01 marzo 2013

CASTRAZIONE CHIMICA VIDEO: LA MOLDAVIA DICE SI


Castrazione chimica, in Moldavia è legge e intanto in Italia rispunta il social pedopornografico

 

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 Castrazione chimica. Una tipologia di pena brutale, ma sempre più adottata. Infatti, dopo l’approvazione da parte della Polonia e dopo le discussioni in Argentina e Repubblica Ceca, anche la Moldavia ha deciso di adottare questa soluzione a dir poco estrema. La legge entrerà in vigore il prossimo 1° luglio e da quel momento per tutti i pedofili, stranieri o moldavi che siano, sorpresi in atti sessuali con minorenni scatterà la castrazione chimica obbligatoria.
 
I DUBBI DEL CONSIGLIO D’EUROPA – I dubbi sulla liceità di tale pratica, mossi soprattutto dal Consiglio d’Europa, non mettono in discussione la pratica in sé, quanto il fatto che sia stata resa obbligatoria. I pedofili, insomma, non potranno decidere se accettare o meno di sottoporsi al trattamento: saranno obbligati per legge a farlo, anche senza il loro consenso. Le perplessità nascono proprio dal fatto che, negli altri paesi in cui si attua già questa pena, a decidere se sottoporre o meno ai trattamenti farmacologici i condannati per stupro su un minore di età inferiore ai 15 anni o su un familiare sono i giudici, con la possibilità di scegliere di volta in volta tra pena detentiva e pena corporale. Di fatto in Moldavia l’iniziativa non tocca gli stupratori, per i quali sarà il magistrato a decidere di volta in volta.
COME FUNZIONA – Ma che cos’è la castrazione chimica? La pratica reversibile è effettuata attraverso la somministrazione di «farmaci che agiscono a livello del sistema nervoso centrale – afferma Vincenzo Gentile, presidente della Società italiana di andrologia (Sia) – in particolare sull’ipofisi. Si assumono per via sottocutanea e sono disponibili in diverse formulazioni, mensili o trimestrali, anche a lento rilascio. I medicinali utilizzati sono farmaci antiandrogeni centrali. Appartengono – conclude l’esperto – alla famiglia degli analoghi dell’ormone LH-RH e interferiscono con il complesso meccanismo che stimola la produzione di testosterone, impedendo all’ipofisi di inviare al testicolo l”invito’ a fabbricare e liberare testosterone».
I CASI IN ITALIA – Se all’estero tra perplessi e sostenitori la pratica è talvolta lecita, in Italia la cronaca ci restituisce casi di pedofilia, che corrono on line: nel mirino un social network, con server negli Usa e già oscurato, in cui veniva raccolto materiale pedopornografico e in cui si reclutavano nuovi adepti. Circa 700 i membri del sodalizio criminale, ma il social network in questione aveva pagine visitate da migliaia di persone. Qui si scambiavano migliaia di foto e video pedopornografici, anche girati da loro stessi, con bambini dagli 11 anni fino addirittura a dei neonati, raggirando le vittime con ingannevoli nickname. A denunciare il fatto è l’inchiesta nata un anno fa a seguito di denunce circostanziate presentate da Telefono Arcobaleno. L’indagine ha portato alla luce la mente del crimine, si tratterebbe di un italiano, arrestato a Milano. Sono quattordici gli italiani coinvolti, con perquisizioni di Carabinieri e Guardia di finanza in corso in Lombardia, Veneto, Valle d’Aosta, Friuli, Toscana, Lazio, Sicilia e Puglia. Gli indagati devono rispondere delle accuse di associazione per delinquere finalizzata alla produzione e diffusione di materiale pedopornografico.
LA TASK FORCE ITALIANA – L’investigazione è stata portata avanti anche grazie all’ausilio degli detective specializzati del Nucleo interforze investigativo telematico (Nit) di Siracusa in collaborazione con il Ncis americano, coordinati dal procuratore della Repubblica di Firenze Giuseppe Quattrocchi e dal sostituto Vincenzo Ferrigno. Negli Usa perquisizioni sono state fatte negli stati di California, Washington, Missouri, Illinois, Virginia, Texas e Ohio, inoltre sono in corso perquisizioni anche in Belgio, Francia e Portogallo. In Italia questi reati sono regolamentati dall’art. 600 ter del codice penale, secondo il quale chi consapevolmente si procuri o disponga di materiale pornografico prodotto mediante lo sfruttamento sessuale dei minori è punito con la reclusione fino a tre anni o con la multa non inferiore a 1.549 euro. Sicuramente le pene andrebbero inasprite, ma speriamo che il rispetto dell’individuo, se pur colpevole, rimanga un’ineludibile stella polare.

Fonte Avanti


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