12 giugno 2013

SIAMO CONTRO IL CYBERBULLISMO LA CAMPAGNA NO HATE SPEECH

Siamo, contro il cyberbullismo, la campagna "no hate speech" 

Il Consiglio d'Europa ha lanciato la campagna "no hate speech" che ha già raccolto adesioni da 34 paesi.
L'iniziativa è partita ieri dall'Italia con un seminario parlamentare che ha visto la partecipazione di Boldrini e Rodotà e soprattutto di una madre che aveva una figlia di 14 anni,   che in gennaio scorso si è suicidata dopo avere subito la persecuzione dei bulli della rete.
Nessuno più di questa madre,  che ha vissuto una simile tragedia, sarebbe riuscito ad apparire più credibile e  condivisibile nello spiegare che non si tratta di mettere bavagli alla rete, ma di evitare che altre persone come Carolina vengano seppellite.

La rete è un oceano immenso ed ha una caratteristica tutta sua e peculiare: nulla di tutto ciò che viene immesso in rete resta privato. Accanto a questa, una seconda caratteristica: la rete è abbastanza grande da contenere tutte (ma proprio tutte in positivo e negativo) le idee, tendenze ed emozioni immaginabili.
Non vi è praticamente nulla che non trovi risonanza in questa entità magmatica, dove anzi spesso le persone, protette da una illusione di anonimato, scaricano più o meno impunemente, anche i peggiori sentimenti di odio,  razzismo e sessismo, ma ... (c'è un "ma") alcuni reati, quali l'insulto, lo stalking, la violazione della privacy, per non parlare della istigazione al suicidio, in effetti sono già perseguibili a norma di legge e già esiste la polizia postale demandata ai necessari controlli: cos'altro quindi, quali altri provvedimenti possono essere adottati?
E le misure prese verranno poi  utilizzate esclusivamente per perseguire in forme più efficaci i suddetti reati o anche per stabilire forme di censura che finiranno per limitare la libertà di esprimere  opinioni?
Il futuro prossimo darà risposte: non resta che augurarsi che non sia la libertà di espressione a doverne pagare il prezzo.

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