Il miracolo di primavera del Papa
Vatileaks, Ior, corvi e pedofilia? Non se ne parla più. Merito di messaggi forti. E di un esempio che non finisce mai
Quanti germogli ha la primavera di Papa
Francesco. Quante gemme. Sembra passato un secolo dai tempi bui di
Vatileaks e delle lobby gay nella Chiesa.
Ieri c'erano oltre duecentomila persone
ad assistere alla messa di Pentecoste, momento culminante della due
giorni di incontro con gli appartenenti ai movimenti ecclesiali.
Dall'Azione cattolica ai Focolari, dai Carismatici a Comunione e
Liberazione, dalla Comunità di Sant'Egidio ai Neocatecumenali e a molti
altri provenienti da tutto il mondo: tutti senza gli abituali striscioni
di rappresentanza. Non c'era giornata più appropriata per radunarli in
piazza San Pietro, tornata a essere «grazie ai mass media», come disse
Bergoglio nel primo Angelus del suo pontificato, «il centro del mondo».
Lo Spirito Santo, infatti, è suscitatore di tutti i carismi. Dei mille
fiori germogliati dentro la Chiesa. Per l'occasione Francesco ha
aggiornato quell'immagine parlando di piazza San Pietro come di «un
Cenacolo a cielo aperto». Oltre duecentomila fedeli superano i 150mila
che si erano riversati davanti alla Basilica in occasione della messa
d'insediamento del nuovo pontefice, il 19 marzo scorso, giusto due mesi
fa. Ieri traboccava di pellegrini anche tutta via della Conciliazione,
percorsa dal Pontefice sulla jeep bianca per salutare tutti, accarezzare
i bambini, trasmettere il proprio entusiasmo. Così, ora, ripensando
solo a poche settimane fa ci si accorge che si è passati dalla
depressione e dalle paure che attanagliavano «la Città di Dio»,
all'orgoglio di far parte di questa Chiesa radunata in San Pietro per
celebrare l'Anno della Fede indetto da Benedetto XVI.
«Siete un dono e una ricchezza per la Chiesa!», ha esclamato
Bergoglio durante il Regina Caeli seguìto alla liturgia pentecostale,
durante la quale non ha lesinato parole schiette e correzioni ai
movimenti. Se il giorno prima aveva denunciato che ci si preoccupa
«delle banche e non della gente che muore di fame» dimenticando «che i
poveri sono la carne di Cristo», ieri ha sottolineato che lo Spirito
Santo è portatore di «novità», di «armonia» e sorgente di «missione».
Solo quando lo ascoltiamo, la diversità dei carismi diventa vera
ricchezza per la Chiesa. Invece, «quando siamo noi a voler fare la
diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi, nei nostri
esclusivismi, portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare
l'unità secondo i nostri disegni umani, finiamo per portare
l'uniformità, l'omologazione».
È un catechismo paterno ma anche esigente quello che papa Bergoglio
diffonde in questa primavera di rinascita, testimoniata anche dal
ritorno al sacramento della confessione. Un catechismo che non risparmia
qualche rimprovero a chi ha ricevuto il dono della fede. Anche l'altro
giorno, per esempio, ha ribadito che «la Chiesa non è una Ong», come
rischia di diventare quando mette tra parentesi Gesù Cristo. Ma è un
catechismo che muove sempre dall'iniziativa di Dio e dalla misericordia
del Signore, più che dalla necessità di corrispondere a prescrizioni. O
da disegni di egemonia politica e culturale sul mondo. «I teologi
antichi - ha proseguito ieri mattina il pontefice - dicevano che l'anima
è una specie di barca a vela, lo Spirito Santo è il vento che soffia
nella vela per farla andare avanti, gli impulsi e le spinte del vento
sono i doni dello Spirito». Il quale «ci fa entrare nel mistero del Dio
vivente e ci salva dal pericolo di una Chiesa gnostica e
autoreferenziale, chiusa nel suo recinto». Dopo i «cristiani da
salotto», tocca a un altro vizio intellettuale che colpisce anche la
Chiesa di Roma, ripiegata su se stessa.
Sulla quale finalmente soffia il vento del nuovo Papa. Guardiamoci
ancora indietro: rispetto a qualche mese fa non si sente quasi più
parlare di corvi e Vatileaks. Di Ior e pedofilia. Senza essere
superficiali, come si è visto di recente con la penitenza decisa per il
cardinal O'Brien, i problemi vengono riportati alla loro dimensione. Ma
per curare le piaghe non si parte dalla messa a punto di una morale o di
una tecnica chirurgica. Bensì dalla fede. Ovvero dalla coscienza che
Dio salva il mondo.
Vatileaks, Ior, corvi e pedofilia? Non se ne parla più. Merito di messaggi forti. E di un esempio che non finisce mai
Quanti germogli ha la primavera di Papa
Francesco. Quante gemme. Sembra passato un secolo dai tempi bui di
Vatileaks e delle lobby gay nella Chiesa.
Ieri c'erano oltre duecentomila persone
ad assistere alla messa di Pentecoste, momento culminante della due
giorni di incontro con gli appartenenti ai movimenti ecclesiali.
Dall'Azione cattolica ai Focolari, dai Carismatici a Comunione e
Liberazione, dalla Comunità di Sant'Egidio ai Neocatecumenali e a molti
altri provenienti da tutto il mondo: tutti senza gli abituali striscioni
di rappresentanza. Non c'era giornata più appropriata per radunarli in
piazza San Pietro, tornata a essere «grazie ai mass media», come disse
Bergoglio nel primo Angelus del suo pontificato, «il centro del mondo».
Lo Spirito Santo, infatti, è suscitatore di tutti i carismi. Dei mille
fiori germogliati dentro la Chiesa. Per l'occasione Francesco ha
aggiornato quell'immagine parlando di piazza San Pietro come di «un
Cenacolo a cielo aperto». Oltre duecentomila fedeli superano i 150mila
che si erano riversati davanti alla Basilica in occasione della messa
d'insediamento del nuovo pontefice, il 19 marzo scorso, giusto due mesi
fa. Ieri traboccava di pellegrini anche tutta via della Conciliazione,
percorsa dal Pontefice sulla jeep bianca per salutare tutti, accarezzare
i bambini, trasmettere il proprio entusiasmo. Così, ora, ripensando
solo a poche settimane fa ci si accorge che si è passati dalla
depressione e dalle paure che attanagliavano «la Città di Dio»,
all'orgoglio di far parte di questa Chiesa radunata in San Pietro per
celebrare l'Anno della Fede indetto da Benedetto XVI.
«Siete un dono e una ricchezza per la Chiesa!», ha esclamato
Bergoglio durante il Regina Caeli seguìto alla liturgia pentecostale,
durante la quale non ha lesinato parole schiette e correzioni ai
movimenti. Se il giorno prima aveva denunciato che ci si preoccupa
«delle banche e non della gente che muore di fame» dimenticando «che i
poveri sono la carne di Cristo», ieri ha sottolineato che lo Spirito
Santo è portatore di «novità», di «armonia» e sorgente di «missione».
Solo quando lo ascoltiamo, la diversità dei carismi diventa vera
ricchezza per la Chiesa. Invece, «quando siamo noi a voler fare la
diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi, nei nostri
esclusivismi, portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare
l'unità secondo i nostri disegni umani, finiamo per portare
l'uniformità, l'omologazione».
È un catechismo paterno ma anche esigente quello che papa Bergoglio diffonde in questa primavera di rinascita, testimoniata anche dal ritorno al sacramento della confessione. Un catechismo che non risparmia qualche rimprovero a chi ha ricevuto il dono della fede. Anche l'altro giorno, per esempio, ha ribadito che «la Chiesa non è una Ong», come rischia di diventare quando mette tra parentesi Gesù Cristo. Ma è un catechismo che muove sempre dall'iniziativa di Dio e dalla misericordia del Signore, più che dalla necessità di corrispondere a prescrizioni. O da disegni di egemonia politica e culturale sul mondo. «I teologi antichi - ha proseguito ieri mattina il pontefice - dicevano che l'anima è una specie di barca a vela, lo Spirito Santo è il vento che soffia nella vela per farla andare avanti, gli impulsi e le spinte del vento sono i doni dello Spirito». Il quale «ci fa entrare nel mistero del Dio vivente e ci salva dal pericolo di una Chiesa gnostica e autoreferenziale, chiusa nel suo recinto». Dopo i «cristiani da salotto», tocca a un altro vizio intellettuale che colpisce anche la Chiesa di Roma, ripiegata su se stessa.
Sulla quale finalmente soffia il vento del nuovo Papa. Guardiamoci ancora indietro: rispetto a qualche mese fa non si sente quasi più parlare di corvi e Vatileaks. Di Ior e pedofilia. Senza essere superficiali, come si è visto di recente con la penitenza decisa per il cardinal O'Brien, i problemi vengono riportati alla loro dimensione. Ma per curare le piaghe non si parte dalla messa a punto di una morale o di una tecnica chirurgica. Bensì dalla fede. Ovvero dalla coscienza che Dio salva il mondo.
È un catechismo paterno ma anche esigente quello che papa Bergoglio diffonde in questa primavera di rinascita, testimoniata anche dal ritorno al sacramento della confessione. Un catechismo che non risparmia qualche rimprovero a chi ha ricevuto il dono della fede. Anche l'altro giorno, per esempio, ha ribadito che «la Chiesa non è una Ong», come rischia di diventare quando mette tra parentesi Gesù Cristo. Ma è un catechismo che muove sempre dall'iniziativa di Dio e dalla misericordia del Signore, più che dalla necessità di corrispondere a prescrizioni. O da disegni di egemonia politica e culturale sul mondo. «I teologi antichi - ha proseguito ieri mattina il pontefice - dicevano che l'anima è una specie di barca a vela, lo Spirito Santo è il vento che soffia nella vela per farla andare avanti, gli impulsi e le spinte del vento sono i doni dello Spirito». Il quale «ci fa entrare nel mistero del Dio vivente e ci salva dal pericolo di una Chiesa gnostica e autoreferenziale, chiusa nel suo recinto». Dopo i «cristiani da salotto», tocca a un altro vizio intellettuale che colpisce anche la Chiesa di Roma, ripiegata su se stessa.
Sulla quale finalmente soffia il vento del nuovo Papa. Guardiamoci ancora indietro: rispetto a qualche mese fa non si sente quasi più parlare di corvi e Vatileaks. Di Ior e pedofilia. Senza essere superficiali, come si è visto di recente con la penitenza decisa per il cardinal O'Brien, i problemi vengono riportati alla loro dimensione. Ma per curare le piaghe non si parte dalla messa a punto di una morale o di una tecnica chirurgica. Bensì dalla fede. Ovvero dalla coscienza che Dio salva il mondo.
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