Bambini – Cosa ci dicono quando piangono
Diciassette anni di studio dei pianti e dei lamenti dei neonati, più di 100 soggetti analizzati, e la consulenza di 40 musicisti che ne hanno individuato aspetti ritmici e melodie. Questi gli ingredienti della ricerca condotta dalla Dottoressa Daniela Lenti Boerio presso l’ospedale San Paolo di Milano e l’Università di Aosta, grazie ai finanziamenti del Fondo sociale europeo e dei Prin (Progetti a rilevanza nazionale).
A due settimane di età, il pianto rappresenta il 97% dei suoni emessi dal neonato, ma non tutti i lamenti ci dicono la stessa cosa. Il pianto dei neonati è in generale un suono sgradevole e disarmonico, comunque mai casuale. Sebbene ogni bambino utilizzi una personale combinazione di parametri acustici, si può tuttavia distinguere, dal ritmo, dall’intensità e dalle pause, un pianto di fame, di dolore, di stanchezza o di richiamo.
Ed ecco il “traduttore”
Pianto intermittente: noia
Pianto forte e continuo: dolore
Pianto singhiozzante: fame
Pianto crescente: stanchezza
La risposta dei genitori determina delle conseguenze. Se nei primi tre mesi di vita il genitore accorre al pianto del neonato per tenerlo in braccio o cullarlo, i pianti man mano diminuiranno di intensità e durata.
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