In Rete la sua foto da bimba,
nei guai per pedofilia
Genova - «Una riflessione sulla pedofilia, i traumi infantili, le violenze psichiche e fisiche». Sul sito dell’artista genovese Loredana Galante,
questa didascalia accompagna una fotografia di lei bambina, semi
svestita, dopo la prima pipì sul vasino. È stata scattata negli anni
Settanta, quando le istantanee si dosavano più di oggi per catturare un
momento importante e non ogni bava d’aria della giornata. E soprattutto
quando non esisteva la legge sulla detenzione di materiale informatico pedopornografico.
Un
reato di cui adesso, l’artista rischia di dover rispondere se non
rimuoverà (o censurerà) l’immagine che ha scatenato il panico nelle associazioni per la difesa dell’infanzia dall’abominio
della pedofilia, facendo mobilitare anche la polizia postale per
chiarire l’accaduto. Ieri mattina, l’artista si è dovuta presentare
negli uffici di via Dante che si occupano appunto di stanare i pedofili
sulla rete. Per prima cosa ha dovuto esibire la foto originale scattata
dalla madre, per dimostrare che si trattava di lei e non di una bambina
estranea. In quel caso avrebbe commesso il reato di “diffusione” di
materiale pedopornografico. E poi è stata informata di ciò che rischia
se quell’immagine non sparirà dal sito. Ovvero la denuncia per
pornografia minorile. Anche se si tratta di una sua foto e se quella
bambina non esiste più.
L’artista, non ha ancora deciso che cosa
farà. «Forse farò come “Braghettone”, il pittore che censurò i genitali
della cappella Sistina a metà del 1500. Rimuovere l’opera del tutto non
mi sembrerebbe coerente».
La storia ha inizio nel 2009 quando
la Galante partecipa alla mostra della galleria Artrè di Bruna Solinas
dal titolo “Successi”: un titolo carico di ambiguità, visto che gli
artisti vengono chiamati a cimentarsi con la decorazione di una
tavoletta del water.
«L’oggetto mi disturbava, tant’è che l’ho
dipinto di un colore torbido, un marrone cangiante, e poi ho spostato le
cerniere di lato per fare sì che si aprisse come una sorta di cornice -
racconta Galante - e alla fine l’ho associato a una foto di me bambina
che, allo stesso modo, da sempre mi aveva disturbata. L’istantanea
scattata da mia madre vicino al vasino».
La foto viene riprodotta e ingrandita,
e finisce dentro il copri water. Come in una cornice. Va in mostra a
Genova, con la didascalia sulla “pedofilia e i traumi dell’infanzia”, e
suscita anche qualche commento di turbamento e fastidio. «Ma disturbare
fa parte del mestiere dell’artista - dice ancora Galante - anche se non è
esattamente il mio genere: sono per l’arte democratica, spesso in
favore delle fasce deboli. Ho archiviato i turbamenti dei visitatori e
ho messo l’opera sul sito».
È passato un po’ di tempo da quando “la tavoletta d’artista” è stata pubblicata su Internet a quando sono arrivate le prime segnalazioni alla polizia postale che
ha subito convocato Galante. «Un’esperienza difficile: io ho
l’abbonamento sull’autobus ma quando vedo salire il controllore mi agito
sempre un po’ - confida - figuriamoci essere convocata dalla polizia.
Ho dovuto produrre l’intera sequenza di foto che mi aveva fatto mia
madre: prima a un tavolo, con alcuni compagni di scuola, poi da sola
seduta sul vasino e infine l’immagine “incriminata”. Così ho dimostrato
di essere io. Ma non basta: anche se il contesto in cui la foto è
pubblicata è molto chiaro, per non rischiare la denuncia mi hanno
suggerito di rimuoverla o modificarla. Non mi sarei mai aspettata
conseguenze come queste a un’opera».

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