21 maggio 2013

IL MIRACOLO DI PRIMAVERA DEL PAPA FRANCESCO

Il miracolo di primavera del Papa

Vatileaks, Ior, corvi e pedofilia? Non se ne parla più. Merito di messaggi forti. E di un esempio che non finisce mai

Quanti germogli ha la primavera di Papa Francesco. Quante gemme. Sembra passato un secolo dai tempi bui di Vatileaks e delle lobby gay nella Chiesa.
Ieri c'erano oltre duecentomila persone ad assistere alla messa di Pentecoste, momento culminante della due giorni di incontro con gli appartenenti ai movimenti ecclesiali. Dall'Azione cattolica ai Focolari, dai Carismatici a Comunione e Liberazione, dalla Comunità di Sant'Egidio ai Neocatecumenali e a molti altri provenienti da tutto il mondo: tutti senza gli abituali striscioni di rappresentanza. Non c'era giornata più appropriata per radunarli in piazza San Pietro, tornata a essere «grazie ai mass media», come disse Bergoglio nel primo Angelus del suo pontificato, «il centro del mondo». Lo Spirito Santo, infatti, è suscitatore di tutti i carismi. Dei mille fiori germogliati dentro la Chiesa. Per l'occasione Francesco ha aggiornato quell'immagine parlando di piazza San Pietro come di «un Cenacolo a cielo aperto». Oltre duecentomila fedeli superano i 150mila che si erano riversati davanti alla Basilica in occasione della messa d'insediamento del nuovo pontefice, il 19 marzo scorso, giusto due mesi fa. Ieri traboccava di pellegrini anche tutta via della Conciliazione, percorsa dal Pontefice sulla jeep bianca per salutare tutti, accarezzare i bambini, trasmettere il proprio entusiasmo. Così, ora, ripensando solo a poche settimane fa ci si accorge che si è passati dalla depressione e dalle paure che attanagliavano «la Città di Dio», all'orgoglio di far parte di questa Chiesa radunata in San Pietro per celebrare l'Anno della Fede indetto da Benedetto XVI.
«Siete un dono e una ricchezza per la Chiesa!», ha esclamato Bergoglio durante il Regina Caeli seguìto alla liturgia pentecostale, durante la quale non ha lesinato parole schiette e correzioni ai movimenti. Se il giorno prima aveva denunciato che ci si preoccupa «delle banche e non della gente che muore di fame» dimenticando «che i poveri sono la carne di Cristo», ieri ha sottolineato che lo Spirito Santo è portatore di «novità», di «armonia» e sorgente di «missione». Solo quando lo ascoltiamo, la diversità dei carismi diventa vera ricchezza per la Chiesa. Invece, «quando siamo noi a voler fare la diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi, nei nostri esclusivismi, portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare l'unità secondo i nostri disegni umani, finiamo per portare l'uniformità, l'omologazione».
È un catechismo paterno ma anche esigente quello che papa Bergoglio diffonde in questa primavera di rinascita, testimoniata anche dal ritorno al sacramento della confessione. Un catechismo che non risparmia qualche rimprovero a chi ha ricevuto il dono della fede. Anche l'altro giorno, per esempio, ha ribadito che «la Chiesa non è una Ong», come rischia di diventare quando mette tra parentesi Gesù Cristo. Ma è un catechismo che muove sempre dall'iniziativa di Dio e dalla misericordia del Signore, più che dalla necessità di corrispondere a prescrizioni. O da disegni di egemonia politica e culturale sul mondo. «I teologi antichi - ha proseguito ieri mattina il pontefice - dicevano che l'anima è una specie di barca a vela, lo Spirito Santo è il vento che soffia nella vela per farla andare avanti, gli impulsi e le spinte del vento sono i doni dello Spirito». Il quale «ci fa entrare nel mistero del Dio vivente e ci salva dal pericolo di una Chiesa gnostica e autoreferenziale, chiusa nel suo recinto». Dopo i «cristiani da salotto», tocca a un altro vizio intellettuale che colpisce anche la Chiesa di Roma, ripiegata su se stessa.
Sulla quale finalmente soffia il vento del nuovo Papa. Guardiamoci ancora indietro: rispetto a qualche mese fa non si sente quasi più parlare di corvi e Vatileaks. Di Ior e pedofilia. Senza essere superficiali, come si è visto di recente con la penitenza decisa per il cardinal O'Brien, i problemi vengono riportati alla loro dimensione. Ma per curare le piaghe non si parte dalla messa a punto di una morale o di una tecnica chirurgica. Bensì dalla fede. Ovvero dalla coscienza che Dio salva il mondo.
 

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