Terni, l’incubo di due sorelline nigeriane tra violenza sessuale, botte e minacce
Denunciato il padre che le ha picchiate e trascurate e il cugino, autore della violenza sessuale sulla più grande. La madre le ha abbandonate da anni
Tra le pagine del suo diario, un’adolescente nigeriana ha scritto: «Non
riesco ad avere rapporti di amicizia con i maschi, appena vedo un uomo
che mi guarda in modo strano corro più velocemente che posso». È la
sintesi di un incubo. Durato otto anni, ma che per lei, che ha 15 anni e
per la sorellina di 12, sarà difficilissimo da dimenticare.
L’abbandono Le due sorelle sono nate in Italia, ma
quando avevano 7 e 4 anni la madre se ne è tornata in Nigeria e le ha
lasciate, con il padre che svolgeva il suo lavoro di ambulante fuori
città e le lasciava da sole, anche per lunghi periodi, affidandole ai
vicini e ad un suo cugino, sempre di cittadinanza nigeriana. Le bambine
cercavano di dare alla loro vita una parvenza di normalità, andando
anche a scuola, nonostante spesso si ritrovassero senza acqua, corrente
elettrica e gas perché il padre non pagava le bollette: spesso – hanno
raccontato i vicini – andavano a prendere l’acqua con dei secchi dalle
fontanelle in strada.
La denuncia Vicini che le ospitavano a pranzo e a
cena, ma che notavano un continuo andare e venire di cittadini nigeriani
nell’appartamento delle bambine, ormai diventate ragazze. Il padre si
giustificava con loro dicendo di ospitare dei connazionali di passaggio a
Terni, ai quali affidava anche la cura delle figlie, visto che si
doveva assentare anche per lunghi periodi. A gennaio, però, la maggiore
delle sorelle è andata in questura e si è rivolta all’ufficio minori per
sapere come fare per poter tornare a scuola, dato che era stata male e
la scuola non la riammetteva in classe senza il certificato medico.
Il clandestino Gli agenti hanno subito contattato i
servizi sociali e una rapida indagine ha portato all’allontanamento
delle ragazze dalla casa paterna: sono state affidate ad una
connazionale, vicina di casa, che già in passato si era presa cura di
loro. Lo stesso giorno, in un sopralluogo nell’abitazione, gli agenti vi
hanno trovato un cittadino nigeriano, risultato clandestino e con
documenti falsi, che è stato denunciato.
I sospetti Ma il dubbio che ci si potesse trovare di
fronte ad una storia di abusi ha fatto sì che si cercasse di conoscere –
senza successo – altri particolari della vita delle due ragazze. Una
svolta si è avuta quando la donna alla quale erano state affidate ha
dichiarato di non potersene più occupare, ammettendo poi alla fine di
aver paura del padre, che stava tornando in Italia. Le ragazze, allora,
sono state spostate in una struttura protetta, e lì, sentendosi più
sicure, hanno mostrato alle assistenti sociali i loro diari, dove
avevano annotato anni di maltrattamenti, sofferenze e, per la maggiore,
anche la violenza sessuale, subita quando aveva 12 anni, da parte del
cugino del padre – al quale era stata affidata insieme alla sorella – ed
andata avanti per qualche anno.
Le indagini Gli atti sono passati subito alla
squadra mobile che, in breve tempo, ha ricostruito un orrore fatto di
percosse, minacce, maltrattamenti, con addirittura in un episodio in cui
il padre aveva messo del peperoncino negli occhi della minore per
punirla per aver sbagliato un compito. Ovviamente l’uomo le
terrorizzava, dicendo di non dover raccontare a nessuno questi episodi e
per questo le ragazze non si erano mai rivolte a nessuno, neanche
quando erano state ferite a sangue. Gli agenti hanno trovato riscontri
anche in merito alla violenza sessuale, dato che la ragazza nel suo
diario aveva descritto perfettamente il luogo in cui si era consumata e
alcuni particolari del suo assalitore.
Le bestie Il padre, cittadino nigeriano di 43 anni, è
stato denunciato per maltrattamenti e abbandono di minore, per aver
fatto mancare alle figlie i mezzi di sussistenza; il cugino, nigeriano
di 36 anni, anch’egli residente a Terni, è stato denunciato per violenza
sessuale nei confronti di una minore affidatagli per ragioni di cura e
assistenza. Loro due, le sorelline, invece, sono già condannate. A fare i
conti con l’incubo.





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