Un nuovo Concilio per sradicare la pedofilia dalla Chiesa. Appello di tre vescovi australiani
Tre sono, secondo Robinson e compagni, gli strumenti principali per sradicare la piaga degli abusi dalla Chiesa:
identificare e rimuovere i colpevoli; assistere tutte le vittime;
individuare e risolvere le cause all’origine sia degli abusi che
dell’inadeguata risposta al problema da parte della Chiesa. Un compito
che, secondo i tre, solo un nuovo Concilio, con una massiccia
partecipazione di laici, può assolvere.
«La situazione è così grave – si legge nel testo della petizione,
cui si può dare la propria adesione sul sito change.org – da indurci a
invocare un Concilio ecumenico per cercare di fare tutto ciò che è
possibile per sradicare dalla Chiesa tali abusi e per dare una risposta
adeguata alle vittime. Fondamentale in questo senso – prosegue l’appello
– è che i laici abbiano un peso maggiore all’interno del Concilio e che
si discuta di alcune questioni». Quali? «La persistente influenza
dell’idea di un Dio arrabbiato; l’immaturità che nasce dall’obbedienza
passiva negli adulti; gli insegnamenti della Chiesa in materia di morale
sessuale; il ruolo giocato nella questione abusi dal celibato, in
particolare dal celibato obbligatorio; la mancanza di una influenza
femminile forte in ogni aspetto della Chiesa; l’idea che, attraverso
l’ordinazione, il sacerdote assurga a un rango superiore rispetto alle
altre persone; la mancanza di professionalità nella vita di preti e
religiosi; le situazioni malsane in cui molti preti e religiosi sono
costretti a vivere; la passione, nella Chiesa e specialmente in
Vaticano, per la segretezza e per l’occultamento dei difetti; il modo in
cui la protezione dell’autorità papale è stata anteposta allo
sradicamento degli abusi».
Questa petizione, spiegano i tre, «darà ai cattolici una voce collettiva»:
mostrerà al nuovo papa che «l’intera Chiesa vuole aiutarlo, lavorare
con lui su una questione così importante. Vogliamo che il nuovo papa
guidi la Chiesa nel futuro che lui e tutti i cattolici desiderano e di
cui il mondo ha bisogno». «Firmando questa petizione – è l’invito di
mons. Robinson, mons. Morris e mons. Power – rafforzerai ogni gruppo
cattolico che invoca il cambiamento. Darai il tuo contributo nella
creazione di qualcosa di speciale: la voce dei fedeli. Aiuterai a creare
una Chiesa per il futuro, libera dagli abusi sessuali, aperta alla
partecipazione e inclusiva». «Questa è la voce che vogliamo il Vaticano
ascolti».Come sarà accolto questo appello ancora non si sa.
Fino ad oggi i tre più che ascoltati sono stati osteggiati.
Mons. Robinson, vescovo ausiliare di Sydney dal 1984 al 2004, è incorso
in dure contestazioni a seguito della pubblicazione del libro Confronting Power and Sex in the Catholic Church: Reclaiming the Spirit of Jesus
(“Potere e sesso nella Chiesa cattolica: ritrovare lo Spirito di
Gesù”): un’analisi rigorosa e severa dell’organizzazione della Chiesa e
della sua grave crisi interna, a cominciare, appunto, da quella legata
allo scandalo degli abusi sessuali (v. Adista Documenti nn. 16 e 22/12 e
Adista Notizie nn. 13/12, 39/08 e 70/07). E probabilmente non andrà
meglio al libro che ha appena dato alle stampe, dal titolo For Christ’s Sake: End Sexual Abuse in the Catholic Church… for Good
(“Per amore di Cristo: fermiamo gli abusi sessuali nella Chiesa
cattolica… Per sempre”). Mons. Morris, ex vescovo della diocesi di
Toowoomba, è stato costretto alle dimissioni
per aver ipotizzato la ripresa della discussione sul sacerdozio
femminile e per aver concesso la celebrazione di confessioni
comunitarie. Quanto a mons. Power, questi ha rassegnato le sue
dimissioni da vescovo della diocesi di Canberra nel giugno del 2012, con
un lustro di anticipo rispetto ai canonici 75 anni. Dimissioni che
Benedetto XVI ha prontamente accolto.

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