28 febbraio 2013

PEDOFILIA AL FEMMINILE

PEDOFILIA AL FEMMINILE. 



Il detto che bisogna aspettare il cadavere del nemico in riva al fiume, perchè prima o poi passerà, è forse il più “vero” che ci sia, come ha dimostrato la recente condanna in cassazione di Apolloni dei Falsi Abusi.
La Condanna restituisce subito un minimo di serenità ai bambini abusati ed alle loro famiglie (comprese quelle che non hanno avuto la forza di continuare l’iter processuale). Servirà invece molto tempo per risanare le bugie dette e la contaminazione a tappeto che ha portato la lotta alla pedofilia e la tutela dei bambini abusati indietro di almeno trent’anni: e di cui dovranno pagare!!!!!!!!!!
Contaminazione che è stata dagli stessi accreditata sempre alle vittime, quando invece era evidente a tutti quale fosse il gioco e l’obbiettivo finale: rifarsi una verginità, sulla pelle degli altri.
Tra le mille fandonie, che nei giorni a seguire andremo ad analizzare, come già promesso ieri, c’era anche quella per cui la pedofilia al femminile non esistesse. Come se questa affermazione, servisse poi a far assolvere le donne chiamate in causa dalle vere vittime.
Ieri da un’associazione inglese, in collaborazione con Scotland Yard è arrivata questa notizia:
nella sola Gran Bretagna 64.000 persone, ovvero il 20% dei 320.000 britannici sospettati di essere pedofili, sarebbero donne. La notizia giunge dopo che alcuni giorni fa una maestra d’asilo di Plymouth, aveva confessato i suoi reati: ovvero l’avere per circa 9 mesi molestato i bambini della sua scuola.
Ancora una volta alle farneticazioni di singoli individui, ben collegati tra di loro, rispondono le cronache.
A proposito di Scotland Yard, piccola parentesi. Una delegazione a giorni verrà ricevuta da Scotland Yard (prima associazione italiana a ricevere questo beneficio)….ma (anche ) di questo avremo modo di parlarne ;-)
Innanzitutto la maggioranza degli abusi perpetrati da donne non viene denunciato. La pedofilia al femminile è infatti ancora un grosso taboo culturale, difficile da scardinare, e rafforzato dalla vergogna della vittima di chiedere aiuto, ma anche dall’elevata sofferenza che impedisce ogni azione specialmente quando l’abusante, ad esempio, è la propria madre (2% dei casi in Inghilterra).
Elena Martellozzo di Scotland Yard è intervenuta al corso per presentare la ricerca “Blue Island” realizzata proprio dalla Polizia inglese.
Durante tale ricerca sono state intervistate in carcere 18 donne, condannate per abusi a danno di minori.
In tutti i casi le loro vittime erano state ancora più isolate, di quanto normalmente non accada per la difficoltà a credere tali donne come delle predatrici. Inoltre si è riconfermato che l’equazione bimbo abusato adulto abusante era errata non avendo avuto nessuna di queste un passato di vittima.
La percezione sociale presenta le donne come “sessualmente inoffensive”, ancorate “ad un istinto di protezione” che allontana l’idea di vederle come abusanti. Invece una piccola ma significativa percentuale di donne abusano sessualmente. Il fatto che non se ne parli rende le vittime ancora più isolate e sole.
Uno studio scientifico canadese, presentato in una conferenza a Toronto ha dato un quadro preciso della situazione:
5 milioni di canadesi sono stati abusati da piccoli: la percentuale è di un bambino su 7 ed una bambina su 4. Il 10% degli abusanti era di sesso femminile. Bassa percentuale, certo, ma che porta il numero totale a ben 500mila vittime della pedofilia al femminile.
Se il dato vi sembra esagerato, dicono i ricercatori, immaginiamoci che solo l’1% delle vittime siano state abusate da donne, bene il dato è di “sole” 50mila vittime.

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