La forca per quelle maestre non assolverebbe le nostre coscienze...
Troppo facile per noi genitori e cittadini cavarcela con così poco,
invocando la forca per le maestre cattive. Troppo facile autoconvincerci
che l’asilo lager sia solo quello di Pistoia. E, volendo fare un
parallelo, si potrebbe andare oltre autoconvincendoci come cittadini e
utenti che gli ospizi lager siano una rarità o che episodi di malasanità
killer riguardino solo alcuni reparti ospedalieri del sud.
No, a mio avviso, occorre una riflessione più profonda dopo aver
superato la reazione istintiva di pancia tipica del telespettatore che
vede scene orribili a danno di bambini indifesi. Chiediamoci, per
favore, se tutto il male sia attribuibile a due maestre oppure se le
responsabilità non siano anche collettive: del Comune, della ASL, della
Regione Toscana per finire, paradossalmente, agli stessi genitori.
Guardiamole le cronache di Rignano Flaminio, guardiamo quanto hanno
detto ai giornali, subito dopo l’arresto delle maestre, alcuni genitori
utenti dell’asilo lager di Pistoia. Ricordo un papà che ha dichiarato
più o meno questo: "se a casa mio figlio si comporta male basta che gli
dico che il giorno dopo non lo porto all’asilo di ...... e lui
subito smette, quindi non posso credere a quello che raccontano delle
maestre".
Noi genitori che lavoriamo, spesso abbiamo accompagnato, o
accompagniamo ancora, i nostri bimbi piccoli in un asilo nido, che non è
sempre e non è affatto una casa di vetro per come viene solitamente
gestito. La difficoltà a conoscere la qualità del servizio e di sapere
cosa accade all’interno dell’asilo ci può scatenare ansie incompatibili
con il grande stress quotidiano del lavoro e delle incombenze familiari.
Allora, può accadere che alcuni genitori mettano in atto un sistema di
compensazione e si barrichino dietro una supervalutazione irrazionale
del nido e dietro quel velato rapporto di soggezione seduttiva con le
maestre le quali "tengono in pugno le nostre creature".
Come se ne esce da questa situazione di stallo per la quale solo una
telecamera nascosta della polizia ci fa sì riaccendere il cervello, ma
per indurci purtroppo subito dopo all’isteria collettiva, alla voglia di
massacrare di botte due maestre psicologicamente disturbate?
Dimentichiamo così che per anni, forse, quelle maestre hanno potuto fare
del male grazie alla mancanza di un vero controllo delle istituzioni
pubbliche e grazie alla mancanza di una rappresentanza attiva dei
genitori e utenti, come dovrebbe avvenire in tutte le strutture di
assistenza alla persona.
Il male, a mio avviso, contagia e interroga anche le nostre coscienze
di genitori quando preferiamo delegare totalmente ad altri la cura,
l’istruzione e l’educazione dei nostri figli senza voler impegnare un
briciolo del proprio tempo nella partecipazione alle riunioni, ai
comitati di gestione del nido, alle consulte di quartiere, ai consigli
di scuola e di circolo, ai consigli d’istituto e di classe.
Ogni tanto emergono storie assurde come quella dell’asilo di Rignano
Flaminio, come quella della maestra di sostegno che con le forbici ha
ferito la lingua di un bambino, come quella dell’assistente domiciliare
di cooperativa sociale che "educava sessualmente" il minore preso in
carico, come quella del bambino disabile annegato questa estate nel lago
di Martignano per incuria di un’altra cooperativa sociale che avrebbe
dovuto assisterlo.
Le amministrazioni pubbliche hanno per prime le loro grosse
responsabilità di omessa vigilanza su servizi alla persona pubblici,
esternalizzati e autorizzati, senza i dovuti controlli sul personale
impiegato, sulle loro qualifiche e sull’effettiva applicazione dei
regolamenti di accreditamento, sanitari e di gestione. Amministrazioni, a
volte comunali o sanitarie o scolastiche sostanzialmente "distratte"
(?).
Ma la ricaduta in termini sociali si amplifica quando noi cittadini e
genitori, anzichè svolgere il ruolo critico e costruttivo di cogestione
e compartecipazione ad un servizio di utilità pubblica, preferiamo
rimanere più comodamente nel ruolo passivo e obbediente di "utenti
beneficiati".
Questi orrori si ripeteranno se noi continueremo a
deresponsabilizzarci restando massa informe capace di foderarsi gli
occhi col prosciutto e di imbracciare i forconi telecomandata dagli
schermi televisivi.
La mia proposta di genitore, che una decina di anni fa ha deciso di
impegnarsi in prima persona entrando negli organi di gestione dell’asilo
nido, nei consigli di scuola dell’infanzia, di circolo didattico e nei
comitati di quartiere, è quella ovvia rivolta a tutti: ognuno dia quel
poco tempo che può mettere a disposizione per sostenere il processo
educativo e di crescita dei propri figli e la qualità della vita del
proprio territorio. Tentiamo almeno di assumerci la responsabilità piena
di essere cittadini attivi di questo paese che intendono partecipare al
governo della cosa pubblica, non da sudditi, ma da padroni di casa.
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