26 febbraio 2013

RAPE DRUG LA DROGA DELLO STUPRO E ' ....

Rape Drug. La droga dello stupro è fra noi e pochi ne parlano... e se i media tacciono gli italiani chiudono gli occhi e non credono al pericolo...



Ricorderete il caso della discoteca Guernica di Pizzoli, in provincia de L'Aquila, la discoteca situata a cinquanta minuti d'auto da Teramo. Anche se nessuno ne parla più ne avrete memoria, perché il militare che si dice a febbraio stuprò in maniera assurda una ventenne è in cella con Salvatore Parolisi. Ebbene, la ragazza, ritrovata semi-nuda fra la neve, non ricorda nulla di quella sera. Il motivo pare di semplice soluzione: o ha esagerato in maniera assurda coi superalcolici, ma i barman del locale negano questa circostanza, o qualcuno le ha fatto assumere una sostanza chiamata "rape drug", droga dello stupro. Non è una cosa nuova, anche se poco o niente se ne parla sui media e l'allarme lo lanciano solo i poliziotti, già nel 2007 in Italia si contavano un centinaio di denunce per abusi subiti dopo aver ingerito tale sostanza. Le avevano fatte sia maschi che femmine a cui qualcuno, quasi mai identificato, aveva versato rape drug in una bevanda (coca cola, birra o alcolici). Ora la situazione, snobbata dalla grande informazione televisiva che preferisce altri argomenti, sta peggiorando in quanto sono in tanti a sapere che una delle sostanze malefiche, una rape drug in piena regola, è venduta in farmacia dietro prescrizione medica. Si chiama Alcover, ed è la stessa consegnata in mano a ragazzi e adulti, tutti con problemi di alcolismo, dai medici del Sert. Il problema nasce dal fatto che chi ne necessita potrebbe avere amici o figli senza scrupoli... o essere lui stesso senza scrupoli. Inoltre non son pochi quelli che smettono di bere alcool ma diventano prigionieri della medicina, che iniziano ad assumere in dosi sempre maggiori perché crea euforia e disinibizione e perché, una volta tornati al mondo reale, non hanno né ricordi né sensi di colpa.
Non è pericoloso fornire di una simile arma le persone che hanno debolezze? Non sarebbe meglio dar loro una dose che copre tre giorni e controllare quanto ne usano in realtà? Primo perché si potrebbero rovinare ulteriormente la vita, secondo perché potrebbero, coscienti o no, rovinare quella di altri. E non solo loro possono tanto. Il mercato parallelo dei medicinali, su internet la gamma di aziende è vasta, può fornire anche quel prodotto senza una effettiva ricetta, senza che nessuno controlli e se ne accorga. Quell'uomo che si ferma in un locale per bersi una birra e si sveglia il giorno dopo steso in un fossato, chi deve ringraziare? Non solo le donne ne sono infatti vittime. Farla ingerire a un uomo significa poterlo rapinare senza aver problemi, in quanto difficilmente ricorderà il viso del malfattore incontrato per caso in un bar, farla ingerire alle donne significa cento volte su cento prepararle ad una violenza sessuale. Queste le parole di un poliziotto intervistato a fine 2007 da un giornalista del Resto del Carlino:

"Alcune donne si fanno visitare giorni dopo l’accaduto, visto che non ricordano nulla, e purtroppo i medici possono solo costatare l’avvenuta violenza carnale: le tracce di Ghb svaniscono dal corpo dopo 8-12 ore. La sostanza viene metabolizzata molto velocemente dall’organismo. Di conseguenza le denunce sono poche, visto che anche le vittime si sentono impotenti: non ricordano il volto dell’aggressore e altri particolari importanti. Temono magari anche di incolpare innocenti; temono di non essere credute. Insomma, è un fenomeno ancora nascosto, ma crescente e preoccupante. Ha preso piede in Gran Bretagna e ora anche in Italia è scattato l’allarme".

Cento denunce, ad ascoltare il poliziotto, erano poche perché la stragrande maggioranza non si rivolgeva alle forze dell'ordine. Ed il numero scarno significava, questo lo disse un politico (perché vi fu un'interpellanza parlamentare nel 2007), che i numeri dovevano essere come minimo decuplicati. Ora vi chiedo: "Qualcuno vi ha resi edotti sui pericoli che i vostri figli corrono quando sono fuori di casa? No, non vi ha informati nessuno perché i casi continuarono uno appresso all'altro anche dopo l'interpellanza e l'allarme lanciato dalle forze dell'ordine. Vi furono casi gravi ed altri per fortuna meno gravi, o quasi sventati, ma nessuno si occupò più della questione in maniera congrua preferendo minimizzarla. Vediamo alcuni brutti episodi accaduti nel 2008 a ragazze che avrebbero potuto essere nostre figlie:

Gennaio 2008: Una studentessa universitaria di 24 anni è stata drogata e stuprata, alcune notti fa, e poi lasciata nuda per strada. La giovane aspettava alcuni amici in un bar, quando è stata avvicinata da un ragazzo dai modi garbati che l'ha portata al tavolo e le ha offerto da bere. Dopo averla distratta, il ragazzo ha versato del Ghb nel drink, un farmaco anestetizzante che annebbia la mente. Così la ragazza non ha avuto la forza per opporsi. Solo dopo ore, all'alba del giorno dopo, ha ritrovato le forze per reagire al torpore ed è tornata a casa. Ma, altra particolarità della droga assunta, fatica a ricordare cosa le sia successo.

Luglio 2008: Un sabato sera in discoteca, l'incontro con un gruppo di nigeriani, una birra e poi il vuoto, fino al risveglio, la domenica mattina, nuda in un appartamento in via Maffucci, a Milano. Questo è quanto accaduto alla discoteca Matisse ad una giovane ragazza di 25 anni, impiegata, alla quale è stata somministrata la cosiddetta "droga dello stupro", una sostanza chimica inodore e insapore che, sciolta in un drink, è capace di sedare i muscoli e annullare i ricordi.
- Il copione è sempre lo stesso e il fenomeno, per gli investigatori della squadra Mobile della polizia e per la Procura, è ormai diventato preoccupante. La ragazza viene avvicinata in un locale o a una festa, lo sconosciuto attacca bottone e poi le offre da bere: un pretesto per versarle qualcosa nel bicchiere. E’ l’inizio dell’incubo: la ragazza perde lucidità fino a non capire più niente e a quel punto lui abusa di lei. Dall’inizio dell’anno a Bologna già tre sono gli episodi di questo tipo, in cui potrebbe essere stata usata l’ormai tristemente nota ‘rape drug’, su cui indaga la polizia. Nei primi due, le giovani hanno denunciato, rispettivamente, di essere stata stuprata e pesantemente molestata, nel terzo la vittima designata si è salvata solo grazie al provvidenziale intervento delle sue amiche. 
Il primo caso risale a gennaio. La vittima, di buona famiglia, partecipa a una festa in casa di amici in pieno centro. C’è molta gente, verso la fine la avvicina un giovane e le offre qualcosa da bere. Da quel momento in poi i ricordi diventano confusi. L’unica cosa certa è che, dopo un tempo che le pare infinito, si ritrova nella macchina dell’uomo, semi-svestita. Lui poi la lascia sotto casa e se ne va. Lei non riesce a ricordare cosa sia successo esattamente, ma non serve molta immaginazione. Va in Questura e denuncia: "Mi ha drogata con qualcosa, era nella bevanda che mi ha dato. Poi mi ha violentata". Non riesce però a fornire elementi utili a rintracciare l’uomo. 
Il secondo episodio nella notte del 1° giugno al Cassero: una ventiduenne viene avvicinata da un uomo che le fa bere qualcosa, per poi trascinarla fuori dal locale, nel retro, e molestarla sessualmente.
Terzo e ultimo caso, per fortuna non sfociato in violenza: una ventenne a luglio va con le amiche in un noto bar del centro, di quelli alla moda, dove fanno l’aperitivo i ragazzi con i vestiti griffati e le auto fiammanti. E’ il momento dell’happy hour: la ragazza beve un drink offertole da un giovane. Si sente poco bene, non riesce quasi a stare in piedi. Le amiche vedono la scena, la trascinano via e la riportano a casa.
Sempre il Resto del Carlino ci fece sapere che la provincia di Forlì-Cesena aveva adottato il metodo bere sicuro (la Romagna offre svaghi e di droghe è imbottita la notte dello sballo), un semplice coperchio che il barista inserisce sul bicchiere al momento in cui lo consegna. In questo modo si evitano le trappole sui banconi dei locali. Inoltre nel blog di un giornalista dello stesso quotidiano (Massimo Pandolfi è il giornalista e "Vite spericolate") Si raccontarono diverse disavventure capitate a causa della rape drug. Dopo averle lette alcuni lettori, spontaneamente, inviarono mail in cui raccontavano le loro esperienze. Faccio un copia-incolla:

1) Carlo, 25 anni, fiorentino. "Un anno fa, in un disco-pub, ero con un gruppo di amici. Ho bevuto un cocktail e ad un certo punto non ho capito più nulla. Non so cosa mi sia successo per 5-6 ore. Recentemente uno di questi miei amici mi ha detto: "Ti avevamo messo dentro l’extasy luquida".

2) Antonella e Marina, 20enni, romane. "la scorsa estate abbiamo conosciuto in discoteca due bei ragazzi. Ci hanno fatto bere. Già lì abbiamo cominciato a perdere il controllo. Poi ci hanno portato a casa loro. Ci siamo risvegliate la mattina successiva: eravamo nude nel letto. Nessuna delle due ricorda cosa è successo quella notte".

3) Fabrizio, 35 anni, infermiere romagnolo: «Un paio d’anni fa si sono presentate a mezzogiorno al Pronto Soccorso due ragazze. Piangevano, dicevano di essere state in discoteca con dei ragazzi che le avevano fatte bere e forse anche drogate. Non ricordavano nulla. Le abbiamo visitate: avevano avuto rapporti sessuali".

4) Marina, 30enne, bergamasca. "Con me è andata buca. Un tizio ci ha provato una volta in discoteca. Però l’ho beccato, nel senso che l’ho visto mentre versava qualcosa nel mio bicchiere di coca-coca. Gli ho fatto una scenata, lui diceva di calmarmi e che non era niente, mi sono alzata per andare a chiamare i buttafuori, ma quando sono tornata al tavolo lui non c’era più. Si era volatilizzato".

5) Francesco, 28 anni, bolognese. "E’ successo a un mio amico gay. Gli hanno messo qualcosa nel bicchiere e lui ricorda cos’è successo, ma mi ha raccontato che non aveva la forza di reagire. Ha avuto un rapporto sessuale con due uomini e ha fatto cose estreme, che non avrebbe mai voluto fare. E se ne è pentito. "Ma non ero io", mi ha detto".

6) Marzia, 18enne, perugina. "E’ successo due mesi fa, in una festa privata. Ho sempre avuto il dubbio che mi avessero messo qualcosa nel bicchiere, adesso dopo aver letto i vostri articoli ne ho quasi la certezza. Per qualche ora non ho capito nulla, non ricordo nulla; per fortuna nessuno ha abusato di me. Lo so per certo perchè ho ricontrollato minuto per minuto con le mie amiche tutti i miei spostamenti".

7) Giancarlo, 32enne, lombardo. "Ho un locale, qualche tempo fa ho cominciato a sospettare che un mio cliente facesse qualcosa del genere. Gli ho parlato a muso duro, vietandogli di entrare, altrimenti lo avrei denunciato alla polizia".

8) Maria, 50 anni, toscana. "Mia figlia 20enne è tornata a casa stravolta una mattina all’alba. Capii subito che era successo qualcosa: non l’avevo mai vista così. Lei si è chiusa a riccio ma dopo qualche giorno, piangendo, mi ha confessato che temeva di essere stata drogata. Siamo andate dai carabinieri"

Come si può ben notare solo in un caso ci si è rivolti ai carabinieri, negli altri si è lasciato perdere dando modo al malato sessuale di continuare a scorrazzare in lidi diversi. Ed infatti gli stupri non si sono fermati, vediamone uno capitato ad una ragazza l'anno passato:

Lodi, marzo 2011: "Ci siamo seduti su un muretto a bere un cocktail e dopo dieci minuti ho sentito un capogiro e non ho capito più nulla - ha raccontato la ragazza alla polizia di Lodi, che sta indagando sull' episodio in collegamento con la questura di Pavia -. Credo di aver quasi perso conoscenza: quando mi sono ripresa ero a terra, solo allora ho capito..."

Ed ecco cosa ha detto Alessandro Battista, dirigente della Squadra Mobile, a proposito della denuncia e del fenomeno "rape drug": "E probabile che la ragazza sia stata drogata. Non sarebbe la prima volta che accade una cosa di questo genere nel nostro territorio. Nel corso di altre indagini, anche attraverso intercettazioni, abbiamo avuto riprova che ci sono giovani che sciolgono sostanze stupefacenti nei cocktail delle ragazze che hanno adocchiato, per poterne poi approfittare. Drink alla cocaina o al darkene, un farmaco molto potente, che agisce sul sistema nervoso e come effetti collaterali può avere riduzione della vigilanza e confusione. Le condizioni ideali per trasformare una giornata di svago in un incubo".
Le forze dell'ordine fanno quel che possono, lanciano l'allarme e si aspettano che qualcuno li segua. Ma se i poteri forti e i media non recepiscono noi comuni mortali saremo destinati a dimenticare e a non stare in guardia sui pericoli in cui incorrono i nostri ragazzi (ma anche donne e uomini adulti sono incappati in disavventure da rape drug). Ed i pochi blogger che ne parlano sono destinati a leggere anche commenti che sminuiscono il problema. Quasi che la gente non imboccata dal giornale di maggiore diffusione, che magari segue un potere ed è di parte (anche le industrie farmaceutiche figurano essere sponsor), non creda al pericolo e voglia chiudere gli occhi in attesa che i media (anche loro sponsorizzati) dopo aver dormito si sveglino e lo sollevino.. 
ecco anche un buon motivo per darci le vostre segnalazioni in Children Protection .world 

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