20 maggio 2013

IN RETE LA SUA FOTO DA BIMBA NEI GUAI PER PEDOFILIA

In Rete la sua foto da bimba,
nei guai per pedofilia 

Genova - «Una riflessione sulla pedofilia, i traumi infantili, le violenze psichiche e fisiche». Sul sito dell’artista genovese Loredana Galante, questa didascalia accompagna una fotografia di lei bambina, semi svestita, dopo la prima pipì sul vasino. È stata scattata negli anni Settanta, quando le istantanee si dosavano più di oggi per catturare un momento importante e non ogni bava d’aria della giornata. E soprattutto quando non esisteva la legge sulla detenzione di materiale informatico pedopornografico.
Un reato di cui adesso, l’artista rischia di dover rispondere se non rimuoverà (o censurerà) l’immagine che ha scatenato il panico nelle associazioni per la difesa dell’infanzia dall’abominio della pedofilia, facendo mobilitare anche la polizia postale per chiarire l’accaduto. Ieri mattina, l’artista si è dovuta presentare negli uffici di via Dante che si occupano appunto di stanare i pedofili sulla rete. Per prima cosa ha dovuto esibire la foto originale scattata dalla madre, per dimostrare che si trattava di lei e non di una bambina estranea. In quel caso avrebbe commesso il reato di “diffusione” di materiale pedopornografico. E poi è stata informata di ciò che rischia se quell’immagine non sparirà dal sito. Ovvero la denuncia per pornografia minorile. Anche se si tratta di una sua foto e se quella bambina non esiste più.
L’artista, non ha ancora deciso che cosa farà. «Forse farò come “Braghettone”, il pittore che censurò i genitali della cappella Sistina a metà del 1500. Rimuovere l’opera del tutto non mi sembrerebbe coerente».
La storia ha inizio nel 2009 quando la Galante partecipa alla mostra della galleria Artrè di Bruna Solinas dal titolo “Successi”: un titolo carico di ambiguità, visto che gli artisti vengono chiamati a cimentarsi con la decorazione di una tavoletta del water.
«L’oggetto mi disturbava, tant’è che l’ho dipinto di un colore torbido, un marrone cangiante, e poi ho spostato le cerniere di lato per fare sì che si aprisse come una sorta di cornice - racconta Galante - e alla fine l’ho associato a una foto di me bambina che, allo stesso modo, da sempre mi aveva disturbata. L’istantanea scattata da mia madre vicino al vasino».
La foto viene riprodotta e ingrandita, e finisce dentro il copri water. Come in una cornice. Va in mostra a Genova, con la didascalia sulla “pedofilia e i traumi dell’infanzia”, e suscita anche qualche commento di turbamento e fastidio. «Ma disturbare fa parte del mestiere dell’artista - dice ancora Galante - anche se non è esattamente il mio genere: sono per l’arte democratica, spesso in favore delle fasce deboli. Ho archiviato i turbamenti dei visitatori e ho messo l’opera sul sito».
È passato un po’ di tempo da quando “la tavoletta d’artista” è stata pubblicata su Internet a quando sono arrivate le prime segnalazioni alla polizia postale che ha subito convocato Galante. «Un’esperienza difficile: io ho l’abbonamento sull’autobus ma quando vedo salire il controllore mi agito sempre un po’ - confida - figuriamoci essere convocata dalla polizia. Ho dovuto produrre l’intera sequenza di foto che mi aveva fatto mia madre: prima a un tavolo, con alcuni compagni di scuola, poi da sola seduta sul vasino e infine l’immagine “incriminata”. Così ho dimostrato di essere io. Ma non basta: anche se il contesto in cui la foto è pubblicata è molto chiaro, per non rischiare la denuncia mi hanno suggerito di rimuoverla o modificarla. Non mi sarei mai aspettata conseguenze come queste a un’opera».

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