18 giugno 2013

DIRITTI DEI MINORI

Diritti dei minori 

Nel nostro Paese il 32,3 per cento dei minori è a rischio povertà, contro il 28,4 per cento degli adulti e il 24,2 per cento dei più anziani. Nel 2011 l'intensità della povertà è risultata pari al 21,1 per cento, mentre nel Mezzogiorno è del 22,3 per cento. Le situazioni più gravi si osservano tra i residenti in Sicilia (27,3 per cento) e Calabria (26,2 per cento), dove sono povere oltre un quarto delle famiglie. Sono alcuni dati che emergono dal sesto Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia.
Il rapporto I diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia - presentato il 6 giugno scorso a Roma durante un incontro a cui sono intervenuti il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Enrico Giovannini, il Viceministro del lavoro e delle politiche sociali Maria Cecilia Guerra e il Garante per l'infanzia e l'adolescenza Vincenzo Spadafora - offre un quadro generale della situazione attuale dei bambini e degli adolescenti italiani che si sofferma su diversi aspetti: le politiche sociali per l'infanzia e l'adolescenza, la partecipazione, l'ascolto del minore, i diritti civili e le libertà, l'ambiente familiare e le misure alternative, la salute e l'assistenza, l'educazione, il gioco e le attività culturali e le misure speciali per la tutela dei minori.
Il documento, articolato in sette capitoli e 51 paragrafi, mette in luce i problemi e le necessità dei minori nel nostro Paese e rivolge una serie di raccomandazioni alle istituzioni competenti. La suddivisione in capitoli rispecchia i raggruppamenti tematici degli articoli della Convenzione Onu sui diritti del fanciullo suggeriti dal Comitato Onu nelle Linee guida per la redazione dei rapporti periodici.
Una delle criticità sollevate dal rapporto è la progressiva diminuzione delle risorse destinate all'infanzia e all'adolescenza, che interessa vari ambiti, fra i quali la condizione dei minori fuori famiglia: «la progressiva riduzione degli interventi di prevenzione, di cura della comunità locale, di implementazione della coesione e delle reti sociali, dà origine ad interventi tardivi, spesso emergenziali e segnati da grave disagio socio-relazionale». Riguardo ai minori fuori famiglia si sottolinea, fra le altre cose, «la situazione di abbandono istituzionale che attualmente coinvolge i ragazzi e ragazze neomaggiorenni (in affidamento familiare o in comunità di accoglienza), tenuto conto della dismissione di ogni intervento di accompagnamento alla crescita (anche a causa del minor ricorso da parte del TM alla misura del “prosieguo amministrativo”)».
Il documento approfondisce anche il tema della dipendenza da alcol e droghe. Quattro i gruppi di minori che sembrano più a rischio: bambini e adolescenti in cui l'abuso si associa con disturbi della condotta, disturbi del comportamento alimentare o con altre forme di sofferenza psichica; minori figli di persone alcoldipendenti e tossicodipendenti; bambini e adolescenti appartenenti a nuclei familiari multiproblematici, spesso collocati in contesti degradati; minori stranieri non accompagnati che intraprendono percorsi come “pusher” o minori stranieri di seconda generazione in aperto conflitto con la famiglia riconducibili al primo e al terzo gruppo. Il paragrafo sul consumo di droghe e alcol si conclude con una parte dedicata all'“allarme del gioco d'azzardo”, fenomeno in aumento anche tra i più giovani.
Un'altra criticità denunciata dal rapporto è il ricorso ancora troppo frequente ai parti chirurgici. Secondo gli ultimi dati disponibili citati nel documento (purtroppo risalenti ancora al 2009), il 38 per cento dei parti è avvenuto con taglio cesareo: il 23,6 per cento in Toscana, il 52,6 per cento in Sicilia e il 59,6 per cento in Campania. Le percentuali sono molto superiori rispetto alla media europea (26,8 per cento) e soprattutto alla soglia del 15 per cento che secondo l'Organizzazione mondiale della sanità garantisce il massimo beneficio complessivo per la madre e il bambino.
chiedeiamo al Governo e al Parlamento una serie di interventi, fra i quali: la promozione degli affidamenti familiari, con lo stanziamento di finanziamenti adeguati; investimenti sui servizi educativi per la prima infanzia che garantiscano un'educazione prescolare su tutto il territorio nazionale, con livelli essenziali in termini qualitativi e quantitativi, l'adozione di un Piano nazionale per l'infanzia.

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