03 agosto 2013

GLI ABUSI SUI MINORI NON SONO SOLO FISICI


Abusi sui minori: non sono solo fisici

 

Robert Oscar Lopez, figlio di una lesbica , è cresciuto con due “mamme”. Sul sito di The White Witherspoon Institute, Public Discourse, ha pubblicato una interessante riflessione a proposito del tema dolorosissimo degli abusi sui minori: si può considerare l’abuso psicologico alla stessa stregua della violenza fisica? Il voler inculcare in un bambino il concetto di “normalità”, se ha due genitori dello stesso sesso, non comporta una colpevole ignoranza della ferita causata al bambino stesso dalla mancanza di una delle due figure di riferimento? Perché, allora, quando il genitore è single o quando c’è stato un divorzio si pone attenzione alla cura di detta ferita psicologica?


Il fatto è che la violenza emozionale può essere altrettanto grave quanto l’abuso fisico.
Quando il bambino soffre della mancanza della figura materna, ad esempio, le persone che ha intorno tendono a consolarlo e in qualche modo l’aiutano ad “elaborare il lutto”. Ma se il bambino che soffre la mancanza della mamma ha due “papà”, tutti intorno gli dicono che è normale: questo comporta che il piccolo si senta colpevole dei sentimenti che prova e dell’averli esternati. Se poi il messaggio gli giunge da figure che per lui hanno “autorità” (per esempio la nonna, la maestra, ecc.), allora la ferita provocata dal senso di colpa e di inadeguatezza è ancora più profonda. Certo, con i tempi che corrono, chi osasse sostenere che due genitori omosessuali sono occasione di abuso sui bambini, verrebbe relegato nella infame categoria degli omofobi, o peggio. Anche perché è “vietato” accostare la pedofilia alla omosessualità, dal punto di vista fisico.
Ma d’altronde l’autore citato ci tiene a sottolineare che non c’è automatica equivalenza tra abuso sui bambini (fisico o emozionale) e omosessualità. Né ritiene che i gay non siano in grado di prendersi cura amorevole dei bambini.
E’ però necessario ribadire una lapalissiana verità: la madre migliore del mondo non può essere padre, e il padre più presente e amorevole non può essere madre. E lo sanno bene i genitori single per divorzio o perché vedovi. E infatti è un male privare il bambino di una delle due figure di riferimento, in ogni caso: la morte è violenza. Il divorzio è un trauma, per i figli. Del resto per passare al bambino il concetto di “normalità” nell’avere due genitori dello stesso sesso, bisogna impedire ai genitori naturali di avere rapporti col piccolo, bisogna che nonni, zii, parenti e amici siano bene attenti a non “mostrare” la normalità di una coppia eterosessuale. E se non condividono l’ideologia del gender, saranno tenuti a distanza dal bambino. E a scuola si potrà ancora celebrare la Festa della Mamma o del Papà?…


E per quanto tutti si impegnino in tali “silenzi”, niente e nessuno può impedire al bambino di sentire comunque, la mancanza di una mamma o di un papà.
E in tale contesto non avrà mai il coraggio di esternarlo.
C’è perfino qualche genitore gay che ha avuto il coraggio di ammettere pubblicamente che i bambini che ha adottano continuano a sognare e a pensare a una mamma, nel loro cuore.
Ma per una voce coraggiosa che pone il problema, sono mille le voci che lo silenziano. E il non voler porre tale problema è in sé una grossa forma di abuso. Lo ha sofferto in prima persona l’autore, il quale dall’età di due anni sentiva di “dover” essere orgoglioso della sua famiglia anche se in realtà dentro soffriva.
La stessa esperienza è comune alla maggior parte dei figli di coppie omosessuali: senso di colpa, di inadeguatezza, incapacità di assumere un’identità sessuale (e problemi connessi), mancanza di stabilità, di un punto di riferimento… e per tutta la vita il timore di esternare il proprio malessere, in una società sempre più dominata dal totalitarismo delle lobby gay.
Uno studio di Mark Regnerus, lo scorso anno, ha posto il problema. Lopez e altri figli di genitori gay hanno cercato di dargli pubblicità: il dibattito è stato immediatamente spostato sul diritto dei gay a non essere discriminati, e sulla loro grande capacità d’amare: i figli ai gay servono anche a dimostrare quanto loro siano “buoni”, se poi essi hanno qualche problema, non importa. Anzi: stiano zitti. E in effetti c’è d’aver paura a parlare.
Ma tutti coloro che sono complici nell’imporre questo silenzio sono colpevoli di abuso su minori. E soprattutto i pediatri, gli psicologi e gli “opinion makers”.
Lopez ha anche lavorato con Doug Mainwaring , e ha confrontato la situazione dei figli con un genitore gay , single, o convivente con un partner di sesso opposto, con i “figli” della coppia gay: il trauma piscologico più evidente è sempre nei “figli” delle coppie gay. Infatti è solo in questo caso che il senso di mancanza della figura paterna o materna viene coercitivamente silenziato, nel bambino.
Dal quale, anzi, si “pretende” gratitudine, si pretende che il bambino ami come una mamma o un papà una persona che lui non può considerare una mamma o un papà: una “seconda” mamma non si può amare come la prima. Idem per il secondo papà. E prima o poi il bambino chiede: “Perché io non ho una mamma (o un papà)?” la risposta sarà tale da giustificare e gratificare i “genitori”, ma inevitabilmente silenzierà e colpevolizzerà il dolore per la mancanza, nel bambino.
Questa è violenza emozionale sui minori.

C.P.W.

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