24 febbraio 2013

LA VIOLENZA SULLE DONNE QUANDO A PICCHIARE E STUPRARE ?


La violenza sulle donne non avviene solo dentro il confine familiare. Quando a picchiare ed a stuprare non sono i mariti ma gli sconosciuti...


Si dice che le violenze messe in atto contro il sesso debole nascono per il 70% in famiglia. Si dice che difficilmente sono le persone sconosciute, o poco conosciute, a picchiare o violentare il sesso debole. Se si guardano le statistiche, si dice, solo il 6% delle violenze avviene all'esterno dell'ambito familiare. Un tempo era vero, le donne non erano emancipate, erano relegate in casa e solo nella propria abitazione potevano subire violenza. L'epoca moderna, però, ha cambiato i parametri. Il problema è che, senza ci sia stato chi se ne sia accorto ed abbia posto un freno legislativo (le statistiche non sono cambiate), negli ultimi anni ai reati intra-familiari si sono affiancati in maniera esponenziale tantissimi casi in cui le donne vengono massacrate, brutalizzate e stuprate (a volte uccise), da persone sconosciute, al limite conosciute da pochissimi giorni. Cosa sicura è che solo i quotidiani locali, e purtroppo non sempre, si occupano di un simile fatto di cronaca... fatto considerato ormai irrilevante dai maggiori network perché una donna picchiata stuprata e lasciata in strada è poco interessante per l'opinione pubblica. D'altronde, pensa la maggioranza della gente, magari se l'è voluto. Se non andava in quel luogo là non incontrava quel tipo e non rischiava nulla. D'altronde se non metteva quella gonna lì non stuzzicava nessuno. Come se il solo fatto di essere libere di decidere cosa indossare e dove andare implichi il rischio di trovarsi un coltello alla gola. Non è così che funziona. Sarebbe cosa giusta non essere aggredite neppure se nude in strada, per dire, e sarebbe cosa giusta non finire in televisione solo dopo una eventuale morte violenta. Perché solo se la violenza sfocerà nell'omicidio ci sarà chi cercherà di enfatizzare la notizia e guadagnarci sopra. E lo farà perché dove c'è un omicidio c'è anche un assassino, un indagato (meglio se si dichiara innocente) a cui contare i peli nelle ascelle e far pagare le colpe del mondo ed i conti dei network. Insomma, le violenze e gli stupri non hanno una giusta fetta del mercato informativo nazionale restando emarginati a notizia da riempimento (entra solo se c'è spazio).
Una donna, se massacrata di botte, merita al massimo un articolo da quindici o venti righe. E sono righe che non dicono nulla, non spiegano il problema ed aiutano l'aggressore, che nove volte su dieci risulta essere una doppia iniziale irrintracciabile, e non altre donne che potrebbero cadere nelle trappole dei cialtroni bracconieri del sesso. Quelle stesse donne che saranno picchiate e stuprate e per vergogna, e per paura, lasceranno in circolazione gli stupratori, potenziali prossimi assassini, senza fare nessuna denuncia. Donne che ingoieranno il loro sangue, che metteranno ghiaccio e bistecche su ogni ematoma, che disinfetteranno le ferite esterne sperando non resti la cicatrice e sapendo bene che quelle interne mai si potranno rimarginare. Ma in fondo hanno ragione loro! Per quale motivo denunciare uno stupro, o una qualsiasi altra violenza, se anche i giudici di Cassazione trattano questi reati alla stregua di un furto al supermercato? Quasi che il picchiare una donna e rubarle il sesso sia come spingere di lato un commesso per poter arraffare le merendine dagli scaffali.
A dire il vero c'è stato anche chi ha deviato dalla linea collegiale. Ma neppure lui ha impartito giustizia dato che ha intrapreso la via dell'opposta esagerazione. E' il caso di chi ha giudicato le azioni moleste di un ragioniere. In una unica occasione il perverso contabile ha accarezzato i capelli e toccato la schiena di una sua praticante. Questo comportamento gli è costato due anni e due mesi di carcere. Ben gli sta, impararerà a tenere in futuro le mani in tasca. Ma dopo aver subito cotanta condanna non è che si meraviglierà nel sapere che gli uomini se violentano donne vestite con jeans (indumento giudicato ancora alla stregua di una mutanda medioevale con tanto di serratura o lucchetto) possono anche essere assolti? Non è che si meraviglierà del fatto che a certi giudici la donna che sorride prima di essere stuprata risulta coscienziente? Per molti untori della giustizia il gentil sesso non può cambiare idea a corteggiamento in corso. No, una volta intrapresa la relazione verbale, una volta accettato un caffè in un bar ed aver sorriso ad una battuta spiritosa, deve obbligatoriamente accettare anche una relazione orale e fisica... se non vuol essere massacrata di botte.
Visto questo c'è da chiedersi che condanna potrà mai subire quel postino innamoratosi, dice lui, di una aitante quarantanovenne a cui ogni giorno consegnava la posta e donava parole di apprezzamento. Lo stesso postino che come è capitata l'occasione ha strattonato "la sua amata" e portata nel sottoscala iniziando a palparla (forse per sentire quanto fosse matura). Il fatto è avvenuto a Minturno, in provincia di Latina, e si è concluso nel migliore dei modi perché lei è riuscita a liberarsi ed a dare l'allarme. E se in questo caso si può anche sorridere, in un altro capitato a Roma il sorriso proprio non vuole farsi vedere. E non si fa vedere perché l'uomo in questione, che probabilmente non subirà una condanna pesante, dopo aver fatto per un mesetto la corte ad una ragazza di trent'anni, con inviti a cena continui e sempre rifiutati, è riuscito ad entrare in casa di lei, a rubarle il cellulare ed a sfogare la sua rabbia picchiandola selvaggiamente. Fortunatamente la polizia in un modo o in un altro è stata avvertita e l'uomo arrestato. Ma le botte sono arrivate ed hanno fatto molto male... anche alla psiche.
Peggio è andata ad una quarantatreenne di Bergamo. Lei il suo futuro aguzzino lo incontrava spesso in un bar di Alzano Lombardo. Non lo conosceva ma era gentile. Però la prima volta che gli ha dato fiducia ed ha accettato di farsi accompagnare a casa, forse sperava in un nuovo amore, si è trovata in trappola, sequestrata e stuprata per due ore all'interno di un edificio abbandonato. Naturalmente il tutto, condito da minacce e dalla presenza di un coltello, è stato anticipato dalle classiche botte da orbi che spaccano labbra denti naso e costole. Quelle che sommate assieme fanno in totale 25 giorni di prognosi. Ma visti i giudici e l'informazione del nostro paese, è probabile che la condanna sia di minima entità. Questo perché lei, prima di beccarne tante ed essere stuprata, aveva sorriso a quell'essere che a chiamare uomo c'è da offendersi. Come sarà una condanna di minima entità per il sessantaduenne di Roccasecca che a Pasqua ha incontrato di fronte alla stazione una quarantaseienne romana. Lei si era addormentata sul treno ed invece di scendere a Roma Termini aveva proseguito.
Svegliatasi ed accortasi di essere fuori zona, era scesa portandosi in strada per cercare una tabaccheria dove ricaricare il telefonino e poter avvisare i familiari dell'inconveniente. Incontrato il suo aguzzino per caso, si è fidata e fatta accompagnare dal tabaccaio. Poi lui l'ha convinta a salire nella sua abitazione in attesa dell'arrivo del treno. Abitava ad un passo dalla ferrovia ed aveva tre figli. Era sopra i sessanta e pareva un buon padre di famiglia... è così che si conquista la fiducia degli altri. Di certo per la donna era meglio stare in una casa con una persona che si mostrava fidata, piuttosto che attendere in una stazione deserta col rischio di incontrare malintenzionati. Ma il malintenzionato lo aveva già incontrato, ed una volta chiusa la porta è stata aggredita, picchiata, minacciata con un coltello, stuprata per un paio d'ore ed infine derubata dei soldi. Meno male che anche in questo caso c'è stato il coraggio di denunciare e l'uomo è stato arrestato. Ma per una che dice ai carabinieri di essere stata stuprata e picchiata, quante tacciono e nascondono il loro disagio dietro la vergogna o la paura? Di certo non fanno denuncia quelle che vivono ai margini della società, le donne senza famiglia che rischiano di morire a causa del bisogno frustrante di un maschio complessato e malato.
Perché la furia sessuale non si abbatte solo sulle belle femmine che hanno una vita regolare, colpisce ovunque e comunque. Ad esempio, è accaduto a Firenze, un ragazzo dominicano di trentacinque anni una notte si è scaldato nel sapere che dormiva, aldilà dei cancelli chiusi della stazione, una clochard italiana di cinquant'anni. Non volendo usare le mani per soddisfare la sua natura, ha deciso di scavalcare le recinzioni ed aggredirla a calci e pugni prima di spogliarla e stuprarla. A salvarla dalla morte, nessuno avrebbe perso tempo a leggere la notizia di una barbona aggredita ed ammazzata in una stazione, gli agenti della polfer. Lui è finito in carcere e lei, col volto tumefatto e molte ossa rotte, all'ospedale. Questo episodio dimostra che il peggio non ha mai fine e che nel degrado gli episodi si moltiplicano e non sempre entrano a far parte della cronaca nera nazionale. Ma poco entrano nelle cronache anche gli episodi di violenza bieca e priva di un reale motivo. Oddio, se si vuole un motivo per picchiare o accoltellare una donna lo si trova sempre, tanto per ottenere sconti di pena basta dire a un giudice: "mi ero infatuato di lei!".
Sconti che otterrà chi, sempre a Firenze ma stavolta in una profumeria del Centro, ha fatto un lavoretto coi fiocchi ad una commessa di venticinque anni che proprio perché commessa doveva mostrarsi gentile e disponibile. Ma non tutti capiscono il motivo per cui le commesse sono gentili. Di certo non l'ha capito il cinquantatreenne che dopo averla conosciuta ha passato un mese andando ogni giorno in negozio per adularla e cercare di farla innamorare di sè. Addirittura lei ha dovuto accettare un regalo, un profumo, per non rischiare di alterarlo più di quanto non fosse (non lo voleva accettare ma l'uomo aveva alzato la voce e si era agitato...). Insomma, una situazione fra il tragico e il comico che nessuno pensava potesse finire tragicamente. Quando non c'è trippa, i gatti prima o poi cambiano zona. Invece lui, stante i continui rifiuti, si è stancato di corteggiare e venerdì 22 giugno è entrato con un coltello in mano avventandosi subito sulla ragazza. Lei è riuscita a difendersi fino a quando ha potuto, ma a salvarla dalla morte sono stati due uomini presenti alla scena. Risultato? Ferite multiple alle mani ed ai polsi ed un futuro in terapia psicanalitica.
Pazzia pura? Non più di quella del veneziano che a tutti i costi ha voluto dedicare una serata romantica ad una trentaduenne vicentina conosciuta qualche giorno prima in una discoteca di Padova. Lei, da poco tornata single, aveva accettato lo scambio dei numeri dei cellulari. Lui, attratto dalla sua bellezza, non ha perso tempo chiamandola diverse volte ed invitandola a Venezia. Alle sue insistenze ed alla sua gentilezza la donna ha inizialmente risposto con dei garbati "no". Poi, all'ennesimo tentativo, ha ceduto ed è partita in treno. Arrivata alla stazione della città lagunare è salita con lui che l'ha portata dapprima in un ristorantino romantico, poi su una gondola per mostrarle le meraviglie delle calle e cercare di farla innamorare (questo pensava la ragazza vicentina). Quando lei ha guardato l'orologio ed ha chiesto di essere riportata in stazione per non perdere il treno, lui l'ha invitata a dormire a casa sua. Al suo rifiuto, e solo al suo rifiuto vostro onore (sia chiaro), è partita la pazzia. Schiaffi e pugni a tutto spiano e solo il provvidenziale intervento del gondoliere ha evitato che venisse gettata in acqua. Una volta riportati a terra la situazione non è migliorata. Lei, livida a causa delle botte, si è avviata alla ricerca di un mezzo che la portasse in stazione. Lui, che avrebbe fatto bene ad andarsene a casina sua ed a meditare con la coda fra le gambe, ha pensato fosse meglio raggiungerla e picchiarla nuovamente. Ed ancora è stato i gondoliere a salvarla, bloccando l'uomo e chiamando la polizia.
E non è l'unica violenza di questo tenore. Nell'ottobre passato a Messina un altro uomo ha tentato un approccio con una ragazza, corteggiandola per mesi ed ottenendo sempre dei rifiuti. Con tutte le donne che ci sono in Sicilia poco ci voleva a cercarne una cambiando quartiere. Ma la sua virilità di uomo rifiutato e ferito nell'orgoglio, non gli ha permesso di fare un simile ragionamento. Gliene ha permesso uno ben più stupido. Si è appostato sotto casa di lei e quando è uscita ha iniziato a picchiarla dandole calci e pugni a volontà. Una razione è toccata anche all'amica che per sicurezza l'accompagnava. Trenta giorni di prognosi a chi è andata peggio. Storie di ordinaria follia che non hanno come protagonisti coniugi o conviventi, storie che si inseguono in un carosello sempre più largo e sono aumentate a dismisura con l'avvento dei social network. Come quella avvenuta a Lecco, dove l'estate scorsa una studentessa di diciotto anni è stata attirata in chat da un uomo che si dichiarava essere un professionista delle sfilate. Dopo le solite lusinghe, fatte di foto e chiacchiere virtuali, lui l'ha convinta a tentare il salto per lavorare nel settore "moda". Da qui l'incontro concordato che, a tutti gli effetti, si è mostrato essere un appuntamento al buio con un uomo sconosciuto. Sconosciuto che non ha perso tempo e non appena incontrata l'ha legata, picchiata e stuprata. Poi, sicuro di non avere beghe, l'ha lasciata andare (è stato comunque catturato).
Storie violente che sarebbe giunta l'ora di catalogare con cura. Ma sono da raccattare per strada, non nelle caserme, dato che una stima ci dice che solo il 10% di chi è stata picchiata e stuprata sporge denuncia. Inoltre non tutte le violenze hanno un contorno di botte ed ossa rotte. Tante sono psicologiche e messe in atto da persone che agli occhi della donna appaiono potenti. In questi casi la vittima tende a non affidarsi a nessuno, a cercare nel fai da te la chiave che non la obbligherà a parlare di qualcosa che sa farle male. Perché parlare di certe cose fa male più della peggior violenza, e chi ha un marito e dei figli, pur cambiando d'umore, cercherà di salvaguardare la serenità del matrimonio e della propria famiglia. La paura di rovinare per sempre, o peggio ancora perdere, ciò che con fatica s'è conquistato, agisce da freno inibitore. La paura di essere additate in paese fa il resto...
Per ragioni di spazio nell'articolo ho inserito solo alcune delle storie tragiche capitate nell'ultimo anno, ma ce ne sono state talmente tante che mi par giusto inserire altri link per far capire che sarebbe il caso di iniziare a preoccuparsi ed a cercare un rimedio. Specialmente se si considera che quelle uscite sui giornali sono al massimo il dieci per cento di quelle in realtà capitate. Parlarne, se lo si fa non per dovere di cronaca ma per informare ed aiutare, serve... però i prossimi link, tutti di violenze capitate negli ultimi dodici mesi, dimostrano che non basta riportare la notizia ma occorre fare qualcosa di più.

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