L’Olanda dell’eutanasia per neonati malformati e delle sentenze assurde sulla pedofilia
L’Olanda protestante e calvinista continua ogni giorno di più
ad allontanarsi dai valori cristiani. La spiritualità dell’ex regina
Guglielmina, bisnonna del sovrano in carica, è solo un lontano e
sbiadito ricordo.
Dopo aver legalizzato l’uso delle droghe, aver introdotto il diritto
all’eutanasia nel 2001, aver addirittura dato l’idea di tollerare
persino la pedofilia con sentenze assurde come quella che ha impedito lo
scioglimento e la messa al bando di un club pedofilo, adesso è arrivata
la proposta dei medici olandesi con richiesta della dolce morte per i
neonati malformati.
Il pediatra Eduar Verhagen ha giustificato
l’esigenza di accelerare il decesso dei bimbi nati con deformazioni
irreparabili, con la necessità di evitare i tempi lunghi che il neonato
può impiegare per spegnersi, costringendo dottori e genitori ad
assistere impassibili alle sue sofferenze. C’è quasi uno sfondo di umana
pietà nel desiderio di affrettare il più possibile la morte. Qualcuno
obietterà: ma se il neonato nasce malformato e non ha alcuna possibilità
di sopravvivere, che senso ha lasciarlo vivere un mese in più? Il punto
è proprio questo. Non sta all’essere umano decidere come e quando un
proprio simile deve morire, sia esso un bimbo appena nato o un adulto
allo stato terminale. Solo Dio può staccare la spina che ci tiene in
vita, quella stessa vita che, nel bene o nel male, ci è stata donata e
che, nel bene o nel male, siamo chiamati ad accettare nella salute come
nella malattia. Un principio fondamentale che dovrebbe essere condiviso
da tutti i cristiani ma che invece continua ad essere difeso unicamente
dai cattolici. Il protestantesimo, ed il calvinismo olandese in
particolare, hanno abbracciato nel corso degli anni una visione del
cristianesimo sempre più liberale e laicista, nella convinzione di
interpretare così i segni e le aspettative dei tempi. Il protestantesimo
ha sostituito la testimonianza con la convenienza, adattando la Bibbia
ai dogmi del secolarismo per poter convivere più facilmente in un mondo
che considera Dio un prodotto di fantasia. Permangono nel calvinismo
frange integraliste che si oppongono all’aborto, al riconoscimento dei
matrimoni omosessuali, all’eutanasia, ma si tratta di minoranze tenute
ai margini della società e trattate con lo stesso disprezzo che
l’Occidente nutre per i talebani afghani. C’è quasi da
parte del mondo protestante una rincorsa a differenziarsi dal
cattolicesimo abbracciando il secolarismo. E così anche la vita diventa
un bene di consumo, da buttare nel momento in cui la salute cede il
posto alla sofferenza fisica ed alla malattia. Ma la storia dell’umanità
è una storia fatta anche di sofferenza, il male fisico è una costante
in ogni essere umano. Nessuno si è salvato, nemmeno i grandi della
storia, da Giulio Cesare che era epilettico finendo con
il Reagan affetto da alzheimer, sono stati immuni dalle sofferenze del
corpo. E poi c’è Cristo che è venuto al mondo proprio per insegnarci a
soffrire, a portare la croce, come ha fatto Giovanni Paolo II senza
mai nascondere al mondo il proprio calvario. Certo, nessun genitore ama
veder soffrire il proprio figlio soprattutto quando si tratta di
bambini. Ma è proprio nella sofferenza che si riscoprono i grandi valori
dell’amore e della solidarietà. Accelerare il decesso di un individuo,
neonato o adulto, pensando di alleviare il suo calvario non è un gesto
d’amore ma di puro egoismo. Rifiutare la croce significa rifiutare
Cristo. Un principio che dovrebbe unire tutti i cristiani, ma che al
contrario è destinato a diventare un altro motivo di profonda e
insanabile divisione.
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