30 dicembre 2012

STRAGE USA: RICHIESTI PER BAMBINA 100 MLN DI DOLLARI PER DANNI

Decorazioni di Natale a un altare improvvisato per i bimbi della Sandy Hook (Reuters/Latif) 

  30 dicembre 2012

Strage di Newtown, una famiglia chiede
100 milioni di dollari di danni per la figlia

 

 La bambina è sopravvissuta alla strage della Sandy Hook, ma da allora non dorme e ha paura di andare a scuola

Cento milioni di dollari. È questa la somma richiesta come risarcimento dalla famiglia di una bambina di 6 anni sopravvissuta alla strage della scuola elementare Sandy Hook di Newtown , in Connecticut, del 14 dicembre scorso.

Lo riferisce l'Hartford Courant: un avvocato,Irving Pinsky, ha chiesto di poter citare in giudizio lo stato del Connecticut. La bambina viene identificata con il nome convenzionale di «Jill Doe» (John e Jane Doe sono rispettivamente un uomo e una donna che non sono stati o non devono essere identificati, Jack e Jill si applica per i minori), e non era nelle due classi sterminate da Adam Lanza. Ma da allora soffre di disturbi del sonno e ha paura ad andare a scuola.
«Jill Doe», spiega Pinsky nella sua denuncia, ha subito «traumi emotivi e psicologici e lesioni, la cui natura e la cui portata sono ancora da stabilirsi». Lanza uccise 20 bambini e 6 adulti nella scuola. La preside, tra le vittime, ebbe la presenza di spirito di attivare l'interfono per far sì che gli altri insegnanti prendessero precauzioni, ma Jill, che era in un0altra classe «ha sentito dall'altoparlante il terribile scontro tra il ragazzo che sparava a tutti e l'altra gente. I suoi amici sono stati uccisi. È piuttosto traumatico». Pertanto Pinsky intende citare in giudizio gli enti statali che si occupano di Educazione, perché avrebbero fallito nel prendere le misure necessarie alla protezione dei bambini da danni prevedibili: «Normalmente un personaggio come Adam Lanza sarebbe stato noto come un potenziale problema», ha spiegato. 

Fonte Corriere.it 

aggiornamento 

 

Forse soffriva di autismo" 

Sull'eccidio avvenuto nella scuola americana del Connecticut si è detto e scritto molto. Nel tentativo di ricostruire un profilo dell'autore del terribile gesto, la stampa è andata a caccia di parenti e amici ed ecco spuntare spiegazioni belle e pronte. "Secondo un fratello soffriva di un disordine della personalità", mentre "secondo gli ex compagni era un tipo particolare, forse soffriva di autismo". Quanta vaghezza per andare dritto al movente del delitto.
Il bisogno di spiegare ciò che ci pare ovviamente inconcepibile trova spesso facili bersagli andando a pescare nel senso comune che individua certe "strane" caratteristiche degli individui come causa di "strani o criminali" comportamenti. Il fatto è che certi accadimenti, per quanto incredibili e per quanto possano coinvolgerci direttamente, non hanno spiegazioni facili e immediate. La stessa "infermità mentale" (quella vera, non quella certificata da medici collusi coi criminali) è una categoria che sfida la nostra logica delitto-coplevole-punizione.  Dunque, in mancanza di spiegazioni immediate ecco che risulta più facile scagliarsi su quelle persone-caratteristiche.
La cronaca, l'emozione, la disperazione, il bisogno immediato di riparare l'irreparabile trovano sempre un facile alleato nelle ignoranze e nei silenzi informativi. Sappiamo bene, infatti, che nessuna forma di disordine della personalità né di autismo (ma di cosa soffriva allora?) è causa di alcunché, tantomeno di eccidi. Anche a Cogne, dopo l'uccisione del bambino, per qualche giorno i media si erano concentrati sul vicino di casa "poco normale". Quando i media generalisti decideranno di fare informazione seriamente senza contribuire alla riproduzione di questo comune stigmatizzante?  

AGGIORNAMENTO 


Strage di Newtown. Killer autistico? Nicoletti: "Un'approssimazione che non può e non deve passare" 


E' polemica sulle notizie diffuse dai media rispetto all'identità dell'autore della strage avvenuta in una scuola elementare degli Stati uniti. Le reazioni di Nicoletti e Bomprezzi sui rispettivi blog della Stampa e sul Corriere della sera. Sulla vicenda interviene anche l'Autistic Self Advocacy Network: "E' indispensabile che i media evitino di tracciare collegamenti infondati tra autismo e violenza" 



ROMA - "Un autistico non spara! Adam Lanza non poteva essere un autistico. Ancora una volta si cita in maniera inadeguata una patologia che è tra le più diffuse forme di disabilità".  E' questo il commento di Gianluca Nicoletti sulla vicenda della strage di Sandy Hook, una scuola materna ed elementare di c nel Connecticut, a poco più di 100 chilometri da New York dove hanno perso la vita 27 persone, di cui 20 bambini. Secondo il New York Times (notizia poi ripresa da diversi media), Adam  Lanza, il ventenne che ha commesso la strage, era affetto da una sindrome autistica, ma sulla questione è scoppiata la polemica. Per Nicoletti, infatti, si tratta di "un'approssimazione che non può e non deve passare".
"L'autistico è una persona incapace di autonomia - spiega Nicoletti -, che non saprebbe uscire di casa per andare a scuola se non accompagnato, che difficilmente riuscirebbe a usare razionalmente un'arma da fuoco in maniera così reiterata, ma soprattutto è una persona che si tura le orecchie atterrito se solo sente battere le mani o entra in una stanza con la musica ad alto volume". Per Nicoletti "è facile associare al termine "autistico" quello di "asociale" e quindi condividere conclusioni assolutamente infondate, l'autismo evidentemente è una patologia di cui la categoria a cui appartengo ha una profonda ignoranza, eppure è la prima causa d'handicap, ci sono più autistici in giro di ciechi, sordi e down messi assieme (non lo dico io lo dice il Censis)".  Un errore, quello commesso dai media, che potrebbe aggravare il peso di tante famiglie che vivono ogni giorno le difficoltà di avere un familiare disabile. "Non vorrei che tanti genitori come me da oggi, oltre il peso dell' indifferenza delle istituzioni, dell' emarginazione in strutture scolastiche non adeguate e della poca preparazione della nostra classe medica a fronte di un problema in crescita (nasce un autistico ogni cento bambini), dovesse pure sobbarcarsi il sospetto che il proprio ragazzo possa tirar fuori un' arma e fare una strage".
Anche Franco Bomprezzi è intervenuto sulla questione. "Bisognerebbe dunque stare molto attenti a usare le parole e le definizioni - scrive Bomprezzi -, a stigmatizzare e delimitare il comportamento di una persona che improvvisamente decide di compiere un gesto mostruoso, apparentemente senza segnali evidenti che ne facciano presagire l'efferatezza. Anche perché ho la sensazione che comprensibilmente l'opinione pubblica americana stia cercando una via di fuga plausibile rispetto all'argomento principale e determinante, ossia la perniciosa e intangibile libertà di detenere e usare armi in quantità impressionante". Sulla vicenda  "E' indispensabile che i commentatori e i media evitino di tracciare collegamenti inadeguati e infondati tra autismo o altre disabilità e violenza - spiega l'Asan -. Gli americani autistici e soggetti con altre disabilità non sono più inclini a commettere atti violenti rispetto ai non disabili. In realtà, le persone con disabilità di ogni tipo, tra cui l'autismo, hanno di gran lunga maggiori probabilità di essere delle vittime di crimini piuttosto che essere colpevoli di violenze".




 

 

 

 

 

 


 



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