Regione Lombardia, anche i centri antiviolenza sulle donne diventano un business
Con le grinfie di un falco e la grazia di una colomba oggi s’è
appioppata nella mail Sara news, un fulmine, uno choc, uno show, o
meglio una newsletter a colori e dolori per Maroni e la sua giunta. Sara
Valmaggi è la vicepresidente del consiglio regionale, s’è presa la
carica più dannata dello Stivale e adesso ci delizia scagliando frecce
avvelenate attraverso il Web. E aggredisce subito l’inferno padano (la
nostra Siberia), la Lombardia nera di smog e di torbidume pirellonico
con una questione diabolica. Possono i centri anti-violenza a tutela
delle donne trasformarsi nel solito business regionale? Sara Valmaggi
racconta una cupa storia di voucher e della libertà di scelta fra
gestori diversi. Questi regionali, innanzitutto l’assessore alla sanità
Mario Mantovani fiutano forse l’affare della creazione di centri
antiviolenza cattolici per far concorrenza a quelli creati dalle donne
liberamente? C’è da aspettarsi di tutto dai regionali. Meglio però
leggere Sara Valmaggi, ecco uno dei messaggi contenuti nella sua
newsletter. Che conferma il dubbio nei suoi tratti essenziali!
Per essere efficaci le politiche di contrasto alla violenza di genere
devono essere integrate. Il piano regionale per il welfare, approvato
dalla giunta il 21 maggio scorso, pone fra i propri obiettivi il
contrasto alla violenza di genere, indicando fra le priorità anche
l’apertura di nuovi centri antiviolenza. L’obiettivo è certamente
apprezzabile ma gli strumenti messi in campo per raggiungerlo non sono
condivisibili. Si ipotizza infatti una modalità di finanziamento
tramite voucher. Quello che serve è prima di tutto finanziare i centri
che già ci sono, e che finora si sono autofinanziati, anche con grandi
difficoltà. Quello che è fondamentale è applicare la legge già in
vigore, ma ad oggi non ancora finanziata, sulla violenza sulle donne e trovare modalità di coordinamento per rafforzare la rete informale già esistente sul territorio. E’ questo l’unico modo per sostenere le donne vittime di violenza e prevenire la diffusioni dei reati.
vigore, ma ad oggi non ancora finanziata, sulla violenza sulle donne e trovare modalità di coordinamento per rafforzare la rete informale già esistente sul territorio. E’ questo l’unico modo per sostenere le donne vittime di violenza e prevenire la diffusioni dei reati.
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