31 agosto 2013

STUPRO CHOC A DELHI CONDANNATO MINORE

Stupro choc a Delhi, condannato minore

Pena massima, tre anni di riformatorio 

Un giovane indiano, minorenne al momento dei fatti, è stato riconosciuto colpevole e condannato per uno stupro di gruppo commesso a dicembre scorso ai danni di una ventitreenne, battezzata Nirbhaya dalla stampa indiana, poi uccisa da un 'branco' di balordi su un autobus poco prima del suo matrimonio. Il caso, verificatosi a New Delhi, aveva scioccato il mondo intero. Lo stupratore, che ha compiuto 18 anni, è stato condannato a 3 anni di riformatorio, il massimo della pena per un minorenne.
Il giovane era l'unico minorenne del gruppo di sei persone che il 16 dicembre 2012 attaccò con indicibile violenza la studentessa in un quartiere meridionale di New Delhi. La ragazza mori' il successivo 29 dicembre per la gravita' delle lesioni interne riportate nel Mount Elizabeth Hospital di Singapore, non senza prima aver raccontato tutti i particolari della aggressione subita. Nel rapporto compilato dagli investigatori il minorenne oggi condannato a tre anni di riformatorio fu descritto come "il più brutale degli imputati". Quattro di essi sono ancora sotto processo in un tribunale speciale, mentre un quinto si e' suicidato in un carcere di New Delhi. Intanto la madre della vittima, riferisce l'agenzia di stampa Pti, poco prima di conoscere la sentenza aveva dichiarato che "come ci si attende che gli altri quattro imputati riceveranno una condanna a morte, anche questo minorenne avrebbe dovuto ricevere una simile pena". Di parere diverso la ong Human Rights Watch (Hrw). In una dichiarazione alla stampa, il direttore per l'Asia meridionale dell'organizzazione, Meenakshi Ganguly, ha sostenuto che "molti hanno espresso insoddisfazione per la mitezza della condanna, ma si deve ricordare che essa è in sintonia con leggi nazionali ed internazionali per cui chi ha meno di 18 anni è un bambino". Questo minore, dice infine Ganguly, "è stato riconosciuto colpevole di partecipazione ad una azione terribile, ma invece di pensare unicamente ad un concetto repressivo della pena, si dovrebbe esercitare ogni possibile sforzo di riabilitazione ed eventuale reinserimento della persona come un membro costruttivo della società"

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