30 dicembre 2012

EMERGENZA ATTUALE TRAGEDIA FUTURA

Sahel: emergenza attuale, tragedia futura 

 

In quella vasta porzione di terra che si stende tra il Sahara e l'Africa tropicale, il Sahel c'è una vicenda che si ripete 645 mila volta ogni anno.E' la drammatica vicenda di un Bambino che perde la Vita
Muore, il protagonista di questa disgrazia quotidiana, a causa di malanni che "dalle nostre parti" hanno il solo potere di mettere a letto i nostri figli per qualche giorno, quando non è stato un semplice vaccino a scongiurarli per sempre. E se a uccidere questo bambino non è il raffreddore e la totale mancanza di misure per curarlo, se non è quel colera di cui in Occidente non si ha quasi più memoria, è la fame. Il 35% dei decessi infantili annui è provocato, in questa regione, dalla malnutrizione. Ad essa si aggiungono fattori di crisi che, come le inondazioni, abbrutiscono le condizioni della popolazione, quella superstite, fino al limite estremo della sopravvivenza, e riducono drasticamente le possibilità d'intervenire. Dall'inondazione alla siccità è un passo che il clima, da quelle parti, compie con estrema leggerezza. Le conseguenze sono scarsità di raccolti, moria di bestiami e massicci sfollamenti. Mezzo milione di persone sono state colpite da alluvioni in Niger, 700.000 in Ciad e 300.000 in Senegal. E se non sono i funesti capricci del cielo e della terra, è l'instabilità politico-sociale - basti menzionare il golpe in Mali - a rendere problematici, spesso con esiti paralizzanti, l'invio e la distribuzione degli aiuti.
Alla fine del 2011 la stima di bambini a rischio malnutrizione nel Sahel, per il concorso di tutte le cause sopracitate, superava i 4 milioni. L'UNICEF ne ha salvati oltre 734.000, e un totale di 850.000 sarà raggiunto dalle cure entro la fine di quest'anno. Ne restano ancora molti, troppi. 3 milioni sono i bambini a rischio malnutrizione moderata, più di 1 milione quelli che invece rischiano la malnutrizione acuta grave, variante fulminea e letale. Per loro è stato scritto un destino meno fortunato, miseramente breve. Si è soliti sintetizzare l'enorme tragedia, per ovvie esigenze di divulgazione, sotto la sigla di "mortalità infantile". Ma quando parliamo, scriviamo e leggiamo di mortalità infantile può accadere - e il più delle volte accade - che la reale entità della disgrazia non varchi la soglia della nostra sensibilità, che non giunga alle terminazioni semplicemente umane della nostra coscienza. Dietro una sigla o una definizione vagamente clinica come "malnutrizione" e in generale nella grammatica dell'informazione, nel cumulo di vittime sepolte da un cifra a sei zeri, lì sotto c'è ogni singola malattia, ogni singola fame. I nostri occhi gli sono irriducibilmente lontani, ma il corpicino ossuto di quel bimbo è lì, senza retorica.
Il Sahel rappresenta una cospicua parte di quei 200 milioni di bambini che soffrono di malnutrizione in tutto il mondo. Salvarlo costituisce una delle più ardue sfide umanitarie del pianeta. Troppo a lungo questa meravigliosa striscia di terra africana è stata il capezzale di agonie premature. Il risveglio e la collaborazione d'istituzioni, cittadini e politica è la sola via d'uscita, il solo modo di evitare che l'ennesimo dramma annunciato si risolva in tragedia.

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