India, stupro di gruppo: si suicida principale imputato
Il principale imputato nello stupro collettivo della studentessa
indiana, si sarebbe suicidato in carcere, secondo quanto reso noto dalle
autorità penitenziarie. L'uomo, 35 anni, si sarebbe impiccato nella sua
cella, di cui era il solo occupante, di primo mattino.
"Il
processo continua, non vi sono ragioni per cui debba essere sospeso", ha
detto un responsabile della polizia che lavora su questo caso.
Ram
Singh era l'autista dell'autobus dove è avvenuto lo stupro e, secondo
le ricostruzioni, il principale autore delle violenze sulla coppia. Era
detenuto nella prigione di massima sicurezza di Tihar ed era già
comparso più volte davanti al tribunale per rispondere delle accude di
sequestro, stupro e omicidio.
Rischiava la pena capitale.
"L'uomo ha annodato insieme tutti i
suoi vestiti, è salito su uno sgabello di legno e si è impiccato al
soffitto", ha raccontato un responsabile della prigione, Sunil Gupta. La
giustizia ha aperto un'inchiesta per determinare se vi sono state
carenze nella sicurezza.
Secondo il padre della ragazza indiana -
deceduta dopo due settimane di sofferenze in un ospedale di Singapore e
il cui nome non è mai stato reso noto - il suicidio di Singh rappresenta
una grave negligenza da parte delle autorità, che priva la famiglia del
suo diritto ad avere giustizia: "Non riusciamo a capire come la polizia
non sia riuscita a proteggere Ram Singh. Eppure sapevano che era il
principale accusato della morte di mia figlia", ha denunciato il padre.
"Perché gli hanno lasciato la libertà di scegliere come morire. La
polizia ha fallito e mi chiedo cosa ne sarà adesso del processo", ha
aggiunto. "Volevo semplicemente che mia figlia avesse giustizia - gli ha
fatto eco la madre - il principale accusato è morto. Forse lo ha ucciso
il suo senso di colpa".
Oltre a Ram Singh, altri quattro uomini,
di cui il fratello Mukesh, sono sotto processo presso la Corte
d'assisem con 13 capi d'imputazione. Una quinta persona, un 17enne, è
giudicato separatamente a causa della sua minore età e rischia una pena
massima di 3 anni.
Lo stupro di gruppo di questa ragazza indiana,
violentata mentre rientrava a casa dopo il cinema in compagnia di un suo
amico a Nuova Delhi, ha suscitato una reazione particolarmente forte in
tutto il Paese, facendo emergere la situazione di insicurezza e di
scarsa considerazione in cui vivono quotidianamente milioni di donne
indiane e la diffusa superficialità o addiritttura connnivenza di
polizia e magistratura nei frequenti casi di violenze e stupri.
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