Belviso ha perso il senso del suo
ruolo. C'è un'idea di sociale che assomiglia a quella del vecchio
ministro Tremonti: troppa assistenza. Sull'indiretta poi, un altro
colpo. Secondo questa Giunta, le famiglie anticipano le spese e poi se
li dovrebbero far rimborsare dal Comune in un secondo momento? Con quali
tempi, con quali certezze non si sa. E' impensabile per chi vive una
disabilità. Può anticipare le spese solo chi se lo può permettere. Il
Sindaco intervenga e onori le quote rosa in altro modo. Rilanciamo la
mobilitazione: non accetteremo tutto questo. La paghetta non è
assistenza".
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