25 febbraio 2013

ITALIA EMERGENZA STRAGE DI DONNE


 Strage di donne, in tutta Italia è emergenza.


In Italia 7 milioni di donne hanno subito almeno una volta violenza da parte di uomini. Le contromisure prese nel nostro Paese sono assolutamente insufficienti e rispetto agli altri paesi europei siamo molto indietro. Riccardo Iacona e la redazione di Presadiretta ci raccontano alcune delle storie più eclatanti e inquietanti.  In apertura l’aggancio con l’attualità del caso Pistorius che domina la cronaca di questi giorni. Il nostro tragico viaggio comincia a Enna dove Vanessa Scialfa viene trovata in un sacco della spazzatura, a ucciderla è stato il suo fidanzato Francesco Lopresti con il quale conviveva da tre mesi. La casa mostra i segni della violenza e la ricostruzione fatta dagli inquirenti è agghiacciante: prima Francesco l’ha strangolata con una corda che si è addirittura spezzata, ma Vanessa non muore subito, allora lui la soffoca per ben 5 minuti con uno straccio imbevuto di candeggina. L’uomo è lucido e cosciente perché quando la donna smette di respirare, lui studia il modo per disfarsi del corpo e con freddezza assoluta risponde anche alle chiamate della madre di Vanessa, che lui chiama mammina, e la rassicura. Si disfà del corpo gettandolo in una discarica abusiva lungo la statale Enna-Catania, è il 24 aprile 2012. Il movente è il più classico: la gelosia portata alle estreme conseguenze. 
Vanessa fa la barista e si è appena lasciata con un altro uomo, Alessandro il quale non sopporta che lei stia in pubblico. Cade dalla padella nella brace accettando le attenzioni e la corte di Francesco che a sua volta, non appena riesce a conquistarla, la sequestra letteralmente in quel piccolo appartamento che hanno preso in affitto. Le amiche raccontano come da un giorno all’altro Vanessa sia sparita e come nessuno riuscisse a entrarci in contatto. L’ex fidanzato Alessandro ammette di avere sbagliato: andava tutti i giorni a controllarla senza farsi vedere, anche lui posseduto dalla febbre della gelosia. Parla anche l’ex moglie di Francesco che racconta come è arrivata a liberarsi delle sue attenzioni morbose e violente e ammette che probabilmente se Francesco non avesse incontrato Vanessa lei sarebbe ancora in pericolo. A Enna presso il tribunale c’è un centro anti violenza contro le donne che praticamente si regge sul volontariato. Non riceve nessun finanziamento pubblico se non su progetti specifici. La loro iniziativa più eclatante è una istallazione sulla piazza principale di Enna composta da 360 paia di scarpe da donna disposte a terra con attaccato un cartello con il nome della donna uccisa e la data della sua morte. Sono le 360 donne uccise in Italia dal 2008 al 2011.
Ci spostiamo di pochi chilometri per andare a Paternò in provincia di Catania dove Enza Ancito è stata uccisa da suo marito Salvatore davanti alla figlia Sonia, che ha rischiato di essere la seconda vittima dell’uomo. Durante l’intervista la ragazza racconta che la madre aveva denunciato la situazione ai Carabinieri, e che proprio per questo l’uomo aveva deciso di ucciderla a sangue freddo per poi suicidarsi. Ci spostiamo a Scicli, sempre in Sicilia, dove il 14 gennaio 2012 Rosa Trovato viene strangolata da suo marito Massimo Laterra. La donna si era decisa a lasciare suo marito per porre fine alle violenze che quotidianamente subiva dall’uomo che la considerava la sua schiava e che minacciava spesso anche la figlia. La reazione dell’uomo non si era fatta attendere e dopo pochi giorni dalla separazione si era abbattuta mortalmente sulla donna. Tutti sapevano e tacevano, la famiglia di lei ,i suoi amici, gli amici e parenti di lui e anche i carabinieri di Scicli.
A Trapani si svolge un’altro dramma con al centro una donna che aveva deciso di riprendersi la sua vita. Stefania Migani dopo aver avviato le pratiche di separazione viene uccisa dal marito Pietro Fiorentino che irrompe in casa dei genitori di lei e compie una vera strage uccidendo cinque persone, per poi togliersi la vita. Le vittime sono tutti parenti della donna tra cui un bambino disabile.
Lasciamo la Sicilia per raggiungere Cesena dove Sabrina Blotti è stata uccisa dal compagno Gaetano Delle Foglie dopo una serie incredibile di minacce telefoniche che, denunciate alle autorità competenti dalla donna, hanno dato luogo solo ad una perquisizione dell’abitazione dell’uomo senza esito alcuno. È la quarta donna che viene uccisa a Cesena dall’inizio dell’anno 2012. Ci spostiamo a Legnano dove l’omicida è un primario dell’ospedale, il Professor Roberto Colombo, che, dopo reiterate minacce, uccide Stefania Cancelliere nell’atrio della sua abitazione a colpi di mattarello. È giorno e qualcuno assiste alla scena attraverso i vetri del portone senza poter intervenire perché si apre solo dall’interno. L’uomo era stato denunciato per minacce mesi addietro, ma il magistrato e i Carabinieri non avevano fatto nulla.
Il filo conduttore di queste tragiche storie è l’inerzia delle autorità di fronte a denunce dettagliate e circostanziate da parte di donne fatte oggetto di violenze e minacce. Perché in Italia non si riesce ad attuare una legge come quella sullo stalking, che pure è ben fatta? Perché in Spagna e in Austria sono state attuate le direttive europee per i centri di assistenza e accoglienza contro al violenza sulle donne e da noi no? C’è una sottovalutazione del fenomeno? C’è una cultura maschilista che stenta a lasciare il passo alla emancipazione femminile e una politica che non ha fatto nulla per avviare un processo di presa di coscienza civile e culturale da parte degli uomini. Riccardo Iacona ci saluta promettendo che queste domande verranno subito girate al Governo che scaturirà dalle imminenti elezioni politiche. 
Fonte il Sussidiario

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