11 marzo 2013

PEDOFILIA CHIESA MAGISTRATURA E DIRITTI UMANI A CREMONA E' VIETATO


Pedofilia, Chiesa, magistratura e diritti umani: discuterne a Cremona a vietato


Fai una domanda e ti bruciano vivo. Il giornale degli agricoltori è immediatamente insorto contro la iena Pablo Trincia, che al vescovo ha solo chiesto che cosa pensava di don Nello Giraudo, prete ormai spretatosi e condannato per pedofilia.
Non era una domanda concordata ma un’ottima occasione per far luce. Pablo Trincia non ha accusato di nulla il vescovo.
Una domanda però vale un’offesa orribile, per questo modo di pensare pieno di pregiudizi e di fanatismo che i vecchi giornali seguono mentre i cittadini vorrebbero saperne di più. I giornali però ormai esistono per impedire di confrontarsi.
Lesa maestà. Non si può nemmeno vagamente compiere un gesto che possa sembrare una mancanza di sottomissione muta e obbediente, da fanatici, al superpotere che la chiesa cattolica si è data da sola. Passa per “libertà religiosa” e la si associa a necessità peculiari dell’animo umano, di cui qualcuno s’approfitta enormemente.
La si chiama religione ma poi la si usa per ogni possibile intrallazzo, anche dei più orrendi.
Come il Santo Subito, che ha dato all’esercito fior di cappellani militari, stipendiati dallo Stato, per l’assistenza religiosa ai soldati, “così sono più tranquilli e prendono meglio la mira?” ha protestato Natalino Balasso, comico veneto impegnato. Non era sacra la vita? Evitato l’aborto, la vittima del soldato ben armato può però essere ammazzata anche se è un civile.
La vittima del soldato cattolico – paradossale ma possibile – può essere stata stuprata pochi anni prima da un prete cattolico mai denunciato dal suo vescovo. Stessa cosa può capitare a un ragazzino musulmano. Allora perché non mettere in discussione i limiti delle religioni davanti ai diritti umani?
Sulla pedofilia un monsignore cremonese, Vincenzo Rini, ci ha dichiarato: “Il vescovo appena ha saputo ha fatto quello che doveva fare”.
Non ha aggiunto altro. Quel che si sa è il prete pedofilo è stato assegnato a una comunità di minori disagiati. Siamo sempre contrari a mettere qualcuno in croce. Se il vescovo avesse parlato liberamente, dicendo la sua verità, forse i fedeli si sentirebbero meglio, capirebbero di più. Non è materia di fede la collaborazione con le forze dell’ordine e la magistratura, si direbbe. Invece lo è, perché il papa regola anche questi aspetti, come con la “crimen sollicitationis” che dicono fraintesa e comunque interpretata a vantaggio dei preti pedofili, mai denunciati dai superiori.
La chiesa cattolica però non accetta domande, non entra in un dibattito libero, alla pari, non per averla vinta o persa ma per curare la piaga sociale della pedofilia. Così buona parte degli italiani non possono sapere che cosa pensano coloro che rappresentano nei gradi più alti la religione in cui credono. 
Fonte Da Quaderonodeicorsari

Nessun commento:

Posta un commento