21 marzo 2013

PEDOFILIA: QUANTI SONO GLI ORCHI DELLA PORTA ACCANTO?

Quanti sono gli orchi della porta accanto?

Scoperto in provincia di Roma un bancario in possesso di 105mila video pedopornografici

Pedofilia. Pedopornografia.  Ci sono notizie di fronte alle quali ogni parola è di troppo; ogni 'registro' di scrittura  non riesce a evocare sufficientemente la gravità dei fatti. L’impatto ricevuto con gli articoli letti ieri, sul caso del bancario 52enne della provincia di Roma, di cui le cronache riportano solo le iniziali S. A., il quale risulta essere una sorta di 'grossista' di video pedopornografici, alcuni con immagini di pratiche immonde su neonati, è stato dentro di me assai corrosivo.
Una scia di nausea si è impressa nei miei pensieri, il desiderio che vi fosse una sospensione dei principi di 'umanità' del giudizio e della pena propugnati da Cesare Beccaria. Quelli che hanno rappresentato la svolta della civiltà; ma la civiltà decade se i soggetti con cui si confronta sono seminatori d’inferno.
No, costoro non sono persone; e neanche bestie: perché le osservazioni etologiche non registrano la devianza da una catena di comportamenti, anche 'bestiali', come l’uccidere per sopravvivere, che si traduca in abuso sessuale, in particolare dei più piccoli ed indifesi. E, dunque, questo signore ogni giorno usciva di casa, si recava al lavoro, incontrava gente, conducendo un’esistenza che appariva 'normale'.



Una normalità che terminava alla tastiera del suo computer (si è scoperto, anche a quello della banca), dove diventava un demoniaco raccoglitore di abusi. Sposato, senza figli: forse un classico; come potrebbe essere considerato, probabilmente, un classico, se si risale alla sua storia personale, l’essere stato a sua volta abusato durante l’infanzia.
E’ letteralmente impossibile, sotto il profilo psicologico, che individui (in genere maschi… pedopornografia e violenza sessuale su minori sono fenomeni per lo più declinati al maschile), con un itinerario infantile sereno e senza traumi, approdino a qualsivoglia deviazione sessuale su minori.
E questo lo dico non indossando le insegne della sciamana dei labirinti della mente
– che ne circolano sin troppe, patinati oracoli della TV -  bensì da semplice osservatrice dello smarrimento emotivo che è il timbro di questi anni.



Che, in alcuni abusati, lungi dallo scoppiare in pedopornomania, si traduce in depressione, in abulia, in rifiuto del contatto fisico con gli altri,  in incapacità di risollevarsi da questo tarlo che roderà l’anima per tutta la vita   -a meno che non si trovi in sé stessi, magari col sostegno di una donna intelligente ed aperta, tenera e misericordiosa (ecco ricorrere i concetti propugnati da Papa Francesco) la forza di voltar pagina-; in altri si manifesta in un’incoercibile mitosi del male, che si rigenera continuamente, in un campo magnetico dove il deviato morboso richiama il suo simile e lo coopta nella malvagità.
Una situazione siffatta è quella narrata, nel 2008, dal regista casertano Raffaele Verzillo, in un film sconvolgente come 'Anima nera', degno non solo di un’antologia cinematografica, ma anche di essere approfondito durante un corso di criminologia.




Tant’è che la sua proiezione è entrata a far parte dei programmi di formazione della Polizia inglese. La personalità del pedofilo è talmente ben tratteggiata, con una profondità di ricerca psicologica, nella gestualità, persino negli sguardi, da Antonio Friello, da provocarmi un tuffo al cuore allorquando me lo sono trovato di fronte, dopo la proiezione per la stampa.
Antonio aveva lavorato su se stesso per rendere il personaggio di assassino seriale di bambini che era stato chiamato ad interpretare; un’opera di straniamento che solo ad un grande attore, guidato con mano sicura da un regista di spessore, può riuscire.
Il fatto è che la realtà supera persino le opere di fantasia. E si traduce nel materiale su supporto informatico colossale, monomaniacale, raccolto dal bancario senz’anima di un paese della provincia di Roma, area già profondamente segnata dalla discussa vicenda di Rignano Flaminio.
E’ raccapricciante, dunque, che decine e decine di migliaia di bambini siano stati violati per il turpe godimento di orchi – adulti; la loro esistenza segnata con uno stigma eterno.
Certo, lavorandoci su con tenacia, si riesce a silenziare la sofferenza della violazione; si riesce a anestetizzare l’angoscia del vulnus. Forse a dimenticarlo per tempi più o meno brevi.
Ma è come patire di un cancro interiore che dissemina metastasi, che provocano recrudescenze quanto meno ce lo si aspetti.


Quasi con sconforto, ci capita di trovarci immersi in una folla e chiederci, incrociando gli sguardi di una sequenza d’individui, se occhi sfuggenti o troppo attenti non celino segreti inconfessabili o, al contrario, dolori mai leniti.
E ci sentiamo pieni di rabbia contro questi untori dalla sessualità distorta che riescono, con i loro atti persino inimmaginabili a chi, invece, ha una ricchezza di sentimenti e di emozioni che accolgono e non calpestano gli altri, a uccidere interiormente una sequela di vittime solo apparentemente fortunate, perché rimaste ancora in vita (mentre, talvolta, anche la vita rubano a questi innocenti). Tanto pieni di rabbia da augurarsi che l’abolizione della pena di morte, vanto di civiltà per l’intera Unione europea, trovi un'eccezione solo nel caso di simili barbarie. Con la consapevolezza che la legge non scritta del carcere, probabilmente, la decreterà per chi, fra questi esseri immondi, resterà in balia di altri detenuti.

Tornando alla montagna di materiale pedo-pornografico sequestrata all’insospettabile S. A. (insospettabile persino alla sua stessa moglie? Ma quest'osservazione apre un altro, sconfinato fronte...)  occorrerà un lavoro capillare e con l’utilizzo di moltissime risorse professionali, specie da parte della valorosa Polizia Postale,  per risalire all’accumulazione di un simile “patrimonio” di malvagità. Che, peraltro, al suo burattinaio, dovrà avere anche fruttato un ricco bottino, che richiederebbe anche accertamenti patrimoniali. Tutto questo sull’annientamento di poveri bambini, persino di neonati. Cosa c’è di peggio nella condizione umana?

 

1 commento:

  1. Questi mostri una volta scoperti metterli sottochiave e privarli del diritto alla PRIVACY, affinche' tutti possiamo conoscere il pezzo di merda che abbiamo difronte, perche' mettere solo le iniziali e non svelare il nome dei maledetti mostri...capisco che si fa per questioni di sicurezza ma alla sicurezza dei nostri bambini chi ci pensa, se questi dopo poco tempo te li ritrovi tra i piedi a combinare altri danni il piu' delle volte irrecuperabili...

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