21 gennaio 2013

RIFORME DISABILI TRAVESTITE DA SPOT

       

LE RIFORME DELL'ASSISTENZA AI DISABILI TRAVESTITE DA SPOT ELETTORALI 
      

Qualche giorno fa nel web e in altre sedi è girata questa bella notizia, così titolata: Roma cambia l’assistenza domiciliare: interventi personalizzati e meno liste d’attesa. L’incipit diceva: dal primo marzo scatta nella capitale la riforma dell'assistenza domiciliare che impegna 70 milioni di euro l'anno per assistere 9.400 persone. Annunciate nuove tipologie di intervento, con piani di assistenza tracciabili grazie al supporto informatico e personalizzazione dei servizi. Il vicesindaco Belviso: "Puntiamo a ridurre del 25% le liste d'attesa 


Tante bellissime parole che hanno riempito di speranza il cuore degli “utenti” romani (utente tra virgolette perchè ritengo sia un termine bruttissimo da riferire a pazienti anziani e disabili).

Dopo nemmeno due giorni la disillusione con le precisazioni della bocciatura di questa riforma da parte dei consiglieri comunali del PD e del presidente della Fish del Lazio Dino Barlam, del resto chi meglio di quest’ultimo conosce questa situazione, essendo stato responsabile, fino al nuovo incarico, dell’Avi Associazione per la Vita Indipendente? Sembrerebbe che la bocciatura della riforma sia stata ben motivata, svelando delle apparenti dietrologie a queste decisioni e rivelando altri motivi latenti delle azioni manifeste della Giunta Alemanno. Questo naturalmente dal punto di vista dell'opposizione e di alcuni settori della vasta famiglia dei disabili.
Prima di lasciarvi alla lettura di questo articolo, vorrei fare delle riflessioni a proposito. In Italia abbiamo delle leggi straordinarie, pensiamo per esempio alla Legge 324/00 "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali", legge che nel suo primo articolo recita 1. La Repubblica assicura alle persone e alle famiglie un sistema integrato di interventi e servizi sociali, promuove interventi per garantire la qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza, previene, elimina o riduce le condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale e familiare, derivanti da inadeguatezza di reddito, difficoltà sociali e condizioni di non autonomia, in coerenza con gli articoli 2, 3 e 38 della Costituzione 


Io mi chiedo e vi chiedo: “ma qualcuno di noi disabili ha mai visto attuata questa Legge, da quando questa ha visto la luce?”

Un’altra riflessione la vorrei fare sulla frase detta dal Dottor Barlam nell’articolo che ho riportato di seguito. Lui si chiede come faranno i cittadini disabili di Roma a pagare in anticipo l’assistenza domiciliare indiretta (Legge 162/11). Io vorrei dire che, purtroppo, per molti di noi disabili, l’assistenza indiretta viene applicata da sempre così in altre parti d’Italia, molto vicine a Roma e cioè nella sua provincia. Ci sono comuni nel Lazio che liquidano le spese dell’indiretta solo quando vedono le buste paga delle collaboratrici o badanti, assunte dai disabili. L’applicazione delle Leggi sulla disabilità in Italia, non tiene conto delle persone disabili ma, e piuttosto, si tiene conto delle logiche politiche e/o di partito, e della quadratura dei bilanci. Questa è la realtà!

Martina Zardini

RIFORMA DELL'ASSISTENZA DI ROMA, LE CRITICHE: "ECCO I CINQUE MOTIVI PER DIRE NO"

Cinque motivi per dire "no" alla riforma della Giunta Alemanno sulla riforma dell'assistenza: il Partito Democratico critica le intenzioni dell'amministrazione capitolina: "Più che una riforma, è un bluff a danno delle persone con disabilità"

ROMA - Nessuna previsione di risorse aggiuntive, aumento del costo delle prestazioni a danno degli utenti, illusione data alle persone in lista di attesa, mortificazione dell'operato svolto dagli assistenti sociali municipali, affidamento dell'onere di esecuzione e soluzione alla futura Giunta di Roma Capitale: sono questi i cinque motivi per cui il Partito Democratico capitolino dice "no" alla riforma di assistenza domiciliare per le persone disabili e anziane presentata ieri dall'assessore ai servizi sociali di Roma Capitale, Sveva Belviso. Con Daniele Ozzimo, consigliere comunale democratico e vicepresidente della commissione competente, anche Dino Barlaam, presidente della Fish (Federazione italiana superamento handicap) Lazio.

"Più che una riforma - ha dichiarato Daniele Ozzimo - è un bluff a danno delle persone con disabilità. Le riforme vanno accompagnate da investimenti. Ci sono tagli, altro che liste di attesa da aprire. In questi anni abbiamo fatto delle proposte per recuperare risorse da destinare ad una vera riforma dell'assistenza, ma non siamo stati ascoltati. Né dal Sindaco, né dalla Giunta. La conferenza stampa ha questo scopo: denunciare quanto sta accadendo, ovvero non vogliamo una riforma dove, a parità di risorse, si intende sia adeguare i contratti di lavoro degli operatori, peraltro limitatamente, sia abbattere le liste di attesa del 25%. La matematica non è un'opinione. Per fare questo, a parità di risorse, è evidente che saranno "toccati" gli utenti che l'assistenza già ce l'hanno".

Tornando indietro nel tempo infatti, carte alla mano, il Partito Democratico attraverso l'approvazione dell'ordine del giorno n.116/2011 chiedeva alla Giunta e al Sindaco di destinare il 10% dei proventi derivanti dalla tassa di soggiorno all'assistenza domiciliare dedicata alle persone disabili e anziane. L'ordine del giorno, approvato peraltro anche dalla maggioranza di centrodestra con due soli voti contrari, è stato di fatto disatteso: quelle risorse, in sede di discussione di bilancio, sono state destinate ad altre scelte.

"Si trattava - ha spiegato Ozzimo - di 5,9 milioni di euro. La maggioranza ha fatto altre scelte nell'ambito della discussione di bilancio e ora ci fa questa proposta? Si è operata una scelta: noi del Pd avevamo indicato una strada per reperire fondi, loro hanno deciso di spenderli diversamente. Pacchi alimentari per un totale di due milioni di euro da distribuire sotto campagna elettorale, sei milioni di euro per la Carta Roma, oltre due milioni per un call center sociale, 195mila euro infine per un sistema di controllo che "bissa" il progetto peraltro della cartella sociosanitaria varata dalla Regione Lazio. I soldi ci sono: sono spesi male. Questa non è una riforma, è uno spot elettorale".

"Si è perso anche il senso del ridicolo - ha poi concluso Dino Barlaam, Presidente della Fish Lazio - e la Belviso ha perso il senso del suo ruolo. C'è un'idea di sociale che assomiglia a quella del vecchio ministro Tremonti: troppa assistenza. Sull'indiretta poi, un altro colpo. Secondo questa Giunta, le famiglie anticipano le spese e poi se li dovrebbero far rimborsare dal Comune in un secondo momento? Con quali tempi, con quali certezze non si sa. E' impensabile per chi vive una disabilità. Può anticipare le spese solo chi se lo può permettere. Il Sindaco intervenga e onori le quote rosa in altro modo. Rilanciamo la mobilitazione: non accetteremo tutto questo. La paghetta non è assistenza".
                                                     

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