MAESTRA ABUSANTE TENTA IL SUICIDIO
Tenta il suicido una delle maestre dell’asilo di Casarile.
Inutile ribadire che se non ci fossero stati i filmati delle intercettazioni ambientali della Polizia, i bambini non sarebbero stati creduti e la vergogna (non il fare i conti col proprio essere, ma solo la vergogna, perché soggetti così per le vittime non provano MAI nulla) non avrebbe fatto tentare il suicido a nessuno.L’articolo che segue è tratto da la Repubblica – autore: Sandro De Ricciardis.
Casarile, il racconto dell’orrore – “Papà, Elena la devi ammazzare”
I genitori dei 15 bambini dell’asilo raccontano i maltrattamenti subiti dai loro bambini
Lacrime, silenzi e la maestra che dice: “Non ho figli perché i bambini non mi piacciono”.
Inutile ribadire che se non ci fossero stati i filmati delle intercettazioni ambientali della Polizia, i bambini non sarebbero stati creduti e la vergogna (non il fare i conti col proprio essere, ma solo la vergogna, perché soggetti così per le vittime non provano MAI nulla) non avrebbe fatto tentare il suicido a nessuno.L’articolo che segue è tratto da la Repubblica – autore: Sandro De Ricciardis.
Casarile, il racconto dell’orrore – “Papà, Elena la devi ammazzare”
I genitori dei 15 bambini dell’asilo raccontano i maltrattamenti subiti dai loro bambini
Lacrime, silenzi e la maestra che dice: “Non ho figli perché i bambini non mi piacciono”.
Tra la giraffa di cartone e il pupazzo di Winnie the Pooh, oltre la
porta a forma di castello da dove affiora il sorriso di Topolino, le
fiabe erano un incubo quotidiano. Francesco, un anno, tornava a casa e
con le manine picchiava papà. E Alessandro, due anni, urlava a chiunque
“Monello!, monello!”, poi diceva: “Papà, Elena valla ad ammazzare”.
Alessia, tre anni, si sfogava con le bambole, le teneva a testa in giù,
le torturava con le dita. Come Chiara che non voleva fare la foto di
gruppo con le maestre, o “Luisa – racconta la mamma davanti al nido –
che a ogni rimprovero, a casa, si nascondeva sotto i mobili”.
Tra i colori dell´asilo “Piccoli Passi”, a Casarile, una trentina di genitori ha visto i figli cambiare giorno dopo giorno. “Filippo piangeva da quando si svegliava fino a quando arrivava qui – dice la madre -. Poi si ammutoliva. Sembrava terrorizzato”. Filippo, due anni e mezzo, ora sembra tranquillo sul seggiolino della Bmw del padre. Guarda al di là del vetro la gente che parla, e sembra capire che c´è lui nei dialoghi dei più grandi. “Mi diceva spesso ‘Elena è monella perché mi picchia, mi dà le botte’, ma come potevo prenderlo sul serio?” dice la madre con la voce di chi non si perdona di non aver dato peso a indizi che erano invocazioni d´aiuto. “Poi una volta ho affrontato Elena davanti a lui: ‘Elena, perché fai la monella e picchi Filippo?’ le ho chiesto. Mi aspettavo una risata, invece ha reagito in modo strano".
Poco più in là, ecco l´ordine quasi maniacale dei cento metri quadrati del nido. Regole e orari, segnati su muri e tabelle. Come l´ora della nanna, dalle 13 alle 15.30, quando i genitori non possono disturbare e i bimbi devono dormire “Altrimenti – hanno raccontato – sei costretto a stare seduto con la testa appoggiato al tavolino”. Ordini anche per “la cacca da fare a casa”. “Quando la bimba me l´ha detto non potevo crederci – dice una signora – ‘Mi da le botte se la faccio lì’ diceva”.
Racconti che hanno un altro peso, sotto la luce triste dell´inchiesta. Che fanno pensare a un´altra signora a quel dialogo paradossale per una educatrice di bambini. “Elena, perché non hai figli?”, le ha chiesto la mamma. “A me i bambini non piacciono" – ha risposto la maestra – "in casa poi fanno disordine”.
Tra i colori dell´asilo “Piccoli Passi”, a Casarile, una trentina di genitori ha visto i figli cambiare giorno dopo giorno. “Filippo piangeva da quando si svegliava fino a quando arrivava qui – dice la madre -. Poi si ammutoliva. Sembrava terrorizzato”. Filippo, due anni e mezzo, ora sembra tranquillo sul seggiolino della Bmw del padre. Guarda al di là del vetro la gente che parla, e sembra capire che c´è lui nei dialoghi dei più grandi. “Mi diceva spesso ‘Elena è monella perché mi picchia, mi dà le botte’, ma come potevo prenderlo sul serio?” dice la madre con la voce di chi non si perdona di non aver dato peso a indizi che erano invocazioni d´aiuto. “Poi una volta ho affrontato Elena davanti a lui: ‘Elena, perché fai la monella e picchi Filippo?’ le ho chiesto. Mi aspettavo una risata, invece ha reagito in modo strano".
Poco più in là, ecco l´ordine quasi maniacale dei cento metri quadrati del nido. Regole e orari, segnati su muri e tabelle. Come l´ora della nanna, dalle 13 alle 15.30, quando i genitori non possono disturbare e i bimbi devono dormire “Altrimenti – hanno raccontato – sei costretto a stare seduto con la testa appoggiato al tavolino”. Ordini anche per “la cacca da fare a casa”. “Quando la bimba me l´ha detto non potevo crederci – dice una signora – ‘Mi da le botte se la faccio lì’ diceva”.
Racconti che hanno un altro peso, sotto la luce triste dell´inchiesta. Che fanno pensare a un´altra signora a quel dialogo paradossale per una educatrice di bambini. “Elena, perché non hai figli?”, le ha chiesto la mamma. “A me i bambini non piacciono" – ha risposto la maestra – "in casa poi fanno disordine”.
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