Lavoro e disabilità. Se l’ironia di uno spettacolo serve a lanciare l’allarme
Emergenza
lavoro… i giornali lanciano da tempo l’allarme. Lavoro come chimera per
tutti ma in particolare per le persone con disabilità: 700 mila
disabili sono iscritti alle liste di collocamento mirato, ma attendono
invano una chiamata. Un problema nel problema, si potrebbe pensare. Che
spesso, troppo spesso, viene sottovalutato. Parlare di occupazione? Sì,
ma anche sdrammatizzare… E con ironia, forse riuscire a riderci un po’
su. Ecco come nasce Lavoro, che spettacolo!, una serata di
solidarietà, musica e teatro per dire “i disabili fanno impresa”, e si
offrono al mondo del lavoro (Lunedi 6 maggio al Teatro Franco Parenti,
via Pierlombardo 14. Ore 21, ingresso 15 euro. Prenotazioni tel.
339.33.65.573. Per le persone in carrozzina, l’ingresso è in via Vasari
15, prenotazione obbligatoria).
All’evento voluto dalla Cooperativa Il Seme,
onlus fondata da Massimo Lui, hanno risposto davvero in tanti. Durante
la serata si esibiscono Paolo Rossi, Marta sui Tubi, Alberto Fortis,
Enzo Iacchetti, Leonardo Manera, Raul Cremona, Diego Parassole, Alberto
Patrucco, Claudio Batta, Rita Pelusio, Folco Orselli, Vincenzo
Costantino Cinaski, Marina Senesi, David Anzalone e Barbara Apuzzo. La
conduzione è affidata a Lucia Vasini, (la direzione artistica è di Livia
Grossi). «Non aspettiamo aiuti dall’alto, anzi», spiega Massimo Lui,
«abbiamo deciso di rimboccarci le maniche e agire in prima persona,
facendoci noi stessi promotori di nuove possibilità di lavoro anche per
le persone con disabilità grave privati, con i recenti tagli, di
importanti fondi per l’assistenza».
Un modo nuovo e “diversamente divertente” per dire “noi ci siamo e
vogliamo essere utili”. Con leggerezza, vogliamo essere messi alla
prova, vedrete che saremo all’altezza. «Il nostro obiettivo è chiaro»,
sottolinea il fondatore de Il Seme, «mettere in relazione profit e no
profit, associazioni e aziende, un dialogo fertile il cui scopo è creare
occupazione. Desideriamo dimostrare che anche noi disabili siamo
soggetti produttivi, capaci di fare rete, e rivolgerci direttamente al
mercato». Senza imposizioni di legge, che peraltro ci sono ma sono
disattese da troppe aziende, ma con un sorriso.

Nessun commento:
Posta un commento