Chi è il tossicodipendente?
Una volta stabilito quali sono le "droghe", o meglio quali sono le
sostanze "stupefacenti e psicotrope", il problema è stabilire che tipo
di loro uso concretizza la categoria di "tossicodipendente". Una
verifica dell'uso, anche a livello internazionale, di questo appellativo
mostra subito che esso ha connotazione ed intensità mutevoli. Le
diverse accezioni del lemma dipendono dalle numerose variabili che
concorrono alla definizione della condizione di tossicodipendente.
Quando si definisce lo status di tossicodipendente, trascurare alcune
variabili, privilegiarne o considerarne secondarie altre determina
scelte politiche diverse e anche costi diversi per le varie agenzie. Non
è dunque un caso che la già ricordata ricerca dell'EMCDDA
mostri come la stessa definizione dell'assuntore di droga e poi, a
maggior ragione, la valutazione dello stato di compromissione psichica e
fisica del soggetto da assistere, acquisiscono connotati diversi a
seconda delle specifiche competenze dell'organo o dell'ente chiamato a
definirlo.
Solo per fare alcuni esempi tratta dall'indagine condotta
dall'EMCDDA, per il Ministero della giustizia belga consumatore di
sostanze stupefacenti è "qualsiasi assuntore di sonniferi in pillole, di
narcotici e di altre sostanze psicotrope che possono generare
dipendenza, per il quale la somministrazione avvenga al di fuori di una
prescrizione medica". L'omologo ministero danese, in un documento del 3
luglio 2000, definisce come tossicomani "tutte le persone che hanno
consumato occasionalmente ovvero che hanno fatto regolarmente uso di una
o più sostanze euforizzanti nei sei mesi antecedenti l'incarcerazione".
Secondo il rapporto redatto da Charlotte Trabut del "Gruppo Pompidou"
in Francia è invece rilevante ai fini del trattamento penitenziario
l'uso di droga o di farmaci psicoattivi avvenuto nell'anno precedente
all'incarcerazione. In Germania la situazione è diversa da Land a Land,
dato che sia il regime penitenziario che i servizi assistenziali sono
rimessi alle legislazione locale. In Westfalia, il termine tossicomane è
utilizzato per indicare qualunque consumatore di droghe la cui
condizione biologica lo rende potenzialmente dipendente da un punto
visita fisco o psichico dalle stesse. In Portogallo e Spagna, invece, si
definisce tossicomane chiunque fa uso di sostanze psicoattive legali od
illegali. In Svezia alle autorità penitenziarie sono segnalati come
tossicomani tutti i soggetti che hanno fatto abuso di farmaci, cioè
hanno assunto sostanze psicoattive senza una prescrizione medica,
durante i dodici mesi prima della privazione della libertà .
Nella letteratura e nella prassi si distinguono tradizionalmente tre
tipi di utenti delle droghe. La definizione di tossicodipendente in
senso stretto, drug-addict nella terminologia dell'OMS,
probabilmente dovrebbe essere limitata a quei soggetti periodicamente o
permanentemente intossicati a seguito dell'uso ripetuto di una sostanza
psicotropa, naturale o sintetica che hanno sviluppato uno stato di
dipendenza psichica o fisica dalla sostanza stessa. Questa figura è
caratterizzata dal desiderio incontrollabile, e quindi soggettivamente
dalla necessità, di continuare ad assumere la sostanza; dalla
circostanza che la reazione organica che si sviluppa a seguito all'uso
della sostanza, seppure variabile in base alle caratteristiche congenite
e acquisite dell'assuntore, è di tolleranza verso la stessa, con la
conseguenza che il suo successivo uso comporta la tendenza ad aumentare
le dosi per raggiungere l'effetto ricercato, quindi il suo bisogno
aumenta in modo esponenziale; dalla dipendenza psichica e poi anche
fisica dagli effetti della sostanza.
Si ha dipendenza psichica quando
l'assunzione della droga è dovuta e, circolarmente, al tempo stesso
alimenta l'impulso psicologico al consumo della stessa allo scopo di
procurarsi, temporaneamente, piacere. Si ha invece dipendenza fisica
dalla sostanza, a cui si associa sempre la dipendenza psichica, quando,
oltre al disagio psicologico, l'interruzione del suo uso provoca "crisi
d'astinenza", cioè disturbi fisici dovuti ad un'alterazione dello stato
fisiologico causato da modificazioni biochimiche dell'organismo
provocate dall'uso della sostanza stessa. La "crisi d'astinenza" si ha
in altre parole quando il sistema nervoso centrale si è adattato
all'assunzione della sostanza così che la sua interruzione provoca
sintomi psicofisici, specifici per ogni tipo di droga, che si dissolvono
rapidamente con una nuova assunzione. La dipendenza fisica, e quindi la
"crisi d'astinenza", è provocata esclusivamente da sostanze il cui uso
induce tolleranza nell'organismo, effetto che non hanno tutte le
"droghe". Le complesse alterazioni sintomatiche che la provocano sono
quindi dovute allo sviluppo contemporaneo della tolleranza e della
dipendenza fisica verso la droga, per cui sono necessarie dosi sempre
più elevate e frequenti per ottenere gli effetti gratificanti ricercati e
per evitare l'insorgenza dei sintomi di astinenza. La dipendenza fisica
è facilmente accertabile perché presenta caratteristiche cliniche
oggettive osservabili tanto nell'ipotesi dell'intossicazione temporanea
quanto in quella di intossicazione cronica da droga. Inoltre l'intensità
dell'effetto bio-chimico che la brusca interruzione dell'assunzione
determina nell'assuntore è misurabile, entro certi limiti esponenziali,
sulla base della cronicità della crisi d'astinenza. Gli effetti fisici
della crisi di astinenza da alcune sostanze, fra i quali gli oppiacei,
l'alcool etilico, alcuni ipnotici e psicofarmaci, possono essere
combattuti mediante l'assunzione di antagonisti dei narcotici.
Ad un gradino di compromissione inferiore rispetto al
"tossicodipendente" è collocato il "consumatore abituale" o
"tossicofilo" . Questa figura è stata tratteggiata dall'OMS nel 1957 come soggetto caratterizzato da drug-abituation,
connota chi ha il desiderio di assumere una sostanza per puro piacere,
senza generalmente tendere ad aumentare le dosi ed è legato alla stessa
da una dipendenza puramente psicologica che non sfocia in quella fisica.
Da alcuni lustri l'OMS ha ricompreso la drug-addiction e la drug-habituation sotto la dizione onnicomprensiva di drug-dependence,
definita come uno stato psicofisico conseguente a somministrazioni di
droghe periodiche o continuative, variabilmente incidenti sull'individuo
in relazione alla tipologia delle sostanze assunte .
In Italia la giurisprudenza ha raccolto la raccomandazione dell'OMS
definendo la tossicomania come la situazione di mera reiterazione del
consumo di una sostanza la cui assunzione può essere nociva per
l'organismo, indipendentemente dalla sussistenza della dipendenza
psico-fisica da questa dell'assuntore. Sulla linea tracciata dall'OMS si
sono subito posti anche i servizi sanitari che hanno assunto la nozione
allargata di tossicodipendenza, considerando i casi di dipendenza in
senso stretto come la sua condizione più dannosa.
Per quanto riguarda l'esecuzione della pena (detentiva), come
accennato, vista la terminologia utilizzata dall'art. 96 del T.U., non
ci sono dubbi che il riferimento ad un soggetto "ritenuto dall'autorità
sanitaria abitualmente dedito all'uso di sostanze stupefacenti o
psicotrope o che comunque abbia problemi di tossicodipendenza" rinvia
alla definizione di dipendenza in senso ampio. In dottrina sembra
essersi raggiunto un accordo sul fatto che per tossicodipendenza debba
intendersi "una condizione di intossicazione cronica o periodica
prodotta dall'uso ripetuto di una sostanza chimica naturale o di
sintesi, che si risolve in uno stato di soggezione alla sostanza
stupefacente, le cui caratteristiche sono il desiderio incontrollabile
di continuare ad assumere la sostanza e di procurarsela con ogni mezzo;
la tendenza ad aumentare la dose per ottenere gli stessi effetti
(cosiddetta "tolleranza"); e infine la dipendenza psichica e fisica
dagli effetti della sostanza"
Questa definizione pone il problema se debba essere considerato
tossicodipendente l'ultima figura di assuntore di droghe: il
"consumatore occasionale". Con questa definizione si indica chi,
assumendo la droga saltuariamente per gioco o sfida, in dosi innocue, è
in grado di astenersi dal suo uso senza che ciò provochi in lui
alterazioni psichiche, e tantomeno fisiche, e di condurre una vita
sociale che non risente assolutamente del suo consumo. Nella misura in
cui si mette l'accento sulla dipendenza e la tendenza ad aumentare le
dosi da assumere, questa figura sembra non rientrare nella definizione
di tossicodipendente, un discorso diverso, ma complicato dal punto di
vista tossicologico, potrebbe essere fatto se si mette l'accento sulla
"tolleranza" che l'uso occasionale e ludico di sostanze stupefacenti e
psicotrope provoca in lui. Se poi si ritiene che la definizione di
tossicodipendenza debba essere funzionale alla difesa sociale si
potrebbe sostenere che il consumatore occasionale di droghe è
tossicodipendente nella misura in cui il suo consumo occasionale da
luogo a reati per procurarsi le sostanze o per la frequentazione del
gruppo dei consumatori.





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