Il governo a giudizio per gli scandali pedofili
Una delle vittime si rivolge alla Corte Europea per i diritti umani di Strasburgo
Dopo la chiesa è la volta del governo irlandese, chiamato a
rispondere per la mancata protezione dei giovani affidati alle cure dei
sacerdoti predatori.
LA DENUNCIA - Una delle vittime degli abusi sessuali
avvenuti all’interno degli istituti cattolici, ha infatti denunciato lo
Stato irlandese davanti alla Corte Europea per i diritti umani di
Strasburgo, sostenendo di non essere stata protetta durante gli anni
settanta. Louise O’Keefe, così si chiama la donna che all’epoca dei
fatti aveva nove anni, è stata vittima di ripetuti abusi sessuali da
parte del direttore della sua scuola che frequentava nel 1973.
UN FENOMENO DIFFUSO - E non si è trattato di un caso
isolato: anche l’ex direttore della scuola nel villaggio di Dunderrow è
stato accusato nel corso di un processo celebrato nel 1998 di 386 casi
simili concernenti 21 studenti, fra i quali la O’Keefe. “Se all’epoca
fosse esistito un sistema di segnalazioni dei fatti, molti ragazzi
sarebbero stati protetti da questi comportamenti devianti. L’Irlanda
non ha rispettato il diritto di ogni bambino di beneficiare di misure di
protezione contro le molesti sessuali di un adulto”, così ha detto
davanti alla Corte uno degli avvocati della querelante, David Holland.
LA DIFESA - Lo Stato irlandese per parte sua ha
respinto le accuse, sottolineando che il diretto superiore del
responsabile, il parroco del villaggio che amministrava la scuola, non
aveva mai segnalato nulla. Tuttavia è noto in Irlanda, come n Gran
Bretagna e altri paesi, come gli abusi da parte dei religiosi fossero
tollerati e messi a tacere dalle autorità, anche al netto dei casi nei
quali i pubblici ufficiali prendevano a loro volta parte agli abusi sui
minori affidati alle istituzioni di cura ed educazione. Da diversi anni
ormai la Chiesa cattolica irlandese viene periodicamente chiamata in
causa per le violenze sessuali commesse all’interno delle sue
istituzioni, spesso con la complicità passiva dello Stato, ma questa è
la prima volta che la questione travalica i confini nazionali e giunge
fino ai giudici di Strasburgo.

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