02 settembre 2013

STUPRO LIBERO IN 13 GIORNI RIFORMA / AGGIORNAMENTO GIUSTIZIA ORA

Stupro, libero in 13 giorni. Riforma della Giustizia. Ora 

 Un immigrato irregolare egiziano avrebbe violentato un’operaia di Crema. Benché la sua difesa ritenga che si sia trattato di un rapporto sessuale volontario, non ci sono gli estremi per definirlo tale. L’egiziano è stato arrestato e ha reagito con la forza contro i Carabinieri. Accusato di violenza sessuale, lesioni personali aggravate e resistenza a pubblico ufficiale, è stato incarcerato. Dopo appena 13 giorni di custodia cautelare è stato scarcerato e trasferito agli arresti domiciliari. E questo nonostante i Carabinieri, che lo hanno arrestato, siano convinti che fosse in procinto di fuggire all’estero: aveva 1600 euro nel portafogli, al momento dell’arresto e della sua voglia di fuggire ne aveva già parlato con suoi amici.Un atteggiamento incredibilmente garantista da parte della magistratura italiana. Nell’era del ministro Kyenge sarebbe troppo facile (e a tratti populista) fare un panegirico contro la violenza degli immigrati e il lassismo delle autorità italiane nei loro confronti. Dimentichiamoci, per un attimo, che stiamo parlando di un egiziano. Un uomo più che sospetto di violenza sessuale, aggressione e sicuramente colpevole di resistenza a pubblico ufficiale, molto probabilmente in procinto di scappare, merita solo 13 giorni di carcerazione preventiva (pardon: ora si chiama “custodia cautelare”). E tutto questo avviene in un Paese, l’Italia, che è nel mirino di Amnesty International, per l’abuso della carcerazione preventiva. Stride il confronto della durata di questi 13 giorni di custodia in carcere, con i 13 mesi scontati da Lele Mora, in galera per tutto quel tempo senza un giudizio, dopo essere stato accusato per reati che non includono né una violenza sessuale, né un’aggressione fisica, né una resistenza a un pubblico ufficiale al momento dell’arresto. Altro caso recente: per il crac del pastificio Amato, l’ex deputato dell’Udeur Paolo Del Mese, dopo otto mesi di arresti domiciliari, è stato incarcerato in custodia cautelare, nonostante l’età avanzata e le sue precarie condizioni di salute.
Lele Mora e Paolo Del Mese non sono eccezioni nell’iter della carcerazione in attesa di giudizio. Guardando ai dati del 2012, su 66.685 persone detenute, ben 26.804 (il 40,1%) erano in custodia cautelare. La media dei Paesi del Consiglio d’Europa è inferiore al 30%. L’Italia è un caso anomalo. L’uomo accusato di violenza sessuale (e lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale) è dunque lui l’eccezione nel “sistema Italia”. C’è da chiedersi, dunque, perché costituisca l’eccezione. Viene da pensare che subentri un ragionamento classista: il ricco che evade il fisco e procura belle ragazze ai Vip avrebbe “tutti i mezzi” per fuggire e/o occultare le prove. Un uomo politico avrebbe “tutti i mezzi” per depistare le indagini. Quindi “meritano” una lunga pena anche senza giudizio. Il poveraccio che si limita a violentare una donna, non è evidentemente considerato altrettanto pericoloso. Al massimo scappa di casa e ne violenta un’altra. Che sarà mai? Abbiamo appena visto approvare una legge apposita che punisce il reato di “femminicidio” (che non si capisce perché sia una tipologia diversa rispetto all’“omicidio”), ma la violenza carnale, evidentemente, è considerata ancora come una reato di seconda categoria. Così subendo, però, a noi comuni mortali cittadini resta un’incertezza in più nell’incertezza generale. Sappiamo che i processi sono lunghissimi, che la custodia cautelare può durare anche più di un anno, anche se poi risulta che siamo innocenti. Però, a questo punto sappiamo anche che, se siamo sospetti di evasione fiscale o di reati economici o di tangenti (quanto mai se procuriamo ragazze ai Vip!), veniamo preventivamente puniti in modo molto più severo rispetto a un uomo sospetto di stupro che aggredisce pure i Carabinieri. Ci conviene diventare violenti, a questo punto?

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