NELLA LETTERA UN PADRE UN DUBBIO ATROCE ? MIA FIGLIA SI DROGA?
Nella lettera di un padre un dubbio atroce: "Mia figlia si droga?"
Un percorso, a volte tortuoso, quello che devono
attraversare i genitori per scoprire se i loro figli assumono
stupefacenti. E meno dialogo c'è, più difficile è la strada da
percorrere per arrivare alla propria verità. La società offre due
alternative alle madri e ai padri che vogliano andare a fondo e far
analizzare una sostanza trovata in possesso di un figlio: denunciarlo
alle forze dell'ordine, e attendere che la magistratura faccia il suo
corso, ordinando l'esame della sostanza nelle strutture competenti, o
pagare 'privatamente' aggirando la legge.
A questo proposito
pubblichiamo di seguito la lettera di un lettore di Roma, che ci ha
scritto dopo aver trovato nella stanza della figlia una bustina con una
'erbetta' particolare, raccontandoci la sua storia. sono un padre come tanti, che ha una figlia come tante. Ma
ognuno vive la sua quotidianità, e spero che raccontando la mia storia,
potrò essere d'aiuto ai tanti genitori alle prese con le difficoltà che
questo 'mestiereì comporta. Soprattutto quando si teme che la piaga
della droga entri a casa propria. È quello che è accaduto a me. Giorni
fa, entrando nella stanza di mia figlia, una 14enne che come molte
ragazze della sua età non parla molto, ho avuto un tuffo al cuore:
aprendo il suo cassetto per metterci una foto che avevamo scattato la
scorsa estate, ho intravisto una bustina trasparente contenente
un'erbetta che mi ha fatto subito pensare a una sostanza stupefacente.
Allarmato,
ho iniziato a chiamare alcuni numeri per andare a fondo sulla vicenda:
ho provato con i Sert, ma mi hanno risposto che in queste strutture si
può verificare solo attraverso i campioni di urine se uno ha assunto
droghe. Ma mi hanno consigliato, visto che volevo sapere come fare per
analizzare l'erba trovata, di chiamare alcuni numeri verdi. Anche in
questo caso, un altro buco nell'acqua: ho fatto più volte i numeri
dell'Agenzia per le tossicodipendenze del Comune di Roma e quello di
'Droga che fare', ma nel primo caso, visto che il numero verde era
attivo solo 4 ore giornaliere, mi rimandavano a 'Droga che fare'. In
questo caso il telefono squillava, ma invano: ho atteso la prima volta
oltre 15 minuti, e la seconda altri sette, ma poi ho riappeso. Ho
cercato altri numeri su Internet, e mi sono imbattuto nell'Associazione
osservatorio droga: qui mi hanno detto di contattare il reparto di
tossicologia del Polo universitario ospedaliero del Gemelli. A quel
punto ho chiamato e fortunatamente in questo caso mi hanno risposto
subito.
Al Gemelli mi hanno detto che loro facevano questo tipo
di analisi, ma non potevano farlo se non con una richiesta dell'autorità
giudiziaria. Diverso il discorso per l'analisi di un campione
biologico, per cui dovevo pagare un semplice ticket. "Deve portare la
bustina con l'erba in commissariato o dai carabinieri", mi hanno detto
dal laboratorio di tossicologia. "Lei mi dice che dovrei denunciare mia
figlia?" Gli ho risposto. "Sì, è questa la procedura per verificare se
si tratta di droga - hanno aggiunto - lei fa la segnalazione alle forze
dell'ordine, le quali la inoltrano all'autorità giudiziaria. A quel
punto il magistrato che prende in mano il fascicolo ci ordina di
analizzare la sostanza, e solo allora possiamo effettuare l'esame. Lei
capisce, non possiamo farlo privatamente. Se qui venisse un trafficante
in incognito gli diremmo se la droga che possiede è 'buona' o meno…".
Sentendomi
molto preoccupato, il medico del laboratorio mi ha detto se potevo
descrivergli l'erba, per aiutarmi a capire cosa poteva essere: abbiamo
discusso a lungo, ma in me è rimasto il dubbio. Così ho chiesto aiuto a
un mio amico avvocato, che ha delle conoscenze tra forze dell'ordine e
magistrati, e mi ha messo in contatto con loro. Parlando con un
carabiniere del Nas, ho avuto l’amara conferma: “Sì, lei dovrebbe
presentare una denuncia dove dice che ha ritrovato in camera di sua
figlia una bustina con un’erba sospetta e chiede un nostro intervento.
Noi inoltriamo la segnalazione in Procura, ed ecco che poi verrà
verificato se si tratta di droga”. Assurdo, dovrei denunciare mia
figlia...ma poi cosa le potrebbe accadere? La risposta me la dà un
magistrato: "È chiaro che la denuncia va fatta, ma è altrettanto chiaro
che quella denuncia può mettere seriamente nei guai la ragazza. Se il
quantitativo è penalmente rilevante la giovane rischia, se invece è
basso non c’'è reato perché viene considerato per solo uso personale".
Ma
allora è tutto vero! Possibile che non ci sia un altro modo per non
fare tutta questa trafila che tra l'altro andrebbe a marchiare a vita
mia figlia? Non mi arrendo, e vado in un laboratorio di analisi comune,
tento il tutto per tutto. Ecco che qui si presenta una possibilità: "Noi
non facciamo queste analisi - mi dicono - ma ci sono laboratori privati
specializzati, ora lo fanno anche i laboratori di tossicologia forense
delle Università". Anche in quest'ultimo caso, penso, chiedendo
l'analisi dell'erba farò scattare una segnalazione. Provo ad informarmi,
e attraverso Internet trovo tre numeri di altrettanti atenei. Inizio
con quello di Napoli, dove riesco a parlare direttamente con la persona
competente, che mi dice che da loro si effettuano esami del genere, a
pagamento. "Lei deve prenotare lasciando nome e cognome - mi
suggeriscono - poi porta la sostanza che verrà sottoposta a screening.
Tutto in maniera molto riservata e senza alcuna segnalazione. I
risultati verranno consegnati a lei direttamente".
Sorpreso
della riservatezza, di questa possibilità di restare
nell'anonimato, chiedo quanto costa. "Per una sola sostanza da
analizzare 100 euro", rispondono. La mia ricerca continua, chiamo
all'università di Padova, dove, volendo capire se i prezzi sono gli
stessi o cambiano, dico che ho trovato una bustina con un'erba e delle
pasticche. Anche qui mi rispondono che tutto avverrà in assoluta
riservatezza, ma il prezzo sale: per due sostanze, ci vogliono 300 euro
(150 l'una). Infine l'ateneo di Bari, che mi ha confermato la procedura
degli altri due atenei, ma con un costo variabile che dipende, a detta
di un medico barese, dall'analisi del tipo di sostanza: per un solo
campione, si va dai 150 ai 200 euro. Che devo fare?"
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