04 settembre 2013

PREVARRA' IL BUON SENSO DI FRONTE A TANTE PROTESTE ?

Marche: prevarrà il buon senso, di fronte a tante proteste? 

Probabilmente non immaginava nemmeno, la Giunta Regionale delle Marche, quante e quali reazioni avrebbe suscitato quella Delibera prodotta in luglio e accusata da più parti – ora anche da ENIL Italia (European Network on Independent Living) – di essere un chiaro segno della volontà di tornare all’istituzionalizzazione delle persone con disabilità. Prevarrà a questo punto il buon senso e si farà marcia indietro?«Intervenendo direttamente e unilateralmente sui Livelli Essenziali di Assistenza, gli oneri sanitari che corrispondono da un minimo del 50% fino al 70% del costo dell’intero progetto vengono da ora attribuiti a carico dell’utente, nonostante vi sia come obbligo di legge l’attribuzione a carico della Sanità Regionale. Questo primo elemento evidenzia la ricaduta del costo sulle persone con disabilità e le loro famiglie, contro la legge».
Si apre così, senza troppi giri di parole, la lettera inviata da Germano Tosi, presidente di ENIL Italia (European Network on Independent Living) ai principali rappresentanti istituzionali della Regione Marche, intervento con il quale anche tale organizzazione – dopo le dure prese di posizione delle scorse settimane, da parte del CAT (Comitato Associazioni Tutela) delle Marche, dei promotori della Campagna Trasparenza e diritti (cui aderiscono oltre settanta associazioni ed Enti Locali della Regione) e della Consulta Regionale per la Disabilità, oltreché della FISH Nazionale (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e di altre grande Associazioni, pure aderenti a quest’ultima, come l’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) – si è pronunciata contro quella contestata Delibera della Giunta Regionale (n. 1011/13), che ha definito lo standard di personale e i costi dei servizi per la salute mentale, gli anziani non autosufficienti, le persone con demenza e quelle con disabilità, in modo da più parti ritenuto come un chiaro segno di voler tornare «alla logica degli Istituti, che si riteneva conclusa da anni».
Proprio su quest’ultimo punto si diffonde successivamente il messaggio del Presidente di ENIL Italia, ove si legge che «il secondo elemento negativo è il ricorso all’istituzionalizzazione conseguente, addirittura con l’istituzione di nuclei minimi di 20 persone in modo promiscuo e senza distinzione di tipologia di disabilità o di età, fino a 60 persone, creando un ambiente sfavorevole e dove è impensabile rispettare i diritti umani delle persone con disabilità o promuovere la loro inclusione sociale. Le stesse persone non potranno disporre di diritto di scelta e tantomeno di un buon livello di qualità della vita, perché avendo necessità ed esigenze diverse, saranno costrette a condividere spazi e condizioni non adeguati».
In sostanza, secondo ENIL Italia, quella Delibera appare «in totale contrasto con la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dal nostro Paese con la Legge 18/09 e con il Programma d’Azione biennale sulla disabilità, presentato in luglio durante la Conferenza Nazionale di Bologna», ed è «veramente grave constatare solamente dopo pochi giorni dal Convegno di Jesi (Ancona) sulla Vita Indipendente [“Niente su di Noi senza di Noi. Per una vita indipendente delle persone con disabilità”, Jesi, 4 luglio 2013, all’interno della manifestazione “Equa la festa, diritti al futuro”; se ne legga anche nel nostro giornale, N.d.R.], dove erano presenti funzionari regionali che affermavano l’intenzione di voler applicare i princìpi della Convenzione e quelli relativi al diritto all’assistenza in forma indiretta finalizzata alla Vita Indipendente, che tali diritti enunciati venissero poi cancellati da quelle Delibera, firmata in pratica nella settimana successiva».
Della Convenzione ONU, viene in particolare citato l’articolo 19 (Vita indipendente ed inclusione nella comunità), secondo il quale – vale sempre la pena ricordarlo – le persone con disabilità devono avere «la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere» e non devono essere «obbligate a vivere in una particolare sistemazione», oltre ad avere «accesso ad una serie di servizi a domicilio o residenziali e ad altri servizi sociali di sostegno, compresa l’assistenza personale necessaria per consentire loro di vivere nella società e di inserirvisi», impedendo che siano «isolate o vittime di segregazione». Infine, «i servizi e le strutture sociali destinate a tutta la popolazione» devono essere messe a loro disposizione, «su base di uguaglianza con gli altri» ed essere «adatte ai loro bisogni».
Nel chiedere quindi con forza che «siano ripristinati al più presto sia il diritto di scelta che il diritto di uguaglianza per le persone con disabilità, previsti dalla Convenzione ONU, dal Programma di Azione biennale e dagli stessi princìpi della Costituzione Italiana», il Presidente di ENIL Italia ricorda che tale organizzazione «ha condensato queste stesse idee fondanti nel proprio Manifesto della Vita Indipendente e che «secondo tali princìpi, la Vita Indipendente, per le persone con disabilità, è il diritto di poter vivere proprio come chiunque altro, con la possibilità di prendere decisioni riguardanti la propria vita e di svolgere attività di propria scelta, con le sole limitazioni che hanno le persone senza disabilità. Ciò comporta il diritto all’autodeterminazione della propria esistenza, per affrontare e controllare in prima persona, senza nessuna decisione esterna o di altri, il proprio quotidiano e il proprio futuro. In definitiva: libertà nonostante la disabilità».
«Alla luce di questo documento e delle normative richiamate – conclude Tosi – è del tutto evidente che quella Delibera della Regione Marche è inaccettabile e in tal senso intraprenderemo ogni iniziativa possibile, appoggiando quelle che deciderà di avviare il Comitato Marchigiano per la Vita Indipendente, insieme alle altre organizzazioni presenti nella Regione, per arrivare all’abrogazione o al ritiro del provvedimento».

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