19 marzo 2013

ULTIMI PENSIERI DI UN DROGATO 3 PARTE FINE ALLA SUA SOFFERENZA

ULTIMI PENSIERI DI UN DROGATO. 

TERZA E ULTIMA PARTE

Nel buio della stanza vedo luci. Verso un altro po’ di coca,tiro su senza esitazione. Aspetto l’effetto e mi rialzo prendendo l’eroina da una busta che avevo lasciato sul pavimento. Torno al tavolo,dopo aver preparato tutto stringo al braccio il laccio emostatico e mi faccio la siringa. Per due interi minuti non mi muovo,poi verso un altro bicchiere di wiscky,che tracanno subito. Ho quasi finito la bottiglia. Metto un disco di Bob Marley,le note di Jammi mi entrano nella testa come un ronzio di mille zanzare. Stasera ho deciso,voglio la mia overdose definitiva,la solitudine ha vinto,non ho più la voglia di andare avanti. Stamattina sono andato a farmi un controllo e l’esito è stato Sieropositivo. Deve essere stato quel ragazzo di qualche mese fa con cui mi sono bucato. Non lo conoscevo nemmeno,ma ho usato la sua stessa siringa. Questa notizia è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso,quella che mi ha portato alla mia decisione.
Mi alzo per l’ ultima volta,tremo sulle gambe mentre inizio a sentire il cuore che pian piano inizia ad accelerare. Arrivo al solito cassetto da dove caccio una pasticca di LSD,sarà quella che mi darà il colpo definitivo. Mi risiedo sulla sedia,bevo l'ultimo bicchiere seguito da una sniffata prima di prendermi quella pasticca fatale. Chiudo gli occhi,poi mando giù in un solo colpo. Ora devo solo aspettare.
In questi ultimi istanti mi viene in mente una canzone,una frase: …Perché un drogato è solo un malato di nostalgia... 



E’ vero,io dentro ho avuto sempre rimpianti. Nostalgia di una vita che non ho potuto avere,di un amore che ho cercato e mai trovato,di una quotidianità che non c’è mai stata. Sempre a vivere allo sbando,senza più mete,senza più sogni da portare avanti,senza voler trovare qualcosa in più nella mia esistenza. Io questo qualcosa ho smesso di cercarlo da quando Paola se n’è andata e ormai sono passati diciassette anni,che ho vissuto credendo che l’unica risoluzione fosse estraniarsi dalla realtà. La droga mi ha aiutato a vivere,nonostante sia la cosa che io odio di più a questo mondo.
Si dice che quando si muore si ha paura,io invece non ce l’ho,perché essa nasce dal fatto che si lascia sempre qualcosa a noi caro nel momento che ci si imbarca per l’ultimo viaggio.Io non devo lasciare niente invece a parte la solitudine.Tutto ciò che avrei avuto paura di perdere se l’è portato via Lei quando chiuse quella porta.
Un tepore mi prende il corpo,i miei occhi si fanno sempre più pesanti,inizio a fare fatica a respirare.
Le mie mani tremano e osservo queste braccia ormai consumate e scheletriche.
Un’ultima immagine assale i miei pensieri:quel professore del Liceo. Insegnava Italiano,parlava di ideali,parlava di vita e di libertà. Io lo ammiravo come fosse stato mio padre visto che un padre io non l’avevo mai avuto in realtà. Le sue parole mi segnarono dentro:Dopo il mio esame di maturità fu a lui che dissi di voler fare lettere,perché volevo essere come lui,un uomo onesto,un uomo che aveva vissuto la sua vita con dignità,che si era sentito libero nelle sue scelte. Mi disse che sarebbe stata una sciocchezza il fatto che io sarei diventato un semplice professore di liceo,che nella vita potevo aspirare a ben altro,perché ero un ragazzo troppo intelligente per finire ad insegnare ad una mandria ignorante e senza voglia di studiare di alunni: Mi salta alla mente quella frase:

“Sei intelligente,hai grandi capacità,non finire come me”

 Ma in fondo a cosa serve l’intelligenza se è sprecata in stupidità?

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