FIRENZE, Sofia, si riaccende la speranza: autorizzata la seconda infusione
Dopo l’ok del ministro Balduzzi, la lettera da Brescia
FIRENZE - LE ULTIME ore sono state forse le più
concitate nella vita della nostra piccola Sofia. Nel buio quasi totale
in cui è immersa da quando la malattia le ha rubato anche la vista, più
di ogni altra cosa le sono mancate le braccia di mamma e babbo. Dal
giorno della diagnosi maledetta è solo qui che Sofia riesce a sentirsi
sicura e protetta. Invece, da quando ci siamo gettati nella bagarre
mediatica pur di ottenere il completamento delle cure compassionevoli
avviate a Brescia lo scorso 10 dicembre, i telefoni di casa non hanno
mai smesso di squillare, voci fragorose e sconosciute sono entrate e
uscite dalla stanzina di Sofia scombussolandola tutta con flash e
riflettori puntati. Tutto intorno al suo corpicino mortificato dalla
malattia ci sono stati agitazione, frastuono di suoni e rumori
incontrollati, tensione nei nervi di tutti noi. Per la nostra Sofia è
stato molto difficile in queste ore riuscire a concentrarsi sulla cara
musichina del carillon che di solito la rasserena. Ma la battaglia che io e mio marito abbiamo dovuto combattere non poteva aspettare,
a meno che fossimo disposti alla resa nei confronti del mostro
leucodistrofico che oltre a portarcela via con sfrontata rapidità, le
sta costando infinite sofferenze.
PER GIORNI che sono sembrati settimane, il nostro respiro è stato
appeso ai contenuti dei comunicati ministeriali che Balduzzi ha fatto
piovere sul web o sui giornali, senza prima contattarci di persona.
Nebulose, talvolta indecifrabili, le parole del Ministro non ci hanno
rassicurato, se mai hanno via via alimentato uno stato di confusione
generale nell’opinione pubblica e nelle nostre teste. Poi, alle 19,30 di
ieri sera, l’avvocato di Sofia, Giuseppe Conte, che si
è impegnato a non lasciarci più la mano nel lungo percorso ad ostacoli
che ancora ci aspetta per arrivare al completamento delle cure
compassionevoli, ci ha suonato il campanello per consegnarci di persona la lettera arrivata in tempo reale dagli Spedali Civili di Brescia.
E con voce educata e commossa ha letto quanto segue: «Con la presente
l’Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia manifesta la volontà di procedere alla seconda infusione di terapia cellulare per la piccola Sofia De Barros.
A tal fine ci si riserva, entro la giornata di domani, di comunicare i
tempi e le modalità del ricovero, definendone i necessari e specifici
dettagli. Si conferma comunque che il ricovero avverrà in tempi
rapidissimi». Ci scambiamo uno sguardo, io e Guido, ci abbracciamo
perché da mesi stiamo aspettando questa notizia.
L’avvocato chiarisce però che la guerra non è finita, che abbiamo
ottenuto con assoluta certezza solo la seconda infusione e che,
legalmente parlando, bisogna ancora sbrogliare alcuni bandoli della
matassa burocratica per «tutelare la bambina e garantirle il
completamento della terapia senza ulteriori interruzioni».
Intanto però, già da stasera, posso rilassare il volto e accennare un sorriso mentre piego il pigiamino di Sofia e lo ripongo nella valigia che, entro le prossime settantadue ore, porteremo a Brescia con noi.
Fonte La Nazione
Intanto però, già da stasera, posso rilassare il volto e accennare un sorriso mentre piego il pigiamino di Sofia e lo ripongo nella valigia che, entro le prossime settantadue ore, porteremo a Brescia con noi.
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